Quando parliamo di Eleanor Roosvelt, non ci riferiamo solo alla first lady del 32° presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt.
Ma una delle figure più influenti nella storia della politica statunitense, che tra il 1933 e il 1945 fu una aperta sostenitrice dei diritti civili e la tutela delle donne lavoratrici, assumendo un ruolo essenziale nella creazione delle Nazioni Unite, tanto che il presidente Truman la incoronò first lady of the world.
Attivista, diplomatica, moglie del presidente, donna più amata dalla nazione, e anche amante segreta.
Quando nell’estate 1928, Roosvelt incontrò la giornalista Lorena Hickok per un’intervista con l’Associated Press, quello che doveva essere un semplice incontro di routine, lasciò spazio per un legame molto più intimo trascritto in oltre 300 lettere (si dice fossero molte di più, ma metà furono bruciate) pubblicate nel libro Empty Without You: The Intimate Letters Of Eleanor Roosevelt And Lorena Hickok.
Alcuni storici cercando ancora di definire la natura di quel rapporto, ma come scrive Amy Bloom, autrice del romanzo Due donne alla Casa Bianca, basta leggerle per riconoscere due donne travolte da un colpo di fulmine:
“Mi fa male tenerti vicina. Il tuo anello è di grande conforto. Lo guardo e penso che mi ami, altrimenti non lo indosserei” scriveva Roosevelt, a cui Hickok rispondeva di voler “mettere le sue braccia intorno a lei e baciarla all’angolo della bocca”.
A differenza di Eleanor, cresciuta in una famiglia ricca e aristocratica, Lorena scappò dalle zone rurali del Winsconsin, dove viveva con una famiglia povera e un padre violento, per intraprendere la sua carriera nel giornalismo. Quando tra le due scattò la scintilla, Hickok era considerata la più importante giornalista d’America, abbastanza versatile da poter scrivere di ogni argomento.
La definirono una “povera piccola lesbica a rimorchio che segue la scia del piroscafo Roosevelt”, ma come spiega Bloom in un’intervista per Giornata, Lorena Hickok era “una donna pazzesca – amata, intelligentissima, parecchio divertente, che cercava di aprirsi la sua strada in un mondo inospitale“.
Bloom – che si è documentata consultando gli interi archivi Roosvelt – spiega che nel 1933, all’alba della presidenza Roosevelt, Hick si occupò di trattare notizie sul New Deal rooseveltiano, trasferendosi direttamente alla Casa Bianca, e dormendo in una camera da letto adiacente a quella di Eleanor.
La loro relazione durò all’incirca otto anni, all’oscuro di ogni tabloid nonostante tra le mura della White House fosse chiaro a chiunque (Presidente incluso): “Sarebbe stato scioccante dire che la First Lady era lesbica” spiega Bloom su ABC Arts, facendo riferimento ad un’epoca in cui bastava anche solo il termine ‘lesbica’ per sconvolgere la stanza.
Nel 1942 Hick iniziò una reazione con Marion Harron, giudice del tribunale fiscale degli Stati Uniti dieci anni più giovane, e la loro relazione iniziò gradualmente ad evoversi in una duratura e profonda amicizia, tanto che dopo la morte del presidente, Hick si trasferì a vivere nel cottage a Val-Kill di Roosevelt.
Continuarono a scriversi fino al 1962, anno della morte di Eleanor.
Lasciando così piccoli testamenti di una storia d’amore troppo scomoda per l’immagine della donna più famosa d’America. Come spiega ancora Bloom: “È impossibile pensare che avesse altri interessi a parte essere una brava madre per l’intera nazione. Ma a quanto pare anche le bravi madre, sono persone”.
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