Joe Biden ha fatto ciò che nessun presidente degli Stati Uniti d’America aveva fatto prima, riconoscendo e sostenedo le persone transgender nel suo discorso di ringraziamento dopo l’ufficialità del trionfo elettorale. Una prima volta tutt’altro che casuale, visto quanto fatto dal predecessore Donald Trump, che ha letteralmente dichiarato guerra alle persone trans d’America, facendo vivere loro 4 anni da incubo.
“Sono orgoglioso della campagna che abbiamo costruito e condotto, sono orgoglioso della coalizione che abbiamo messo insieme – la coalizione più ampia e diversificata nella storia”, ha detto Biden sabato notte. “Gay, etero, transgender, latini, afroamericani, asiatici, nativi americani”. Un discorso che sui social è presto diventato virale, ricevendo consensi unanimi dalle associazioni trans a stelle e strisce. Elezioni quanto mai storiche per l’intera comunità, visti i trionfi di Sarah McBride, Stephanie Byers, Brianna Titone e Taylor Small, candidate trans che hanno vinto le rispettive campagne. Sarah, tra le altre cose, è diventata la prima senatrice trans della storia d’America.
Poco prima dell’election day, Biden aveva promesso l’approvazione dell’Equality Act nei primi 100 giorni alla Casa Bianca. L’Equality Act è un provvedimento contro ogni tipo di discriminazione che estenderebbe le protezioni dei diritti civili alle persone Lgbt. Il disegno di legge, che andrebbe ad ampliare il Civil Rights Act del 1964, includendo l’identità di genere e l’orientamento sessuale tra le categorie protette dalla discriminazione a livello federale, coinvolgerebbe protezioni che riguardano il lavoro, richieste di prestiti, istruzione, alloggi pubblici.
Nel 2008 Barack Obama, di cui Biden era il vice, fu il primo primo presidente della Storia a pronunciare la parola “gay” nel suo discorso di ringraziamento. 12 anni dopo, Biden ha scritto un altro capitolo.
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Finalmente il lungo incubo americano è finito! Ora si può voltare pagina e aprire una nuova stagione di diritti. Biden dovrà mantenere le promesse fatte in campagne elettorale e approvare l’Equality Act nei primi 100 giorni del suo mandato, dando così l’esempio ai democratici nostrani, chiamati ad approvare in via definitiva al Senato il ddl Zan nei prossimi mesi.