Una serie di proteste in Iran contro Khamenei e il suo regime stanno attraversando tutto il Paese a seguito della morte di Mahsa Amini. La giovane donna, secondo il resoconto dei media locali, è stata arrestata dalla polizia morale per le strade di Teheran con l’accusa di non aver indossato propriamente il velo. Da quanto raccontano il fratello e i testimoni, dal velo della donna erano visibili alcune ciocche di capelli fuoriuscite dal copricapo. Il che è bastato a far intervenire la polizia del regime.
Originaria di Saqiz, nella provincia del Kurdistan, e in visita con la famiglia nella capitale iraniana, Mahsa Amini aveva solo 22 anni. Portata nel centro di detenzione dove, secondo quanto dichiarato dalla polizia, avrebbe ricevuto una “formazione educativa sulle regole dell’hijab”, è uscita dall’istituto su un’ambulanza. Un attacco di cuore, secondo gli ufficiali di polizia che la stavano interrogando. Massacrata di botte, secondo il fratello – che, rimasto fuori dal centro, avrebbe a un certo punto sentito delle grida – e secondo un testimone che lo avrebbe avvisato di una giovane donna all’interno uccisa dalla polizia.
Mahsa ha sofferto prima di morire. Una volta arrivata in ospedale, in condizioni gravi, è stata attaccata alle macchine per diverse ore. Una foto che la ritrae sul letto dell’ospedale, con un orecchio sanguinante e gli occhi lividi, ha fatto in poco tempo il giro del web. Diversi medici, anche senza conoscere la sua cartella clinica, hanno affermato che il sanguinamento era dovuto a un trauma riportato alla testa.
La famiglia ha subito chiesto spiegazioni alla polizia: Mahsa era in ottima salute prima di essere arrestata, non avrebbe potuto avere un infarto. E soprattutto, si chiedono, per cosa è stata arrestata? Il velo era leggermente spostato ma comunque lo indossava, secondo la legge entrata in vigore nel 1981 dopo la rivoluzione islamica che vieta alle donne di mostrare il capo scoperto quando per strada. La legge è sempre stata contestata e oggi il regime si sente minacciato da tutte quelle donne che stanno apertamente protestando, rifiutandosi di indossare il velo e di coprirsi.
Non c’è da stupirsi, quindi, che la polizia morale abbia arrestato Mahsa. Liberi di agire come meglio credono, i suoi ufficiali sono spesso protagonisti di notizie assurde, che li vedono accanirsi sulle donne per piccoli dettagli o con stratagemmi, pur di incolparle di qualcosa. Coprirsi è solo uno dei tanti, come il fatto di non poter cantare per strada o distribuire fiori, non essere vestite adeguatamente o alzare lo sguardo in modo troppo sicuro. L’oppressione che le donne iraniane vivono ogni giorno ce l’ha raccontata anche l’attivista Masih Alinejad durante la nostra intervista.
Do you really want to know how Iranian morality police killed Mahsa Amini 22 year old woman? Watch this video and do not allow anyone to normalize compulsory hijab and morality police.
The Handmaid’s Tale by @MargaretAtwood is not a fiction for us Iranian women. It’s a reality. pic.twitter.com/qRcY0KsnDk
— Masih Alinejad 🏳️ (@AlinejadMasih) September 16, 2022
Allo sdegno della famiglia, però, si è unito quello di un intero Paese. O meglio, di quella parte di popolazione che non vuole più sottostare alla violenza del regime islamico. Dopo l’annuncio ufficiale della sua morte, nella giornata di venerdì, i quartieri di Teheran si sono riempiti di folle decise a protestare al grido di “morte al dittatore” e “morte a Khamenei”. Le proteste vanno avanti da tre giorni ormai, la polizia ha già iniziato a usare idranti sulla folla e alcuni media locali riportano la morte di almeno cinque persone. I numeri, tuttavia, non sono sicuri e sono decisamente destinati ad aumentare.
I video delle proteste sono stati pubblicati sul canale persiano della BBC, mentre la tv nazionale di Stato ha fatto circolare un video in cui una donna non identificabile viene colta da un malore in una cella di detenzione. Ovviamente, la polizia nega di averne causato la morte con percosse e torture.
All’evidente tentativo di propaganda non hanno però dato retta le persone che chiedono giustizia per Mahsa. Insieme alle proteste, infatti, Twitter e Instagram sono stati inondati da video di donne che, da ogni angolo dell’Iran, si riprendono mentre si tagliano i capelli e stracciano il velo che dovrebbe coprirli.
Non è la prima volta che il regime di Khamenei scatena violente proteste: l’oppressione che esercita per imporre la sua ideologia è stato spesso contestato come accadde nel 2019, quando una protesta di tre giorni si trasformò in una sanguinosa repressione da parte della polizia, che uccise 2500 persone. Oggi come allora, il rivoltarsi della popolazione rischia di essere vano: in quei giorni il governo interruppe tutte le connessioni internet, impedendo alla popolazione di comunicare.
«Devono spiegare per quale crimine, per quale motivo l’hanno fatto? Sono sua madre e sto morendo dal dolore»
L’accusa della madre di Mahsa Amini è il riassunto di una tragica vicenda che ha tutta l’aria di essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La repressione del regime negli ultimi anni si è inasprita a causa delle nuove generazioni: giovani donne che hanno trovato il coraggio di chiedere quello che alle loro madri e alle loro nonne era impossibile, chiedere un cambiamento.
La rivolta delle donne – stanche di essere picchiate, torturate e uccise per l’imposizione del velo – ha fatto puntare gli occhi del mondo sull’Iran e sulle inaudite violenze che sono costrette a subire. Sempre meno disposte a dover tollerare, le donne iraniane potrebbero aver innescato una nuova, attesa, rivoluzione. Se questo sarà davvero il punto di svolta per infliggere un duro colpo al regime di Khamenei, solo il tempo potrà dirlo.
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