Ancora una volta, l’Iran si è schierato contro le donne. E di mezzo, questa volta, ci è andato a finire anche lo sport. Nella giornata del 29 marzo, infatti, si è tenuta a Mashhad – nella provincia di Khorasan – la partita tra Iran e Libano per le qualificazioni ai Mondiali di calcio del Qatar. Un momento di celebrazioni e supporto per la squadra nazionale, data come favorita dai sondaggi. Se non fosse che, all’apertura dei cancelli, alle donne non è stato permesso di entrare.
Nonostante i casi di Covid in crescita, il governo aveva comunque dato l’autorizzazione ai tifosi di essere presenti alla partita. Fuori dallo stadio Imam Reza si trovavano più di 12,500 persone, tra cui anche molte donne che avevano regolarmente acquistato il biglietto.
Al momento dell’entrata, però, la polizia ha bloccato le donne che tentavano di accedere allo stadio. A seguito delle prime proteste, la situazione è degenerata ed è diventata più violenta. Sui social sono stati diffusi i video che mostrano come le donne che erano radunate vicino agli ingressi siano state disperse dalla polizia usando degli spray al peperoncino.
La questione dell’accesso agli stadi per le donne è una questione problematica nel Paese. Sin dall’instaurazione della Repubblica islamica nel 1979, alle donne è stato sempre vietato l’accesso alle strutture sportive, anche solo come spettatrici. La polizia ha sempre esercitato il divieto, anche se in realtà non c’è una vera e propria legge scritta che lo regoli. È semplicemente diventato normale da parte del governo. A proposito di Repubblica islamica, Gay.it ha intervistato Masih Alinejad, la giornalista e attivista iraniana apertamente schierata contro il regime, che ci ha raccontato della reale situazione in Iran per le donne.
۱- فیفا نامه میده که دیگه نباید بازی بدون تماشاگر زن برگزار کنید.
۲- بازی با لبنان رو میندازن مشهد که همه میدونن قوانینش با بقیه شهرهای ایران فرق داره.
۳- به خانمها بلیت میفروشن ولی به استادیوم راهشون نمیدن.-انگار یه گروهی ماموریت دارن بفهمن آستانه تحمل فیفا کجاست. pic.twitter.com/uKCeqUKv5l
— Hiwa Yousefi (@YouHiwa) March 29, 2022
Una direttiva ufficiale della FIFA per permettere alle donne di accedere agli stadi senza alcun tipo di discriminazione è arrivata solo nel 2019, a seguito della vicenda della tifosa Sahar Khodayari, che si è uccisa dandosi fuoco per paura di essere incarcerata dopo aver tentato di assistere a una partita.
Tuttavia, nonostante le richieste della FIFA – e nonostante qualche piccola apertura in poche occasioni – il governo iraniano ha mantenuto la sua linea e ha mantenuto il divieto. Ora, a seguito dei nuovi fatti, l’Iran è nuovamente nell’occhio del ciclone.
«Le autorità iraniane hanno ripetutamente dimostrato di essere disposte a fare di tutto per imporre il loro divieto discriminatorio e crudele alle donne che frequentano gli stadi di calcio»
Così ha dichiarato Tara Sepehri Far, ricercatrice iraniana di Human Rights Watch. Immediatamente sono arrivate proteste e polemiche riguardo l’accaduto, tra chi chiede alla FIFA di escludere l’Iran dai mondiali e chi invece chiede pesanti sanzioni da parte della Federazione.
Nelle ore successive è arrivata anche una dichiarazione dal Presidente Ebrahim Raisi, che ha promesso un’indagine interna su quanto accaduto, anche se molti temono si tratti solo di un tentativo di arginare le proteste. Anche il procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri ha affermato in un’intervista alla radio che la situazione è stata gestita male e che se quelle donne avevano acquistato i biglietti, dovevano essere fatte entrare.
“Gestita male” sembra più un eufemismo, visto che da più di quarant’anni questi episodi di violenza si protraggono e non sembrano avere l’intenzione di fermarsi. La direzione della FIFA deve ancora esprimersi sull’accaduto e i primi provvedimenti sono attesi nei prossimi giorni.
Foto di copertina: Zurab Kurtsikidze (European Photo Agency)
© Riproduzione Riservata