«La prego: sia veloce che devo andare a lavorare.» Emma Bonino non ha tempo da perdere e lo ribadirà più volte durante i quindici minuti che mi ha concesso. Ha 70 anni e dal ’76 è in politica, ed è proprio lì, nei palazzi del potere, che ha perso la salute, sette denti, dieci anni di vita, un amico importante, ma non la voglia di continuare a combattere.
Innanzi tutto posso chiederle come sta?
Caldo a parte, direi abbastanza bene.
Scusi l’invadenza, ma da come tossisce non posso non chiederle se fuma ancora..
Sì, fumo. Per fortuna il mio tumore non ha mai avuto a che fare con le sigarette.
Lei ha vinto tante battaglie, ma c’è qualcosa che la spaventa ancora?
La verità? Un sacco di cose!
Questo Governo, ad esempio?
E me lo chiede pure? La democrazia è a rischio, il razzismo è dilagante e l’altruismo è defunto. A livello europeo, poi, siamo sull’orlo della disintegrazione.
Teme di più l’inesperienza del Movimento 5 Stelle o l’istigazione all’odio di Salvini?
Questo combinato disposto non mi rassicura affatto.
Qualcuno ha detto che la paura può essere uno strumento elettorale. Lo pensa anche lei?
Altroché! La paura è un facile, facilissimo strumento elettorale, ma poco utile a governare i fenomeni. Salvini è in perenne campagna elettorale, ma quello che non riesce a capire è che con gli slogan non si va di nessuna parte. Una crisi umanitaria, come quella che purtroppo stiamo vivendo, è stata trasformata in una crisi politica per ragioni di consenso. Stiamo utilizzando le persone come un ricatto e come veri e propri scudi umani.
Perché gli italiani sono diventati così xenofobi?
Non facendo la sociologa faccio molta fatica a spiegarmelo anch’io. Contro questo imbarbarimento occorre organizzare una rivolta culturale, oltre che politica.
Rivolta a parte, pensa che riusciremo ad uscire da questo abbrutimento sociale?
Se ci svegliamo sì, ma ad oggi, in tutta sincerità, non riesco ad essere così ottimista. Più mi guardo intorno e più vedo gente spenta. Proprio l’altro giorno, Saviano, sulle pagine de La Repubblica, faceva un appello affinché tutti ritrovino la voglia di esprimersi e ha ragione: non possiamo più permetterci di stare in silenzio.
I suoi colleghi lavorano molto su Facebook, lei, meno. Internet sta facendo bene alla politica?
No. Personalmente cerco di fare la mia resistenza individuale ad uno strumento che, per quanto utile, sta rovinando tutto. Ha mai provato a manifestare il suo pensiero su un social network? Appena scrivi vieni ricoperto di insulti. Un click non potrà mai sostituirsi alla parola e alla voglia di lottare. E poi, in tutta sincerità, l’utilizzo spasmodico di questi nuovi mezzi di comunicazione, nelle nuove generazioni, sta diventando una menomazione.
Dopo quarant’anni dalla legge che legalizzava l’interruzione volontaria della gravidanza, in giro per le città d’Italia sono spuntati manifesti contro l’aborto. Stiamo tornando indietro Onorevole?
Non direi. C’è sempre stata una sorta di corrente ‘integralista’, e le dirò di più: non sono mai stata proibizionista con chi la pensa diversamente da me. Al contrario lo sono con chi fa della menzogna la sua verità.
Tutti la amano, ma nessuno la vota. Si è mai chiesta il perché?
Sì, spessissimo, ma non sono ancora riuscita a darmi una risposta. Quando vado in giro per l’Italia sembro la Madonna Pellegrina, poi, quando si arriva in cabina, tutti si dimenticano di me. Guardi che batosta alle ultime elezioni…
Quel che è certo è che il mondo gay non le ha mai voltato le spalle.
Questo non è mai successo e onestamente spero che sia sempre così!
Il merito della Legge Cirinnà è di Renzi o della pressione sociale?
Direi di entrambi, anche se è innegabile che la pressione sociale, mai come in questo caso, è stata indispensabile.
E a lei, in tutta sincerità, questa legge piace?
Non mi fa impazzire, ma con quel clima politico i compromessi erano inevitabili. L’importante è che sia stata fatta, poi un domani arriveranno sicuramente delle migliorie.
L’Italia aprirà mai alle adozioni per le coppie dello stesso sesso?
È una battaglia che stiamo conducendo e confidiamo in una situazione favorevole per portare avanti questo grande passo di civiltà. Ahimè nulla arriva dall’alto e la determinazione politica è fondamentale.
C’è qualcosa che rimprovera alla comunità lgbt?
L’essere troppo concentrata solo sulle proprie battaglie. Oggi ognuno si occupa della sua discriminazione, senza pensare alla totalità dei problemi.
Posso chiederle un esempio?
Il mondo gay crede davvero che tra tutti questi rifugiati, che ogni giorno arrivano in Italia, non ci siano vittime di discriminazioni sessuali? La comunità lgbt ha mai provato a parlare con loro o ad aiutarli? Quanti militanti sono stati uccisi in Uganda solo perché omosessuali? In un’Italia che sta diventando sempre più multietnica, il popolo arcobaleno dovrebbe iniziare a fare un passo verso questa direzione.
Barbara Palombelli, in una recente intervista a Il Messaggero ha detto: “Non è vero che la situazione è così drammatica come è stato detto in questi anni. Questo è ancora un Paese che lavora e tiene in piedi tutto, fregandosene della politica e dei suoi giochini.”
Il nostro è un Paese che ha certamente delle risorse, ma che non riconosco più. Bisogna che gli italiani tornino a farsi sentire nello spazio pubblico con lo strumento del dialogo, senza limitarsi al semplice mugugno dietro ad una tastiera.
Tornasse indietro c’è qualcosa che proprio non rifarebbe?
Non lo so. Non ho tempo di guardarmi indietro e non sono molto propensa ad avere rimpianti o rimorsi. Sono troppo impegnata sul presente.
In molti l’avrebbero voluta al posto di Mattarella. Perché non è diventata lei il Presidente della Repubblica?
Dovrebbe chiederlo a quei ‘molti’ di cui lei parla.
E in tutti questi anni di militanza ha mai pensato: “Basta, ora smetto!”?
Più o meno ogni giorno, ma da una passione non ci si può dimettere. Ed ora mi scusi: devo andare a lavorare.