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Giacinto Festival 2023, uno spazio sociale per liberare tuttə

Il 5 e il 6 Agosto torna a Noto il festival dedicato all'arte e la divulgazione LGBTQIA+. Insieme a Alessandro Zan, Barbara Foria, e Daphne Bohémien.

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Giacinto Festival 2023
Giacinto Festival 2023
4 min. di lettura

Cosa significa riappropriarci dei nostri spazi? Alla faccia di chi ci accusa di ‘autoghettizzazine’, lo spazio è diventato per la comunità LGBTQIA+ – così come per tante altre categorie marginalizzate – un luogo sicuro ch permette cura, scambio, e supporto reciproco, alla luce di una società che sistematicamente si rifiuta di tutelarci.

Sarà propri lo spazio sociale  il fil rouge lungo il quale si snoderà la IX edizione di Giacinto festival – nature lgbt+  in programma sabato 5 e domenica 6 agosto a Noto, città dei diritti, in provincia di Siracusa.

Un festival all’insegna dell’informazione e l’approfondimento, sotto  l’Alto patrocinio del Parlamento europeo, del Senato della Repubblica Italiana, dell’Assessorato alla Cultura-Comune di Noto e dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio) e con direzione artistica di Luigi Tabita, attore e operatore culturale nonché attivista per i diritti.

Noi di Gay.it abbiamo parlato direttamente con Tabita per farci raccontare di più.

 

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Perché nel 2023 è ancora così importante avere uno ‘spazio sociale’ per l’autodeterminazione?

Lo è oggi più che mai. Purtroppo non stiamo facendo passi avanti nel campo dei diritti, anzi. Lo spazio sociale è, al momento, ancora di più uno strumento politico e di autodeterminazione, nonchè un luogo da tutelare e pretendere. I nostri generi, le nostre sessualità e i nostri corpi producono immaginari e saperi che impregnano la produzione spaziale e attraverso il nostro agire influiamo sugli spazi pubblici che i governi e la cultura dominante cercano di gestire e di ricreare in una visione spesso eteronormativa, patriarcale e sessuofobica. Oggi più che mai, mentre i diritti continuano a essere messi in discussione, è importante porre l’attenzione su come noi possiamo incidere per salvaguardarli e determinarli.

A tal proposito, spiega ai nostri lettori il valore di una città come Noto per i diritti civili e cosa rappresenta per le comunità marginalizzate?

Da ormai 9 anni, questa città è diventata un vero baluardo dei diritti di tutt ə. Ci piace chiamarla città arcobaleno e città dei diritti proprio perché è una città accogliente e aperta anche grazie alle amministrazioni che si sono succedute mantenendo sempre l’impegno a ospitare e promuovere questa manifestazione. Possiamo serenamente affermare che questa cittadina siciliana esprima tutti le caratteristiche di come debba essere uno spazio sociale di tutti: un contesto pubblico aperto e inclusivo in cui chiunque, senza distinzione di genere, etnia, età, estrazione sociale, può essere se stesso.

Qual è secondo te il potere del vedersi rappresentatə e raccontatə attraverso l’arte?

«L’arte è il riflesso del reale e della percezione di sé. Attraverso il linguaggio artistico si possono raggiungere più persone possibili e accedere alla rappresentazione artistica costituisce, già di per sé, un’affermazione della propria esistenza. Giacinto festival – lgbtq+ ha sempre usato i vari linguaggi artistici per parlare a una platea vasta e variegata e l’ha fatto nello stile pop che lo contraddistingue, usando vari generi e linguaggi artistici. Quest’anno, ad esempio, ci sarà la mostra fotografica di Oreste Monaco che si prefigge di esplorare, mediante la lente degli archetipi mitologici, la complessa condizione umana in relazione alla sessualità e al genere. Un’esposizione imperdibile per quanti desiderano indagare il tema della sessualità e del genere attraverso il prisma dell’arte. Anche il linguaggio audiovisivo contribuirà alla narrazione del tema dello spazio sociale e dei diritti, attraverso la proiezione, in prima nazionale, del documentario Number 52 firmato dal regista palestinese Nour Hijazi che racconta il viaggio interiore dell’amico Ahmad costretto a scappare dalla sua Gerusalemme, per poter essere finalmente se stesso. Inoltre, avremo il progetto di improvvisazione video/sonoro Bodies and space curato da Kinothon e dedicato per l’occasione alla comunità lgbt+ e gli spazi generativi.

Rispetto alle edizioni precedenti, quali tematiche e punti avete cercato di approfondire e valorizzare al meglio quest’anno?

Quando abbiamo organizzato la prima edizione, parlavamo di unioni civili che sono diventate finalmente realtà nel 2016. Oggi invece ci ritroviamo in un momento di oscurantismo. Basta guardare all’impugnazione da parte della procura di Padova dei certificati di nascita di bambini, registrati dal Comune dal 2017 ad oggi come figli di coppie omogenitoriali e ora ai passaggi parlamentari per rendere la Gpa reato universale. Pensare che i diritti acquisiti di una famiglia vengano messi in discussione in questo modo deve preoccupare tutti e tutte. Questo governo ha un’ossessione verso certe tematiche che probabilmente gli servono come argomento di distrazione di massa.

Questo non fa altro che avallare recrudescenze ideologiche di omo-lesbo-transfobia. Bisogna tenere alta l’attenzione. E noi cerchiamo di farlo, nel modo che ci è più congeniale, proponendo dialogo e informando. Lo faremo, in particolare, con il dibattito Senza paura: l’Italia e i diritti civili per confrontarsi su quali strumenti e quali strategie occorrono per accelerare il cammino verso il riconoscimento delle libertà e dei diritti delle persone lgbt+, anche in ottemperanza alle politiche europee in atto e cui parteciperanno il deputato nazionale Alessandro Zan, l’attrice e conduttrice Barbara Foria, il presidente di Arcigay Siracusa Armando Caravini e il presidente di Stonewall glbt, Alessandro Bottaro; nonché con la presentazione editoriale del libro Trauma della performer internazionale, content creator, divulgatrice e attivista Daphne Bohémien: un’autobiografia onesta e a tratti disturbante, capace di ispirare tutti coloro che si sentono sbagliati e spronarli a lottare, dimostrando che salvarsi è possibile (potete leggere anche qui l’articolo del nostro Luca Cantarelli) .
Un appuntamento cui parteciperà, oltre all’autrice e Giuliano Arabia, avvocato e componente dipartimento pari opportunità AIGA (associazione italiana giovani avvocati).

Cosa sperate di trasmettere e smuovere nel pubblico che parteciperà?

Saranno momenti di riflessione e informazione importanti sempre in sinergia con altre associazioni cercheremo di ampliare il nostro raggio di azione per arrivare più lontano possibile. Cercheremo, ancora una volta, di far capire che quella sui diritti non è una “battaglia lgbt+”. I diritti sono di tutti e un Paese dove alcune persone sono discriminate, non è un paese civile e sicuro. Friedrich Hegel diceva: “Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono”. E io ne sono convinto».

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