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Al centro della vita di cinque omosessuali si trova l’avventuroso Brian, un godereccio advertising executive che deve affrontare la paternità conseguita a una donazione di sperma. Con lui sulla scena Michael, commesso al grande magazzino, innamorato segretamente di Brian, Emmett, vetrinista, Ted, fan del cybersesso, e Justin, studente liceale anche lui invaghito di Brian. Con loro due figure femminili, la neo-mamma Lindsay e la sua partner Melanie. Benvenuti, ragazzi: siamo a Queer as Folk Made in USA. La versione americana della più celebre serie gay della storia della Tv, “quella” versione che non è mai stata trasmessa in chiaro in Europa e che molti giudicano persino più riuscita dell’originale inglese, andrà in onda a partire da domenica 12 ottobre alle ore 22. Dove? Domanda stupida: su Gay.TV, che già nel 2002 aveva inaugurato la sua prima stagione televisiva con la celebre serie inglese prodotta da Channel 4. Come buon augurio per un’altra felice stagione di successi, quest’anno la prima e unica emittente gay italiana riapre i battenti con Queer as Folk – versione americana.
Non più Manchester, neanche Castro, West Hollywood o Chelsea, ma la Liberty Street di Pittsburgh. Questo lo scenario in cui si muovono i personaggi di questa nuova serie, prodotta in tre diverse “annate” e ispirata dall’omonima fiction britannica ideata da Russel T Davies, che ha collaborato anche al progetto americano.
Relazioni, carriere, amori e ambizioni prendono forma in un contesto che ha il sapore del quotidiano e che mette in scena la vivacità di una città come Pittsbugh, conferendo un tocco di realismo a questa acclamata serie che trova nella capacità di rispecchiare la vita vera, mista ad un grande sensibilità visiva, il suo punto di forza. Con un grande merito, quello di dimostrare che oltre le divergenze, sopravvive un’umanità che comprende tutti quanti ed elimina le distanze. Queer as Folk è la prima serie apertamente gay a non mettere in scena soltanto lo stereotipo dell’omosessualità colorata e civettuola lasciando spazio a diverse espressioni che aiutano a completare un quadro che si avvicina di più alla realtà delle cose.
Ad impreziosire il racconto una colonna sonora per intenditori: dai più celebri Daft Punk, Alcazar o The Chemical Brothers agli hit squisitamente gay come “Hide U” dei Kosheen.
Ulteriore garanzia di qualità la supervisione del progetto USA di Russell T Davies, ideatore del primo Queer as Folk, il cui contributo ha garantito una certa omogeneità rispetto alla prima serie pur generando delle importanti differenze che rendono questa versione un’occasione imperdibile per seguire ed appassionarsi alle storie di questi personaggi così vicini a quelli che si incontrano nella vita di tutti i giorni.
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