6 anni dopo il sorprendente primo capitolo diretto da Scott Derrickson, Benedict Cumberbatch torna ad interpretare l’enigmatico e potentissimo Doctor Stephen Strange nel Multiverso della Follia, sequel ‘evento’ grazie al ritorno dietro la macchina da presa di Sam Raimi, padre dei primi 3 Spider-Man targati Tobey Maguire.
Fermo ai box da quasi 10 anni, ovvero dall’assai poco esaltante Il grande e potente Oz, Raimi ha attinto dalle proprie origini horror per realizzare il più caleidoscopico, confuso e ‘spaventoso’ titolo Marvel, omaggiando esplicitamente quel The Evil Dead che nel 1981 fece la storia di un genere, senza dimenticare i morti viventi de L’armata delle tenebre e la strega di Drag Me To Hell.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia, dal 4 maggio solo al cinema, segue di fatto quanto visto nel recentissimo Spider-Man: No Way Home, con Doctor Strange costretto a compiere un viaggio nell’ignoto, attraversando pericolose e sconvolgenti realtà alternative del Multiverso per affrontare un’ingestibile Scarlet Witch, alla disperata ricerca della quindicenne America Chavez, adolescente con l’abilità di viaggiare attraverso le mille dimensioni.
Sceneggiato da Michael Waldron, Doctor Strange 2 è come se fosse un millefoglie dagli infiniti ingredienti, alternando strati su strati puntualmente presentati dal pasticciere di turno. Perché il Multiverso della Follia diretto da Raimi è talmente articolato da necessitare di continui spiegoni, che inevitabilmente finiscono per appesantire la visione e limitare la narrazione. Certo è che Raimi fa Raimi, per la gioia dei fan del regista, che da tempo non si divertiva tanto. Sin dal primissimo scontro con una mostruosa creatura tentacolare, risolta con un gigantesco bulbo oculare fatto rotolare via come una biglia, Doctor Strange 2 si presenta come un’anomalia all’interno dell’Universo Cinematografico Marvel, perché con venature ‘horror’ fino ad oggi mai neanche lontanamente sfiorate.
Se nel 1981 tutto o quasi ruotava al leggendario Necronomicon, libro in grado di riportare in vita spiriti, demoni e defunti nell’indimenticato La Casa, in Doctor Strange 2 c’è un cameo del mitologico Bruce Campbell e il temibile Darkhold, tomo stregato già apparso in Wandavision, serie Disney+. Perché nell’infinito Multiverso Marvel è ormai tutto collegato, tra cinema, fumetti e serialità televisiva (qui c’è persino l’animazione di What If…?), con inevitabile e conseguente fatica a star dietro a tutto. La meravigliosa Elizabeth Olsen di Wandavision è la co-protagonista di una storia ad incastri che tra un Multiverso e l’altro introduce anche celeberrimi personaggi fino ad oggi mai apparsi nell’Universo Cinematografico Marvel, sempre più esteso e profondo, con la 16enne Xochitl Gomez chiacchierata e attesa novità.
La sua America Chavez ha portato Arabia Saudita e Kuwait a censurare la pellicola Marvel, perché nei fumetti dichiaratamente lesbica. Su carta la giovanissima Chavez possiede una forza e una resistenza sovrumane, può volare, ha il potere di aprire buchi a forma di stella nella realtà, permettendole di viaggiare attraverso il multiverso.
Nel film di Sam Raimi l’orientamento sessuale di America non è minimamente contemplato, ma la giovane ha due mamme, che non vede da un decennio perché scomparse a causa sua, e indossa una spilla Pride sulla giacca a jeans. Tutto qui. Tanto rumore per nulla, si potrebbe dire, visto e considerato che l’interazione tra Chavez e le due mamme dura meno di un minuto, con la spilletta ad impreziosire semplicemente un capo di abbigliamento. In futuro il suo personaggio potrebbe concedersi molto altro, visto il peso assunto all’interno dell’Universo Marvel, ma in Doctor Strange 2 l’inclusione ‘queer’ è sicuramente limitata, lasciata sullo sfondo.
Evitando accuratamente spoiler su alcuni ‘innesti’ supereroistici che faranno saltare dalla sedia non pochi fan, il Multiverso della Follia di Sam Raimi è assai fedele al proprio ambizioso titolo, perché semplicemente pazzo nel gestire realtà parallele e sogni, che non sarebbero altro che vite realmente vissute dai nostri duplicati in appositi multiversi. Prendendo a piene mani dal magico mondo dell’esoterismo, il 62enne regista di Darkman si sbizzarrisce nel seminare anime dannate e zombie, inquietanti terzi occhi e creature deformi, in una giostra di effetti speciali che trasuda bizzarria, frenesia, eccentricità e disordine. Ma il troppo stroppia, e l’impressione è che l’intera macchina produttiva Marvel stia esagerando nell’accumulare intrecci, colpi di scena, personaggi, ritorni inattesi, film, fumetti e serie tv, rendendo sempre più difficile la comprensione di blockbuster che teoricamente nascerebbero come puro intrattenimento.
Se la verbosa parte centrale fatica a carburare, sono l’incipit e il gran finale a segnare il ritorno di un Sam Raimi a dir poco ispirato e visibilmente libero di esprimersi al meglio, con una surreale ‘guerra di note musicali’ tra due Benedict Cumberbatch che parrebbe uscita da un remake distopico di Fantasia (per la gioia di Danny Elfman), mentre Elizabeth Olsen schiuma rabbia pur di riabbracciare i propri figli al grido “sono una madre”. Se solo avesse aggiunto anche “sono una donna, sono cristiana”, avremmo avuto la perfetta parodia marveliana di Giorgia Meloni, con Chiwetel Ejiofor ancora una volta negli abiti di Karl Mordo e Rachel McAdams in quelli di Christine Palmer, eterno e unico amore di Stephen Strange, in qualsiasi Universo contemplato.
Un film tanto energico quanto squilibrato, quello che potremmo quasi definire appartenere al “Raimiverse”, Universo registico che ha fatto sue le recenti produzioni Marvel, accompagnandole verso mondi ad oggi ancora mai battuti.
Tra due mesi appena il macchinone produttivo della major si rimetterà in moto grazie a Thor: Love and Thunder, con la primissima scena post-credit di Doctor Strange che potrebbe collegarsi proprio alla pellicola di Taika Waititi, per poi chiudere il 2022 a novembre con Black Panther: Wakanda Forever. Un MultiMiliardario luna park che va avanti spedito dal lontano 2008, anno d’uscita del primo Iron Man, e che parrebbe non conoscere la parola fine, anche perché da quando Disney ha acquistato Fox la Marvel si è riappropriata di due ‘saghe’ di non poco peso. Gli X-Men e I Fantastici 4. Tutti insieme appassionatamente in un sempre più prossimo futuro, almeno fino a quando la memoria e la resistenza dello spettatore medio non rasenteranno la follia, cambiando semplicemente multiverso.
Voto: 6,5
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