Intervista a Michela Murgia: “Il patriarcato protegge, per questo cambiare è difficile”

Il nuovo programma con Augias, il predominio del maschile in Italia, il rapporto con la Chiesa: ecco cosa ci ha detto la scrittrice sarda.

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Ieri è iniziata la sua nuova avventura televisiva su Raitre, con Corrado Augias, nel programma Quante storie, in onda alle 12.45. Abbiamo fatto alla scrittrice Michela Murgia qualche domanda su questo nuovo progetto, ma anche su alcuni dei temi che le stanno e ci stanno più a cuore. Ecco cosa ci ha detto.
 
Partiamo dalla tua nuova avventura in Rai. Di cosa ti occupi nel programma con Corrado Augias e cosa ti piacerebbe fare in questo spazio televisivo?
 
 Mi occupo di libri, ma equivale a dire che mi occupo di tutto, perché tra le pagine ci sono mille mondi. Mi hanno lasciato carta bianca, quindi non sono legata alla classifica, ma posso scegliere in base al mio gusto. Questo implica il recupero di libri poco noti, ma meritevoli, la stroncatura di robaccia che pure ha venduto tanto e anche l’amore per la bella scrittura e chi la fa.

È chiaro lo zampino di Daria Bignardi (di cui sono grande fan) in questo progetto e nell’accoppiare te e Augias: com’è arrivata la proposta e quali sono state le “richieste” di Daria?
 
E’ stata proprio Daria Bignardi a chiedermi di prendere parte a quest’avventura e lo ha fatto sapendo che il mio rapporto con il mezzo televisivo non è stato sempre sereno. Mi ha detto “sentiti libera di dire quello che pensi” e so che per lei non è un modo di dire: per questo ho accettato.
 
Libri in tv: in che modo credi possano funzionare? Non so se avevi seguito Masterpiece, il programma ideato da Massimo Coppola, che non funzionò pur avendo secondo me un certo potenziale. Come si può riuscire a parlare efficacemente di libri in televisione, magari anche ai più giovani?
 
Quella trasmissione era un talent show, quindi fondamentalmente una fabbrica di personaggi. La scrittura nel format era incidentale, non sostanziale, perfettamente intercambiabile a qualunque altra forma di espressione artistica giudicabile. Non credo che vedere la messa in scena artefatta di un processo creativo aiuti qualcuno a sentirsi più vicino ai libri. Siamo una specie narrante: ci piacciono le storie e chi ce le racconta bene. Il resto è fuffa.
 
So che hai a cuore le questioni di genere e il ruolo del femminile in questo paese. Com’è la situazione, secondo te, oggi nel 2016, in Italia? Il patriarcato è davvero invincibile?
 
Il patriarcato è un potere che si protegge moltissimo e cambia forma ogni volta che il cambiamento sembra farsi più forte. Chi trae vantaggio dalla sua permanenza non rinuncerà mai spontaneamente alle sue espressioni. L’Italia è un paese dove persino tante donne sono maschiliste e per questo la lotta è più difficile. Ma non è un buon motivo per mollare. 
 
Ho amato particolarmente il tuo Ave Mary, dedicato alla costruzione del “personaggio” spirituale di Maria e alle sue ricadute antropologiche e sociali. Hai in progetto lavori simili?
 
Per ora no, ma in futuro non lo escludo.
 
Come vivi la tua vicinanza al cristianesimo e la tua lontananza dalle posizioni diciamo “politiche” della Chiesa di Roma? Trovo che sia un tema molto interessante, in fondo esiste tutto un filone di pensatori e teologi dissidenti, penso ad esempio a Vito Mancuso. 
 
La teologia è un territorio magmatico, non dogmatico. In Italia la percepiamo poco come materia libera, perché la maggior parte dei teologi italiani insegna in facoltà pontificie e teme di esporsi per non vedersi togliere voce. All’estero, dove l’esercizio della teologia si fa in facoltà pubbliche, la possibilità di investigare le pieghe nascoste nel cuore del Vangelo è infinitamente superiore e offre una ricchezza di posizioni ben diversa. La Chiesa è quello che vediamo, ma è anche il resto. Le possibilità di riconoscersi cristiani anche se dissidenti delle posizioni strettamente vaticane ci sono tutte.
 
Io ti confesso che ho un pregiudizio di genere, per quanto inusuale: leggo praticamente solo donne. La forza e la precisione emotiva delle scrittrici raramente la ritrovo nelle pagine scritte da uomini. Tu cosa ne pensi? Credi ci sia una differenza tra scrittura maschile e femminile?
 
Sei in una minoranza e credo tu lo sappia. Non credo che ci sia differenza tra scrittura maschile o femminile, ma certamente c’è una differenza di esperienza di vita tra le donne e gli uomini che determina uno scarto anche nella scrittura. Questa è ricchezza: scegliere un solo punto di vista rende il mondo bidimensionale, lo priva di quella profondità che viene solamente dalla complessità. Nel programma io parlo di cinque libri alla settimana: ho fatto la scelta di privilegiare la visibilità della scrittura delle donne, che altrove non trova spazio.
 
Qual è l’ultimo libro meraviglioso che hai letto?
 
Le ragazze, di Emma Cline. Purtroppo esce ufficialmente il 27 settembre, ma è un bomba di stile e trama. Sarà un evento.
 
E qual è invece il tuo libro “storico” del cuore, quello a cui pensi così, al volo, sentendoti rivolgere questa domanda?
 
La donna giusta, di Sandor Marai.

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