L’Istituto Superiore di Sanità, principale istituto di ricerca italiano nel settore biomedico e della salute pubblica, ha diffuso gli aggiornamenti relativi alle nuove diagnosi da Hiv e ai casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2016.
Nel 2016 sono state riportate 3.451 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Il numero potrebbe risultare leggermente sottostimato (nell’ordine massimo di cento o duecento casi) e potrebbe aumentare nei prossimi anni a causa del ritardo di notifica (ossia il tempo che intercorre tra la diagnosi e l’arrivo dei dati al COA, Centro Operativo Aids). Questa incidenza, in lieve e costante diminuzione dal 2012, pone ad ogni modo l’Italia a pari della Grecia al tredicesimo posto tra le nazioni dell’Unione Europea. Nel 2016 le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, le Marche, la Toscana e la Lombardia.
Segnalati invece al COA 778 casi di Aids, pari a un’incidenza di 1,3 nuovi casi per 100.000 residenti: incidenza, anche in questo caso, in lieve e costante calo negli ultimi quattro anni.
La maggior parte delle nuove diagnosi da Hiv è in MSM (maschi che fanno sesso con maschi) e negli uomini eterosessuali. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2016 erano maschi nel 76,9% dei casi. L’incidenza più alta (pur stabile nel tempo) è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (14,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti): in questa fascia di età l’incidenza nei maschi è 21,8 e nelle femmine 7,5.
Nel 2016, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,6% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 47,6%, MSM 38%).
Parliamo di prevenzione. Il fattore principale che determina la probabilità di avere effettuato una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di Aids è la consapevolezza della propria sieropositività: nell’ultimo decennio, anche in questo caso i dati vengono a supporto, è aumentata purtroppo la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e che ha scoperto di essere Hiv positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS, passando dal 20,5% del 1996 al 76,3% del 2016. Oltre il 50% dei casi di Aids segnalati nel 2016 era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv positive.
Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati 68.982 casi di Aids, di cui 44.254 deceduti fino al 2014. Di Aids, se non ci si cura in tempo, si muore.
Capitolo donne: dal 2010 al 2016 la proporzione delle nuove diagnosi di Hiv in donne è rimasta costante nel tempo ed è pari a circa il 30% del totale. Nel 2016 sono state segnalate 796 nuove diagnosi di Hiv in donne, delle quali 488 (61,3%) in donne straniere (numero relativamente stabile nel tempo) e 297 (38,7%) in donne italiane (numero in lieve diminuzione). I rapporti si invertono se consideriamo il fattore età: tra il 2010 e il 2016 il numero di diagnosi in donne straniere è sempre superiore a quello delle donne italiane nelle fasce di età sotto ai 50 anni, mentre sopra i 50 anni le donne italiane presentano un numero di diagnosi doppio rispetto alle straniere.
Capitolo stranieri: dal 2010 al 2016 la proporzione degli stranieri con nuova diagnosi di Hiv in Italia è progressivamente aumentata passando dal 28,2% del 2010 al 35,8% del 2016. Nel 2016 il 70,3% degli stranieri ha un’età compresa tra i 25 e i 50 anni, il 19,6 un’età inferiore a 25 anni e il 10,1% un’età maggiore ai 50 anni. Il 49,0% degli stranieri è stato diagnosticato nelle regioni del Nord Italia, il 30,9% al Centro e il 20,1% al Sud e Isole.
Nel 2016, il 35,8% delle persone con una nuova diagnosi di Hiv era di nazionalità straniera. Tra gli stranieri il 65,5% di casi era costituito da eterosessuali (eterosessuali femmine 34,9%, eterosessuali maschi 30,6%).
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