L’avevano promesso, e l’hanno fatto. Dopo aver ripetuto per 2 anni che l’omotransfobia non esiste, che una legge già c’è e che le priorità del Paese sono altre, la destra italiana, ovvero Lega, Fi, Udc, Cambiamo e NcI, ha presentato dal giorno alla notte un DDL contro l’omotransfobia. Chiaro, l’intento: azzoppare il DDL Zan, già approvato alla Camera. Fumo negli occhi dell’elettorato, un giochino propagandistico sulla nostra pelle, ovviamente inaccettabile per Pd, 5 Stelle, LeU e IV che da 2 anni sono al lavoro sull’attuale legge ferma al Senato.
Tre articoli appena quelli ideati dalla destra, che a loro dire andrebbero ad “aumentare le pene in caso di discriminazione e violenza, con l’auspicio che l’intero Parlamento possa sostenerlo, superando le battaglie ideologiche e i pregiudizi di questi mesi”. Quando si dice il coraggio, la faccia di marmo, considerando la quantità abnorme di fake news diffuse nei confronti del DDL Zan nel corso degli ultimi 12 mesi.
Il testo oggi presentato in Senato andrebbe ad esprimere una “tutela reale ed effettiva alla repressione delle violenze e di ogni altro comportamento offensivo”, in ragione “dell’origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età o disabilità della vittima”. Nota bene, completamente assente l’identità di genere, con le persone transessuali lasciate ai margini, ultime tra gli ultimi.
Il compito del diritto penale è quello di attenersi alla materialità dei fatti, non potendo essere utilizzato per promuovere valori etico-culturali, pena una inammissibile ricaduta nell’indeterminatezza della fattispecie.
A detta della destra nazionale, via AskaNews, il DDL garantirebbe un “efficace apparato repressivo attraverso la predisposizione di un sistema della blindatura della circostanza: esso limita il potere del giudice di bilanciare tale circostanza con eventuali attenuanti”. Peccato che una volta letto, il testo appaia subito come un impresentabile pasticciaccio giuridico.
Durissimo, giustamente, Alessandro Zan, deputato Pd nonché relatore della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo: “Il testo presentato dalla destra è un attacco alla legge Mancino. Non solo cancella le tutele del ddl Zan, ma, prevedendo solo un’aggravante comune, diminuisce le tutele per i crimini d’odio razziale, etnico, religioso. Un vergognoso insulto ai diritti in pieno stile sovranista”.
Ma il senato ha subito archiviato il ddl contro l’omofobia presentato dal centrodestra. La commissione Giustizia di Palazzo Madama, con 12 voti a favore e 9 contrari, ha approvato la richiesta avanzata da M5S e Pd di discutere in Aula solo ed esclusivamente il testo del ddl già approvato dalla Camera, ovvero il DDL Zan. In tal senso, visto l’ostruzionismo firmato Ostellari, si fa sempre più largo l’ipotesi di uno sbarco immediato a palazzo Madama del DDL Zan, senza relatore e in fuga dalla commissione a trazione leghista.
“Il disabbinamento dei testi in Commissione Giustizia è un’ottima notizia e un importante passo avanti”, ha commentato Monica Cirinnà. “Adesso il ddl Zan, come approvato dalla Camera, sarà la base della discussione, che auspico avvenga secondo buona fede e correttezza. Così vuole il bicameralismo, così vuole un principio di sana economia dei lavori parlamentari. Il resto è becero ostruzionismo. Di fronte all’emergenza quotidiana legata all’odio misogino, omolesbobitransfobico e abilista non possiamo allungare inutilmente i tempi dell’approvazione di questa legge“.
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