Nell’ultima puntata di Storie Italiane su Rai1, il giornalista Klaus Davi ha parlato apertamente della propria infanzia, dal bullismo al rapporto con l’omofobia: “Anche io da piccolo ho subito minacce, aggressioni, ma dirò una cosa politically scorrett, quando mi menavano io rispondevo” dichiara il massmediologo.
Davi racconta di un’infanzia vissuta tra la Svizzera e il Belgio “non sempre rose e fiori”, ma tutt’altro che remissivo a davanti i soprusi ricevuti, che sin dalle elementari ha sempre reagito e risposto con la stessa moneta dei suoi aggressori: “Io non porgevo l’altra guancia, più che seguire il Vangelo seguivo l’Antico Testamento e rispondevo per le rime. Per capirci, se mi picchiavano, mi difendevo e menavo anche io.” racconta il giornalista, per poi aggiungere: “Io questa storia del gay-vittima non l’ho mai tollerata. Non mi ci riconosco“. Davi parla di un’adolescente dal forte temperamento che picchiava e menava gli omofobi, pur riconoscendone la problematicità: “Ovviamente era tutto sbagliato, sia l’aggressione che la contro-aggressione. Ma allora ragionavo così. Sono sempre stato di scorza dura”.
Lo stesso Davi aveva più volte attirato l’attenzione per la sua parentesi politica a San Luca in Aspromonte, insieme alle ripetute minacce da parte della ‘Ndrangheta – incluso il polverone di Buccinasco quando appese cartelloni con il voto del boss Papalia in veste drag queen: “Tutti mi dicevano ‘ma sei pazzo, ti candidi nel cuore della Ndrangheta?” risponde parlando di un periodo “non facile” ma che ha lasciato spazio anche per uno splendido rapporto con la comunità del posto. “Con molto tatto qualcuno mi chiedeva ‘ma è vero che sei gay?’ e io rispondevo ‘sì, ma anche noi gay abbiamo le palle” racconta Davi, tra orgoglio e definizioni arcaiche.
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