La polizia li ha identificati e adesso sono oggetto delle indagini che riguardano il pestaggio del giovane gay disabile di Pordenone avvenuto a fine gennaio scorso e reso noto solo qualche giorno fa. Sono Nicola Tuan, 22 anni di Pordenone, Federico Scabbio, 21 anni di Porcia, e Stefano Ostaria, 43 anni di Pordenone anch’egli.
I tre balordi avrebbero anche ammesso, durante una dichiarazione resa alla polizia, che non avendo niente di meglio da fare, avevano deciso di "dare una lezione ai froci del Bronx" come viene chiamato il quartiere nei pressi della stazione dove si possono fare incontri gay. Poi l’alibi che hanno cercato inutilmente di crearsi, secondo il quale avevano sentito dire che in quella zona c’era un pedofilo.
Purtroppo, non era certo la prima volta che la vittima di questa agressione omofoba, si ritrovava a subire una tale violenza fisica. Già nel 2002 venne picchiato dall’ex compagno che lo ridusse in fin di vita procurandogli le lesioni che hanno provocato la disabilità di cui adesso il giovane soffre, nonostante glianni di cure e terapie. E probabilmente perché l’aggressione di gennaio ha risvegliato in lui l’incubo di quella terribile esperienza, il ragazzo non ha voluto farsi curare al ronto soccorso né sporgere denuncia. Molti, a quanto pare, i testimoni del fatto, tra cui anche il padre del ragazzo che sarebbe dovuto andarlo a prendere venti minuti prima rispetto a quando è arrivato. "Sono arrivato intorno alle 21.30 sotto il teatro Verdi. Dovevo arrivare venti minuti prima – dice l’uomo -, ma ho avuto un contrattempo famigliare. Quando stavo arrivando ho visto un uomo che lo aggrediva e sono riuscito a vederlo in faccia, ma non a prenderlo. Dopo poco è arrivata la volante della polizia".
Uno dei tre aggressori, Taun, è anche indagato per alcune scritte razziste che avrebbe fatto, ma nega di avere picchiato il giovane omosessuale. Tramite il suo avvocato, il 22enne ha fatto sapere di essere stato sì presente al pestaggio, ma di essersi limitato a guardare senza prendervi parte direttamente e di non avere mai ammesso alla polizia di averlo fatto.
"Il Parlamento e il Governo – dice Imma Battaglia, presidente di Di’Gay Project – estendano la legge Mancino del 1993 che punisce con aggravanti da sei mesi a quattro anni chi commette o incita a commettere atti discriminatori anche verso omosessuali e transessuali. Serve una legge anti omofobia che contrasti i reati d’odio contro gay e trans. Il caso di Pordenone è da questo punto di vista esemplare. Parlamento e Governo agiscano in fretta".
"Il nuovo terribile episodio di violenza omofoba ai danni di un ragazzo gay disabile a Pordenone non può lasciarci fermi di fronte all’immobilità delle Istituzioni. Continuiamo a richiedere con forza al Governo di intervenire urgentemente per la tutela fisica e morale di migliaia di persone che rischiano di essere vittime dell’odio e dei pregiudizi nel nostro Paese – dice in una nota Aurelio Mancuso, presidente nazionale diArcigay -. Il Parlamento deve far rendere legge le norme contro l’omofobia, di cui è relatrice l’onorevole Concia, bloccate nella discussione alla Camera. Altrimenti ci saranno troppe altre vittime innocenti che saranno colpite nel silenzio".