“Discriminazione che diventa violenza”, resoconto del sit-in delle madri lesbiche in Vaticano

"Non accettiamo compromessi sulle nostre vite, #lesbiansaremothertoo e non smetteremo di lottare perché ciò avvenga nel rispetto nostro, delle nostre figlie e figli e delle nostre famiglie. Anche in Italia."

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Dopo aver parlato per anni di indottrinamento ‘gender’ ed essersi scagliata persino contro un episodio di Peppa Pig in cui è presente un bambino con due mamme, Fratelli D’Italia ha voluto dimostrare di voler andare fino in fondo: a pochi giorni dalla notizia dell’eliminazione di 33 mamme dai certificati di nascita dei loro bambini da parte della Procura di Padova (cui si aggiunge il caos giuridico determinato dalla stepchild adoption), il 26 luglio la Camera ha approvato il ddl Varchi, che ha lo scopo di rendere la gpa (gestazione per altri) un ‘reato universale’. Significa che, come abbiamo già spiegato, se anche il Senato approvasse questo ddl, qualsiasi cittadin italian potrebbe essere punito per aver fatto ricorso a questa modalità, anche nei paesi dove è legale (mentre in Italia è reato, punibile con la legge 40/2004, ossia con il carcere da 3 mesi a 2 anni e con una multa che può raggiungere i 600 mila euro.

 

 

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Proprio in risposta cancellazione delle madri non gestanti dai certificati di nascita dei propri figli a Padova e al ddl Varchi la Eurocentralasian Lesbian Community ha promosso manifestazioni in 5 città europee, di fronte alle ambasciate italiane, e ha inviato una lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Dopo i sit in a Parigi, Lisbona e Marsiglia, cui presto si aggiungeranno Bruxelles, Londra, Berlino, Dublino, Nizza, Porto, Lione e Alicante, giovedì 3 agosto la protesta – lesbica ma intersezionale – al grido di #lesbiansaremotherstoo è arrivata in versione made in Italy (#AncheNoiSiamoMadri!) a pochi minuti dal Parlamento Italiano ossia in Vaticano, “dove le minoranze sessuali non sono mai state trattate con rispetto”, come spiega l’invito che è stato firmato a più mani da Chiara Piccoli – Presidente ALFI (Associazione Lesbica Femminista Italiana), Natascia Maesi (Presidente ARCIGAY), Michela Calabrò (Delegata Politiche di Genere ARCIGAY e Coordinatrice Arcigay Rete Donne Transfemminista), Angelica Polmonari (Presidente Arcigay Modena “Matthew Shepard”) e Maria Laricchia (Presidente Lesbiche Bologna).

Davanti al tramonto che illuminava la cupola di Pietro, le rappresentanti delle associazioni accorse hanno pronunciato l’appello

“Le lesbiche italiane stanno manifestando in sostegno dell’iniziativa internazionale della Comunità Lesbica dell’Europa e dell’Asia Centrale EL*C #lesbiansaremotherstoo. Le organizzazioni lesbiche italiane si sono unite oggi in solidarietà per sostenere le madri lesbiche italiane colpite dall’odiosa e dannosa politica violenta del governo italiano di estrema destra che viola i diritti fondamentali delle famiglie lesbiche in Italia. Le nostro associazioni stanno manifestando per protestare contro la cancellazione delle madri non gestanti dai certificati di nascita dei propri figli. Le lesbiche italiane stanno manifestano, così come è già avvenuto e avverrà nei prossimi giorni nella altre città europee: Parigi, Bruxelles, Lisbona, Marsiglia, Alicante, Porto, Lione, Nizza, Londra, Berlino e Dublino, per condannare le azioni del governo a danno dei diritti genitoriali delle madri italiane ancora considerate non conformi rispetto alla norma sociale e di stato. Lesbians are mothers too anche nello stato estero del Vaticano, dove le minoranze sessuali non sono mai state trattate con rispetto.”

In Vaticano abbiamo raccolto la dichiarazione di ALFI: “organizzato insieme alle compagne dell’attivismo lesbico italiano, è la punta di un iceberg che scuote da giorni l’Europa e non solo, fino al Messico. È la voce delle associazioni e realtà lesbiche del mondo che guardano con sconcerto a ciò che sta accadendo in Italia, alla discriminazione istituzionale che diventa violenza, alla minaccia sulle nostre famiglie ed esistenze che il governo italiano porta avanti con vigore. È bene che sia chiaro: non accettiamo compromessi sulle nostre vite, #lesbiansaremothertoo e non smetteremo di lottare perché ciò avvenga nel rispetto nostro, delle nostre figlie e figli e delle nostre famiglie. Anche in Italia”.

Parla con Gay.it anche Natasia Maesi, Presidente di Arcigay:

“Siamo qui per ribadire che le lesbiche in Italia esistono, sono donne, donne che amano donne e sono soprattutto madri e vanno riconosciute dallo Stato. Questo governo impone una legge discriminatoria, una legge che vuole sancire la superiorità della madre biologica, la madre che mette al mondo la figlia o il figlio, rispetto alla madre che se ne prende cura. Questo è un principio di discriminazione che non possiamo accettare”.

 

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