Nell’esercito italiano ci sono "moltissimi gay a tutti i livelli, anche fra i vertici, come i generali". A confermarlo ai microfoni di Klaus Davi è l’ex capo di Stato Maggiore del Comando Nato delle forze alleate Sud Europa, generale Fabio Mini. "Nell’esercito italiano resiste il mito del macho, l’uomo duro tutto di un pezzo – ha spiegato Mini -. Ma nella mia lunga carriera ho riscontrato moltissimi gay a tutti livelli, anche fra i vertici come i generali. Alcuni generali hanno promosso i loro favoriti e agevolato la loro carriera". Ma "il favoritismo non ha colore né sesso", ha precisato. "Lo stesso accade con generali che hanno promosso soldatesse con le quali hanno avuto una relazione". In ogni caso, ha insistito Mini, "un soldato o un generale potrebbero anche dichiarare la propria omosessualità ma probabilmente non avrebbero le stesse chance di carriera di un gay non dichiarato, perché nelle forze armate la mentalità è ancora molto chiusa e ristretta".
Per questa ragione, il generale non vede "nulla di strano nel fatto che la gente lo nasconda".
Mini, che è stato comandante generale della forza internazionale di pace in Kosovo, si è spinto oltre spiegando che informative che rivelano aspetti della vita di un militare come può essere l’omosessualità vengono prese in considerazione dai comitati che decidono le promozioni degli uomini in divisa.Informative, avete letto bene.
"Abbiamo forme di controllo molto stretto – ha confermato Mini a Davi – anche perché le nostre vite e carriere hanno molto a che fare con la sicurezza delle Forze Armate". In sostanza, se i vertici venissero a sapere che un militare vive la propria omosessualità in maniera pubblica, magari frequentando luoghi d’incontro o feste, sarebbe sicuramente sfavorito, nella carriera rispetto ad un eterosessuale o ad un gay che non dichiara e non "ostenta" la propria omosessualità.
Insomma, nonostante le dichiarazioni del ministro La Russa a proposito dell’assenza di discriminazioni nei confronti dei gay nell’esercito, la realtà appare essere ancora del tutto diversa.
"Il generale ha espresso con estrema chiarezza la situazione di vergognosa invisibilità in cui sono costretti a vivere decine di soldati e soldatesse – dichiarano in un comunicato congiuto Arcigay e Polis Aperta -. E’ necessario un netto cambiamento di rotta e proprio domani, in occasione della riunione delle associazioni di polizia gay d’Europa, sarà illustrato ai giornalisti il lavoro contro l’omofobia e la transfobia nelle Forze di Polizia e nella società della rete europea e una proposta una road map per l’Italia, con una conferenza stampa che si terrà a Roma alle 11:30 presso la sala conferenze dell’Associazione Centofiori, a cui sono stati invitati i massimi vertici politici, militari e civili organizzata da Polis Aperta".
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.