Milano – In un’elegante sala dell’Hotel Savoy, gremita di giornalisti accorsi da tutta Italia, il leggendario Aznavour ha presentato il tour che lo riporterà, dopo una lunghissima assenza, a esibirsi nei più prestigiosi teatri del nostro paese. Il maestro parigino di origini armene (dal 1995 è ambasciatore dell’Armenia presso l’UNESCO) ha cantato alla Carnegie Hall e in tutti i maggiori teatri del mondo, ha duettato con star internazionali del calibro di Liza Minnelli e Céline Dion. Memorabili le sue collaborazioni con le più grandi interpreti italiane, tra le quali Mina e Mia Martini (con Mimì ha fatto un concerto all’Olympia di Parigi), nonché le sue canzoni scritte in collaborazione con i migliori autori di casa nostra, Mogol, Bardotti, Calabrese. Nella sua lunghissima carriera ha cantato l’amore e affrontato temi sociali – tra cui l’omosessualità – in indimenticabili e struggenti canzoni: “Io fra di voi”, “Devi sapere”, “Buon anniversario”, “Com’è triste Venezia”, “Quel che si dice”.
Luzzatto Fegiz del Corriere della sera mi batte sul tempo e interviene ponendo ad Aznavour la stessa domanda che avrei voluto fare io. Riferendosi a una recente canzone italiana in cui l’omosessualità è trattata in maniera molto cruda (probabilmente “Luca era gay” di Povia), il giornalista chiede come abbia fatto nei primi anni ’70 ad affrontare così delicatamente l’argomento nel brano “Quel che si dice” (titolo originale francese: “Comme ils disent”): “Era il 1972, per l’epoca era un pezzo coraggioso, pur se non usava esplicitamente la parola omosessuale. L’espressione “quel che si dice” era appunto un gioco di parole, per non urtare la sensibilità di nessuno. Ma, proprio perché delicato, è riuscito ad arrivare a tanti. Ho scritto molte canzoni con temi sociali senza mai offendere la società, quando scrissi questo brano l’omosessualità non era accettata, ma la canzone fu accolta bene. E credo, per quanto mi sia stato possibile, di aver aiutato il popolo degli omosessuali. Questo era il mio scopo”.
Non è mancata una domanda su Berlusconi. È noto, infatti, che ai tempi in cui il presidente cantava sulle navi da crociera era solito interpretare i successi di Aznavour. Meglio come politico o come cantante? Aznavour dichiara di non avere la competenza per giudicare, pur apprezzando che Silvio conosca tutte le sue canzoni e parli benissimo il francese. E sul premio Nobel a Obama: “È una cosa molto bella, adesso speriamo che la pace la faccia davvero!”
di Francesco Belais
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