HIV/AIDS in Italia, i numeri. Crescono i contagi tra uomini che fanno sesso con uomini

La proporzione di casi attribuibili a trasmissione tra maschi che fanno sesso con maschi è gradualmente aumentata dal 38.2% nel 2012 al 45,7% nel 2020.

LILA report 2019
4 min. di lettura

La Giornata mondiale contro l’AIDS del primo dicembre 2021 si inscrive in uno scenario denso di incognite. Ad affermarlo è UNAIDS, programma ONU per la risposta all’HIV, che, per questo World AIDS Day, lancia lo slogan: “End inequalities, End AIDS, End pandemics”. Per porre fine all’AIDS e alle altre pandemie occorre porre fine alle disuguaglianze. “Senza un’azione coraggiosa – avverte l’organismo ONU – il mondo rischia di non raggiungere gli obiettivi per porre fine all’AIDS entro il 2030 e di perdere la scommessa contro una prolungata pandemia di COVID-19, rischiando di avvitarsi in una spirale di crisi sociale ed economica”.

40 anni fa l’HIV/AIDS faceva la sua comparsa con il primo caso riscontrato. Nel 2015 tutti i Paesi condivisero l’agenda ONU per lo sviluppo sostenibile che prevedeva la sconfitta dell’AIDS entro il 2030. Troppi Paesi, tuttavia, sono rimasti fermi. L’Italia, che pure ha sottoscritto questi impegni, si può annoverare tra i Paesi che rischiano di perdere terreno rispetto all’Agenda 2030, come riportato da LILA, associazione di cui ieri abbiamo intervistato il presidente.

Il nostro Paese ha già mancato gli obiettivi intermedi 2020, soprattutto per aver fallito sull’emersione del sommerso, ossia sull’obiettivo di rendere consapevole del proprio stato sierologico il 90% delle persone con HIV. L’innovativo Piano Nazionale AIDS del 2017 avrebbe potuto metterci sulla strada giusta ma è stato largamente inapplicato sia dal governo sia dalle regioni. Gli avanzati interventi previsti, come l’erogazione gratuita della PrEP, l’accessibilità ai condom, la riduzione del danno sono rimasti al palo, così come la valorizzazione di U=U, l’ampliamento delle opportunità di accesso al test, l’evoluzione dei servizi di cura. Inadeguato e lacunoso resta anche il sistema di sorveglianza AIDS che non permette di raccogliere dati utili a mirare gli interventi di risposta all’HIV.

I dati sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2020 sono stati pubblicati sul Notiziario Istisan volume 34, n. 11 lo scorso 16 novembre, redatto con il contributo di alcuni componenti del Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della salute e i referenti della Direzione Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della salute.

Nuove diagnosi 2020

Nel 2020, sono state effettuate 1.303 nuove diagnosi di infezione da Hiv pari a 2,2 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza (casi/popolazione) osservata in Italia è inferiore rispetto all’incidenza media osservata tra le nazioni dell’Unione Europea (3,3 nuovi casi per 100.000). Nel 2019 furono 2.473 le nuove diagnosi, con un decremento del 47,31%. Ma è chiaro come l’emergenza Covid-19 possa aver pesantemente influito sulla raccolta dei dati.

L’incidenza delle nuove diagnosi Hiv è in diminuzione dal 2012, con una riduzione più evidente dal 2018 e particolarmente accentuata nell’ultimo anno. Nel 2020, l’incidenza più elevata di nuove diagnosi Hiv si riscontra nella fascia di età 25-29 anni.

Le incidenze più alte di HIV sono state registrate nelle regioni della Valle D’Aosta (4,0 per 100.000 abitanti), Liguria (3,9 per 100.000 residenti), PA di Trento (3,7 per 100.000 abitanti) e Lazio (3,6 per 100.000 abitanti).

Nel periodo 2012-2020 sono state segnalate 29.513 nuove diagnosi di HIV. La regione che nel 2020 ha segnalato il maggior numero di casi è il Lazio, seguita da Emilia Romagna e Toscana.

Dal 2018 si osserva una evidente diminuzione dei casi per tutte le modalità di trasmissione. La modalità di trasmissione più frequente è attribuita a maschi che fanno sesso con maschi (MSM) ed è superiore a quella attribuibile a rapporti eterosessuali (maschi e femmine). Tra i maschi, più della metà delle nuove diagnosi Hiv è in MSM. Dal 2016 si osserva una diminuzione del numero di nuove diagnosi Hiv in stranieri.

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Dal 2012 la percentuale di casi attribuibili a trasmissione eterosessuale è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 42%, mentre la proporzione di casi attribuibili a trasmissione tra MSM, nello stesso periodo, è gradualmente aumentata dal 38.2% nel 2012 al 45,7% nel 2020. La proporzione più alta di MSM si osserva nel Lazio (56.5%), quella di eterosessuali maschi in Lombardia (33.3%), di eterosessuali femmine in Emilia Romagna (30%)

Nel 2020 più di 1/3 delle persone con nuova diagnosi Hiv scopre di essere Hiv positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate all’Hiv.

Nuovi casi di Aids

Nel 2020 sono 352 i nuovi casi di Aids, pari a un’incidenza di 0,7 nuovi casi per 100.000 residenti.

L’80% dei casi di Aids segnalati nel 2020 era costituito da persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nei sei mesi precedenti alla diagnosi di Aids.

Dal 1982, anno della prima diagnosi di AIDS in Italia, al 31 dicembre 2020 sono stati notificati al COA (Centro Operativo Aids  dell’Istituto Superiore di Sanità) 71.591 casi di AIDS. Di questi, 55.200 erano maschi.  46.366 persone risultano decedute al 31 dicembre 2018.

Rimane stabile il numero di decessi in persone con Aids.

Dati mondo (UNAIDS)

Al 30 giugno 2021, 28,2 milioni di persone hanno accesso alla terapia antiretrovirale, rispetto ai 7,8 milioni del 2010.
37,7 milioni di persone in tutto il mondo vivevano con l’HIV nel 2020. 36,0 milioni adulti. 1,7 milioni bambini (0-14 anni).
Il 53% di tutte le persone che vivono con l’HIV sono donne.
1,5 milioni di persone hanno contratto l’HIV nel 2020.
Le nuove infezioni da HIV sono state ridotte del 52% dal picco raggiunto nel 1997.
Donne e ragazze hanno rappresentato il 50% di tutte le nuove infezioni nel 2020.
Nel 2020 circa 6,1 milioni di persone non sapevano di avere l’HIV.
79,3 milioni di persone sono state infettate dall’HIV dall’inizio dell’epidemia.
36,3 milioni di persone sono morte a causa di malattie legate all’AIDS dall’inizio dell’epidemia.
680.000 persone sono morte a causa di malattie legate all’AIDS nel 2020, rispetto a 1,9 milioni persone morte nel 2004 e 1,3 milioni perosne morte nel 2010.
I decessi correlati all’AIDS sono stati ridotti del 64% dal picco del 2004 e del 47% dal 2010.
La mortalità correlata all’AIDS è diminuita del 53% tra donne e ragazze e del 41% tra uomini e ragazzi dal 2010.

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