Jonathan Bazzi centra il punto sulla legge che vorrebbe rendere la gestazione per altri un reato universale in Italia. Bazzi, acclamato per i suoi primi due romanzi “Febbre” e “Corpi minori“, mette a nudo le due motrici propulsive dell’azione legislativa voluta dalla maggioranza di destra che governa il Paese.
Da un lato l’ossessione per l’approccio biologico alla definizione di cosa sia e cosa non sia famiglia. Dall’altro il cinico fine propagandistico della proposta di legge già approvata alla Camera e che in autunno affronterà la discussione al Senato.
Bazzi scrive che la misura sembra basarsi su un irrazionale rifiuto verso nuove forme di genitorialità e famiglia, perché sostiene che la surrogacy sia “contro natura”. Ma, secondo Jonathan, dobbiamo considerare che l’umanità interviene costantemente contro la natura per combattere malattie, violenza e altre disuguaglianze. Dunque viviamo in una civiltà, quella umana, per la quale la legge e la scienza mirano – solitamente – a umanizzare i rapporti tra le persone e il mondo.
Bazzi critica anche la manipolazione della realtà che la destra compie intorno al tema dello sfruttamento delle donne, che può essere valido secondo l’autore, ma su cui sarebbe sufficiente introdurre misure per prevenirlo, invece di vietare completamente la gestazione per altri. Bazzi definisce tutto ciò una propaganda basata sul feticismo biologico, e ricorda che la famiglia basata sul legame biologico è spesso causa di dolore psichico e problemi di salute mentale, facendo riferimento anche alla propria biografia.
La riflessione di Jonathan Bazzi sulla gestazione per altri
Il governo Meloni sta cercando di rendere la gestazione per altri reato universale, ovvero perseguibile – con una pena fino a due anni di reclusione e una multa fino a 1 milione di euro – anche se avviene all’estero (in Paesi in cui è legale). È un provvedimento che poggia su un moto irrazionale di rifiuto verso i nuovi modi di essere genitore e di essere famiglia: si fa appello al fatto che la surrogacy sarebbe contro natura, quando sappiamo bene che sistematicamente interveniamo contro la natura, quando questa produce malattia o violenza, squilibri di genere, anagrafici o di moltissimi altri tipi. La natura è spesso matrigna, e la legge, la medicina, la scienza hanno da sempre lo scopo di umanizzare il rapporto tra le persone e il mondo. Si fa appello poi allo sfruttamento delle donne, e il tema può in alcuni casi avere senso, ma invece che introdurre strumenti per evitare questo tipo di dinamiche (che possono essere evitate, proprio come si fa con la donazione degli organi e come si dovrebbe fare in tanti altri casi in cui invece l’interesse economico viene lasciato libero di dettar legge in fatto di dignità e integrità della persona) si generalizza, per inibire una trasformazione odiosa, incomprensibile, bollata come abominevole. Dunque il piano, quando si discute di gpa, è praticamente tutto simbolico, ed emotivo. Non va dimenticato. È propaganda basata sul feticismo biologico.
Si tratta di uno di quei casi in cui i conservatori reagiscono, selezionando da uno scenario vario e multiforme, tutti e soli i punti funzionali al loro progetto di restaurazione dell’ordine. Si gioca tutto qui: nella conservazione dell’ordine. A questo tengono, gli amanti senza se e senza ma dei copioni di sempre: al fatto che le cose restino come sono sempre state, che i recinti tengano. Una cieca fede nelle storie depositate, nel binario già a disposizione, e un’avversione viscerale verso le possibilità che ampliano lo spettro dell’autodeterminazione e del bene. Al posto degli argomenti le offese, al posto delle ricerche e degli studi le tirate ideologiche e il furore censorio. Quando quest’ossessione per la famiglia su base biologica è il male principale della nostra società, la matrice fondamentale del dolore psichico e dei problemi di salute mentale che sfigurano moltissime vite. “È sempre mio padre”, “è pur sempre tua madre”: e giù a tollerare, minimizzare, lasciare il campo all’assenza di cura e morale.
Io ho sperimentato sulla mia pelle, come tante e tanti altri, e sin dall’inizio della mia vita, che la famiglia di sangue non assicura assolutamente nulla. Spesso anzi dà vita a una pervicacia dell’umiliazione e del trauma. Nessuno qui intende liquidare tutte le famiglie “naturali” come malvagie – di per sé il sangue è inerte, il problema è semmai ciò gli proiettiamo, da sempre – ma lasciateci lo spazio necessario per immaginarci altrimenti, per dimostrare che in tanti altri modi si può essere felici e – parola che amate – normali. Ne va anche della vostra ragione, e della vostra immaginazione morale. Del sapersi o meno immedesimare in vite che non sono la nostra.
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