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Masih Alinejad, l’attivista e giornalista che lotta contro il regime per la libertà delle donne iraniane

Le sue armi sono le parole e i video delle donne iraniane: solo la verità può combattere l’oppressore.

Masih Alinejad Gay.it
3 min. di lettura

Masih Alinejad è la donna che in Occidente dà voce alle storie delle donne iraniane che si oppongono all’oppressione. Giornalista e attivista, le sue armi sono le parole con cui denuncia il regime iraniano e i video che le tante donne le inviano ogni giorno, mostrando cosa realmente accade nel Paese. Alinejad è stata candidata al Premio Nobel per la Pace: il suo lavoro è fondamentale affinché la verità sulla condizione delle donne in Iran arrivi a tutti.

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Masih Alinejad è la giornalista e attivista iraniana che lotta per la libertà delle donne nel Paese

Masih nasce in un villaggio iraniano fatto di circa 200 famiglie, tutte molto religiose, inclusa la sua. I genitori diventano estremamente religiosi dopo la rivoluzione che tra il 1978 e il 1979 trasforma la monarchia del Paese in una repubblica islamica sciita. La popolazione, soprattutto quella parte più povera, segue l’ayatollah Khamenei dietro le false promesse di una vita migliore e più dignitosa. Ben presto, però, si tutto si trasforma in un estremismo religioso che arriva fin dentro casa sua: lei, sua madre e le sue sorelle sono costrette ad indossare l’hijab anche dentro le mura domestiche.

«Da piccola, non ho mai avuto la minima idea di discriminazione, movimenti femministi, uguaglianza o pari diritti. Invece, mentre crescevo, il sistema educativo mi ha fatto credere che il mio corpo femminile era un peccato. E se venivo violentata o molestata dagli uomini, era colpa mia perché non mi ero coperta correttamente. Ero io la ragione per cui gli uomini non si controllavano. Questo ci ha insegnato il sistema educativo iraniano: il corpo femminile è malvagio e deve essere completamente nascosto»

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Come iniziò il movimento contro l’hijab: una donna a volto scoperto sventola una sciarpa bianca

Diventa giornalista: è tra le poche donne che hanno accesso al Parlamento, ma le domande che fa ai politici sono troppo scomode, così la escludono, impedendole di svolgere il suo lavoro. È qui che inizia la sua strada nell’attivismo: si trasferisce negli Stati Uniti e diventa il mezzo con cui le donne iraniane possono gridare la verità.

«Molte volte il governo ha successo perché utilizza le persone contro le persone, e questo implica la polizia morale, non solo quella ufficiale»

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Masih Alinejad con il segretario di Stato americano Pompeo

Sulle sue piattaforme, con milioni di follower, e nel suo programma, Masih denuncia apertamente il regime iraniano e mostra i video che le arrivano ogni giorno. Lo ha insegnato lei, alle donne iraniane, come tenere il telefono per riprendersi per strada o in casa, e quella fotocamera è diventata un’arma. Critica apertamente la propaganda che il governo lancia in Occidente, attraverso i media e i social, una propaganda fatta di menzogne, volta a convincere tutti che quella è la cultura islamica, o che le donne scelgono di indossare l’hijab.

Sul suo canale passano i volti di tutte le vittime: chi viene arrestata, imprigionata, molestata e perfino uccisa perché si oppone all’oppressione. Passano le proteste che nel 2019 causarono migliaia di morti a Teheran, repressi dalla polizia perché il regime non dà il diritto di protestare. Ma passano anche le critiche ai governi Occidentali e alla loro ipocrisia, quella che si nasconde dietro al rispetto culturale e ai negoziati in segreto con il regime o con i talebani, come accadde con il Presidente Obama nel 2009.

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Le proteste a Teheran nel 2019

L’intensa importanza del lavoro di Masih Alinejad viene oggi raccontato anche da Be My Voice, il meraviglioso documentario della regista italiana Nahid Persson, nelle sale italiane dal 7 marzo. La lotta per la libertà delle donne iraniane forse è solo all’inizio, ma è necessario comprenderla fino in fondo perché anche l’Occidente possa aiutare. Fino ad allora, tutto quello che possiamo fare è stare ad ascoltare. Persone come Masih, persone che mettono in gioco tutta la propria vita incuranti dei pericoli, perché la libertà di tutte è molto più importante.

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