Un Gran Premio dell’Arabia Saudita, il primo di sempre, da non dimenticare per Lewis Hamilton. Il sette volte campione del mondo, da settimane all’inseguimento del rivale Max Verstappen per riconquistare la vetta della classifica di Formula Uno, ha chiuso un weekend perfetto. Pole position e trionfo finale a Jeddah, con Lewis che non si è certo trattenuto dal ribadire il proprio disprezzo nei confronti delle politiche omotransfobiche del Paese. Intervistato da Sky Sports alla vigilia del gran premio, il pilota britannico è stato netto, mettendoci ancora una volta la faccia. “In posti come questo c’è il carcere, la pena di morte e restrizioni di vario tipo nei confronti di quelle persone che sono semplicemente se stesse, per le persone lgbtq+. Le religioni possono cambiare, le regole possono cambiare, i governanti possono cambiare queste cose. Hanno il potere di farlo“.
Hamilton ha voluto precisare di aver dovuto gareggiare in un Paese come l’Arabia Saudita, senza poter negare la propria presenza. “Noi non scegliamo dove andare, altri hanno scelto per noi, quindi dobbiamo esercitare pressione su costoro per assicurarci che stiano innescando conversazioni in questi luoghi, creando discussioni scomode necessarie in Paesi come questo. Se mi sento a mio agio qui? Direi di no“.
Il mese scorso in Qatar Lewis Hamilton ha indossato un casco su misura disegnato dall’artista intersessuale britannico Valentino Vecchietti, con la bandiera LGBT+ Progress e le parole “We Stand Together” e “Love Is Love” scritte sopra. Il campione inglese ha indossato il casco per tutto il Gran Premio. Il pilota ha parlato anche dei diritti delle donne, in Arabia semplicemente soffocati: “Ci sono cambiamenti che devono essere fatti. Ad esempio, il diritto di poter guidare. Ci sono donne ancora in prigione per aver guidato automobili molti, molti anni fa. Ci sono tanti cambiamenti che devono accadere e penso che il nostro sport debba fare di più”.
Secondo Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group, tenere Gran Premi in Paesi omotransfobici come Ungheria, Arabia Saudita, Turchia e Qatar aiuterebbe ad accendere i riflettori su determinati argomenti, fungendo da catalizzatore per il cambiamento. Tra una settimana il circo della Formula Uno chiuderà la propria stagione ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, con Hamilton che potrebbe entrare nella Storia della Formula Uno vincendo il suo ottavo titolo mondiale.
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