A breve di nuovo in onda su Rai2 dalle ore 19:50 alle 20:30, prima dell’edizione di prima serata del Tg2, con il ritorno dell’Almanacco del Giorno Dopo, Drusilla Foer si è concessa un’intervista a La Stampa in cui ha spiegato come mai abbia accettato la sfida di un simile ‘reboot’, dopo tanti anni d’assenza dello storico programma.
“Venne trasmesso la prima volta nel 1976: era un’altra Rai perché era un’altra Italia, e cioè un Paese da informare, persino da istruire. Il servizio pubblico era inteso come un’offerta che potesse alzare e uniformare il livello culturale di un paese ancora acerbo. E l’Almanacco incarnava lo spirito di questa impresa, era un programma delizioso e mai cattedratico, dava indicazioni piccole e importanti: quando sorge il sole, quando cala la luna, come si usa un verbo”.
Una sfida che “eccita” Drusilla, che si vede e si sente come un alieno nel piccolo schermo italico, perché “non funziono come perché personaggio comico, sono un soggetto piuttosto conflittuale”. Un ponte tra passato e futuro, quello dell’Almanacco, che vede i giovani di oggi segno di speranza nei confronti del domani. “I giovani mi piacciono sempre”, ha sottolineato la nobildonna. “Ogni tanto vorrei vederli più dissennati, ma poi capisco che non lo sono per reazione alla nostra eredità smidollata: abbiamo consegnato loro un mondo che crolla, ed è normale che cerchino solidità”. “Spero che si divertano. Noi siamo stati più fortunati anche in questo: abbiamo avuto il privilegio della scoperta, che è la cosa più divertente di tutte. Il sesso, per noi, era un mistero: ora è come la Gioconda o le piramidi, qualcosa che hai visto talmente tante volte e ovunque che, quando ti ci trovi davanti, non ti stupisci, non ti innamori”.
Restando sull’attualità, e sulla sentenza della Cassazione che ha dato il via libera al doppio cognome, Drusilla, che è attualmente al lavoro sul suo primo disco, si è detta felice del traguardo raggiunto. Il primo di tanti altri. “Mi sembra fantastico potersi chiamare con il cognome di entrambi i genitori. È uno di quei traguardi di civiltà che sogno da sempre, come un Papa donna, i bagni senza distinzione di sesso, i piccoli teatri al posto di H&M”.