In un articolo scritto oggi per Avvenire, il quotidiano dei vescovi, Giacomo Poretti ha definito “OGM” le famiglie omogenitoriali stupendosi di come in molti si indignino per i prodotti geneticamente modificati utilizzati per realizzare i prodotti alimentari che si acquistano tutti i giorni e di come la stessa indignazione non si provi per le coppie gay e lesbiche che mettono al mondo un figlio. La posizione di Poretti parte dalle parole di papa Francesco.
“Nella sua apparente semplicità, nel suo eloquio che talvolta ha le caratteristiche di una chiacchierata attorno al caminetto, Papa Francesco ci ha ricordato che senza una mamma ben difficilmente un figlio può venire al mondo – scrive Poretti -, perfino il figlio di Dio, il quale non ha scelto la finale del Superbowl per materializzarsi miracolosamente tra fuochi d’artificio e le canzoni di Madonna, ma scegliendo una Madonna che di mestiere faceva la mamma anziché la cantante. Ogni essere umano deve la vita a una madre, e il Papa ci ricorda che le mamme sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Il Papa ci ammonisce perché se le mamme dedicano la loro vita ai figli e alla famiglia, noi invece, la società, ne siamo altrettanto riconoscenti?”.
L’OMOGENITORIALITÀ COME IL GRANO OGM
“Sembrerà strano rammentarlo di questi tempi, come ha fatto il Papa, ma oltre a una mamma per fare un figlio ci vuole anche un padre – continua – . Consentitemi una digressione a questo proposito: ben strano è l’essere umano, il quale è pronto a scendere in piazza se sull’etichetta del proprio cereale da colazione c’è scritto Ogm (organismo geneticamente modificato), evidentemente perché con questa manipolazione si è contravvenuto alla naturalità con cui cresce il frumento o la quinoa, naturalità che non ha inventato l’uomo, che riceviamo miracolosamente ogni volta che mettiamo un seme nella terra e che se ci ricordiamo di innaffiarlo, la primavera successiva si trasformerà in spiga. Ecco, l’essere umano è disposto a morire purché la spiga di frumento che darà da mangiare ai propri figli, sia solo naturale, incontaminata, e assolutamente non modificata «perché la modificazione dello stato naturale può indurre aberrazioni genetiche sino alla non remota possibilità di essere causa di malattie mortali per l’uomo»”.
Ed è qui che Poretti azzarda il paragone tra il grano OGM e le famiglie omogenitoriali, confondendo le manipolazioni genetiche con le tecniche di fecondazione assistita che permettono a molte coppie, omosessuali ed eterosessuali, di avere dei figli.
“Che lodevole fermezza – scrive l’attore -, che principi, quale appassionata difesa di Madre Natura! Strano che poi per lo stesso essere umano, quando si tratta di famiglia, l’identico concetto di natura e naturalità diventi ingombrante e obsoleto; anzi, su questo argomento l’essere umano di questi tempi sta dando il meglio in termini di fantasia e immaginazione: modificazione del gene dell’embrione; utilizzo, temporaneo, di seme o di ovulo di persone sconosciute per poter fecondare l’ovulo di famiglia fallato o per poter sostituire il seme, sempre di famiglia, inadempiente; affitto, temporaneo, di uteri per poter far lievitare un bel bimbo (si può scegliere, non lo sapevate?) che poi verrà accolto da due papà o da due mamme, non è escluso che in futuro le mamme possano essere anche tre: una mette l’ovulo, la seconda ci mette l’utero e la terza lo fa crescere, di solito la nonna o la tata. Sulla figura del papà, il Papa ha detto che siamo messi un po’ peggio”.
ADDIO AL CONCETTO DI PADRE?
Poretti arriva, a questo punto, a paventare la cancellazione del concetto di padre.
“Lo so che è sempre stato molto complicato fare il genitore, ma fare il papà di questi tempi è particolarmente difficile – continua – : ci si sente come Renzi: tutti fanno il tifo per te e contemporaneamente tutti sognano di mandarti a casa. Gli psicologi e psicanalisti sentenziano che abbiamo smarrito il senso dell’autorevolezza e per questo motivo i figli rischiano di vivere l’esperienza della forclusione (potevano coniare delle parole meno difficili?) ossia: cancellazione definitiva del concetto paterno”.
Facendo, forse, appello al suo ruolo di comico, Poretti conclude il suo ragionamento sulla genitorialità immaginando una domanda che un bambino potrebbe porre ad un uomo sui ruoli in una coppia gay.
“E poi i figli fanno domande difficili – scrive -: «Papi, ma quando si sposano 2 uomini, a chi tocca buttare la spazzatura?». È più facile fare lo zio e il nonno. È più facile fare il Premier che fare il papà… tra poco aboliranno la nostra festa, e il 19 marzo, al posto della festa del Papà si festeggerà la festa del genitore 1 o 2”.
Ok, è tutto chiaro: le mamme procreano, come novelle madonne di Nazareth e i papà buttano la spazzatura.
© Riproduzione Riservata