Nichi Vendola ha detto la sua sulla richiesta di modifiche del Vaticano al ddl Zan. Intervistato da Huffington Post, l’ex presidente della regione Puglia ha ricordato la proposta di legge contro l’omofobia da lui presentata ben 25 anni fa, nel 1996. Una legge che non venne presa in considerazione, con il nome di uno dei primi politici apertamente omosessuali.
Io a quel tempo ero ancora una specie di alieno in un universo politico conformista e pavido, e alcune mie proposte di legge erano piccole bandiere piantate nel deserto. Oggi è cambiato molto, in tutte le democrazie del pianeta i diritti della comunità Lgbt sono conclamati e normati, e persino in Italia ci sono stati significativi avanzamenti sul terreno dei diritti civili. […]
Ora appare bizzarro che l’estensione delle aggravanti per i crimini d’odio all’omofobia o alla misoginia produca questo teatro dell’inquietudine, queste grida manzoniane alla deriva liberticida: e fa sorridere vedere la beata compagnia degli oscurantisti invocare la protezione della libertà.
Io penso che incitare alla discriminazione e alla violenza sia un crimine e non una effervescente espressione di pluralismo. Penso che il magistero dell’odio e dell’intolleranza non sia una manifestazione del libero pensiero, ma una minaccia alla vita altrui. Mi auguro con tutto il cuore che il DDL Zan venga approvato al più presto.
La posizione di Vendola da credente
Ma l’interesse principale sta nel Vaticano e il Concordato, che la Santa Sede ritiene “violato” dalle norme prevista dal ddl Zan:
Da credente non più praticante, in un universo pieno di praticanti non credenti, mi chiedo come possa la Chiesa, ancora oggi, non fare i conti con il dolore che ha causato nel corso dei secoli per il suo dogmatismo sessuofobico e omofobico, come possa tacere dei crimini commessi sotto le insegne della Santa Inquisizione contro le donne e contro gli omosessuali, come possa non fare i conti con gli effetti drammatici delle sue parole violente, dei suoi anatemi contro un pezzo di umanità viva. Dai roghi dei sodomiti fino alle famigerate “teorie riparative” la Chiesa è stata protagonista non di una “buona novella” ma di una novella crudele e mortifera.
Vendola si è poi dimostrato sorpreso per la posizione di Papa Francesco, inizialmente visto come simbolo di apertura:
Con Papa Francesco sembrava finito il tempo delle parole scagliate come pietre sul cammino di molti esseri umani e non capisco questo arretramento.
Piuttosto che invocare, con un gesto superbo e anacronistico, il rispetto del Concordato, la Chiesa dovrebbe chiedere perdono agli omosessuali. E comunque, volendo, ci si può leggere persino un lato ‘positivo’ in questo tentativo di intromissione: questo interesse non richiesto del Vaticano nei confronti dell’iter di approvazione della Legge Zan potrebbe sortire l’effetto contrario, e accelerare la discussione in Parlamento e nel paese.
Anche sul comportamento della Chiesa, Vendola è netto:
Si ritiene che l’omofobia sia un contenuto educativo o una missione pastorale? Nel Ddl Zan non si chiede a nessuno di rinunciare ai propri convincimenti etici o religiosi, ma si chiede a tutti di rispettare le leggi che proteggono l’integrità psico-fisica e la dignità di tutti e di tutte.
La libertà di espressione non è mai stata minacciata da questa legge e chi lo afferma vuole, in realtà, affossarla nel suo insieme. Io penso che all’idea di civiltà che ha ispirato la Legge Zan non si può più rinunciare d’ora in poi. Mi pareva di aver trovato proprio nel Vangelo la migliore enunciazione del principio di laicità: a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Fondamentale,ora, che il Parlamento approvi la legge contro l’omotransfobia:
Al Senato è in corso l’ostruzionismo della Lega, che impedisce il passaggio all’aula e al voto. Al netto della lettera del Vaticano, bisogna ribadire che è una certa politica ad aver frenato l’approvazione della legge sin qui. La destra italiana, ancora una volta, si conferma avanguardia della retroguardia.
Sono sempre stati dall’altra parte della barricata: sul divorzio, sull’aborto, sulle unioni civili, sempre nemici delle libertà e dei diritti. La cosa grottesca è che si dichiarano liberali, rivendicano un amore smisurato per la libertà, e lo fanno ammirando Putin, Orban e Bolsonaro. Ed è la libertà di dire parole che sono solo slogan o bolle di sapone.
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Libertà di espressione NON è libertà di poter dire che noi Gay siamo dei malati , bisognosi di cure! Ho l'impressione che si siano preoccupati quando hanno capito che le "terapie riparative" potevano essere messe in discussione e che l'omosessualità poteva essere considerata come una normale sfaccettatura della sessualità. Con i pochi neuroni disponibili , non lo avevano percepito al momento dell'approvazione a Montecitorio.