Un flop dopo l’altro. Rai Meloni è un disastro, come certificato dagli impietosi dati Auditel. Dal 10 settembre al 28 ottobre Mediaset ha fatto meglio di mamma Rai nell’arco delle 24 ore: 38,45 a 35,37% di share. In pochi mesi oltre 200mila telespettatori hanno abbandonato i canali della tv pubblica, per la gioia del Biscione che ne ha tratto vantaggio contrattuale sul fronte pubblicitario. A certificare il tutto lo Studio Frasi sui dati Auditel, riportato da Repubblica. Anche i telegiornali, sempre più sfacciatamente filogovernativi, sono precipitati. Il Tg1 ha perso 415mila spettatori in poco meno di due mesi, il Tg3 ha tenuto perdendo poco meno dell’1% mentre il Tg2 è precipitato al 5,54%, tanto da divulgare un durissimo comunicato di redazione contro il programma che lo precede. Quel Mercante in Fiera di Pino Insegno, amico di Giorgia Meloni pronto a far suo l’Eredità a inizio 2024, che tutte le sere oscilla poco sopra il 2%. Una qualsiasi replica della serie tv Castle faceva meglio di lui, poco prima del suo sbarco. Ma sono tutti i programmi e i nuovi volti della Rai meloniana ad essere un disastro.
Avanti popolo di Nunzia De Girolamo è crollato al 2,7 di share in prima serata, su Rai3. su Rai1 Caterina Balivo arranca con il suo La Volta buona, che fa 3 punti di share in meno rispetto alla Serena Bortone della scorsa stagione. Agorà, talk mattutino di Rai3 affidato all’amico della premier Roberto Inciocchi, sta un punto punto sotto Monica Giandotti, che fino a pochi mesi fa aveva il suo posto. Chesarà, preserale di Rai3 in onda il sabato e la domenica, non si schioda dal 3,5% di share medio. Filorosso con Manuela Moreno ha affondato la terza rete al 2%. Fake Show con Max Giusti su Rai2 non è mai andato oltre il 4%. Liberi Tutti con Bianca Guaccero in prima serata su Rai2 ha fatto il 2.6% alla 2a puntata, Tutto questo senza dimenticare lo ‘scomodo’ Report, che è stato volutamente spostato dal lunedì alla domenica sera, in modo dall’andare contro Che Tempo che Fa su Nove, nel frattempo in trionfo con l’11% di share medio su Nove, e il ‘caso Alberto Matano‘, a cui vorrebbero fare le scarpe se non fosse che il suo La Vita in Diretta vada benissimo, battendo nettamente la concorrenza di Canale5 ogni pomeriggio.
Volendo fare una panoramica tra i programmi inediti Rai degli ultimi 6 mesi, uno dei pochi, se non l’unico, ad aver sorpreso e fatto più del previsto è stato Non sono una Signora, per nove mesi rinviato a data da destinarsi per volontà dei nuovi vertici, a cui stava evidentemente poco simpatico. Eufemismo.
Non sono una Signora ha seriamente rischiato di non andare mai in onda, pur essendo stato girato, montato e ammortizzato nelle spese. In piena estate, lo scorso 29 giugno, è stato buttato in prima serata su Rai2 senza alcun tipo di traino. Nessuna promozione, nessuna pubblicità in altri programmi Rai, nessuna conferenza stampa di presentazione. Alba Parietti (qui da noi intervistata), sua conduttrice, così come giudici e autori (qui la nostra intervista a Nick Cerioni) si sono spesi in prima persona per darne notizia, rilasciando interviste in piena autonomia. Per mamma Rai Non sono una Signora non è quasi esistito, se non fosse per il riscontro Auditel. Clamorosamente positivo.
987.000 telespettatori e il 6,56% di share al debutto. Rialzo al 7,52% di share con 1.054.000 telespettatori 7 giorni dopo. Un altro 7,16% alla 3a puntata, seguita da un 6,61% e da un 6,69%. Media finale di 927.000 telespettatori, con il 6,91% di share. Per la media in prime time di Rai2 un trionfo meritevole di comunicati stampa e rinnovo automatico. Ma nulla si è mosso.
Dal 27 luglio ad oggi, con 96 prime serate a disposizione solo due programmi sono riusciti a far meglio di Non Sono una Signora su Rai2, ovvero il Summer Hits, che ha superato l’8% di share, e Belve, arrivato al 10%. Per il resto, tolti gli eventi sportivi e un paio di film, nessuno ha superato Alba Parietti & Co., ma ad oggi nessuna proposta di rinnovo è stata mai formalizzata. Anzi, tutto tace in casa Rai nei confronti di Non Sono una Signora, che al cospetto di altre governance avrebbe fatto gridare qualcuno dell’attuale maggioranza “all’indottrinamento gender” e non a caso pronto anche a risorgere altrove. Perché l’obiettivo del Governo Meloni era probabilmente quello di disossare il servizio pubblico infiltrandoci amici e conoscenti, per la gioia di quella concorrenza chiamata Mediaset che è di fatto stampella ombra dell’esecutivo (citofonare Forza Italia).
Obiettivo raggiunto. Aspettando Sanremo 2024, quando il dopo Amadeus potrebbe tramutarsi in un disastro senza precedenti.
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