Chi l’ha detto che l’importante è che se ne parli?
Il modo, persino nel 2019, ha sempre un suo peso. Se ne saranno resi conto nella redazione di Libero, nella giornata di ieri travolta dall’ennesima bufera per l’ennesimo titolo provocatorio, nonché omofobo. L’Ordine dei giornalisti si è detto indignato, dal Governo hanno annunciate immediati interventi e dall’opposizione hanno fatto fuoco e fiamme, così come le associazioni LGBT, da 24 ore in trincea. Ma è dinanzi alla decisione di Ristora, marchio di bevande solubili che fa capo all’azienda bresciana Prontofoods, che in casa Libero hanno probabilmente percepito di averla fatta fuori dal vaso.
Ristora ha infatti comunicato di voler ritirare le proprie pubblicità da Libero, diretto da Pietro Senaldi (direttore responsabile) e Vittorio Feltri (direttore editoriale). In testa al quotidiano non comparirà più il marchio, come annunciato a Lettera43.it da un portavoce dell’azienda.
«Abbiamo ricevuto una valanga di critiche ma anche di insulti, ed è la terza o quarta volta che succede per un titolo di Libero. Ci hanno detto che siamo conniventi, ma noi pianifichiamo e compriamo la pubblicità con programmi trimestrali e non possiamo certo conoscere i titoli in anticipo». «Senza entrare nel merito dei contenuti dell’articolo non vogliamo in nessun modo che il nostro nome venga accostato a quello di Libero. Abbiamo chiamato il giornale, ci avevano detto che forse non era tecnicamente possibile togliere la pubblicità dal giornale già a partire dall’edizione in edicola il 24 gennaio. Abbiamo insistito e abbiamo chiesto che il logo di Ristora venisse eliminato già a partire da quella data».
E così è stato, visto che nella prima pagina di questa mattina, in cui il direttore Pietro Senaldi veste gli abiti della vittima con un editoriale urlato in cui parla di ‘massacro mediatico’ ai danni del quotidiano, compare Immobildream, proprio nello spazio fino a ieri riservato a Ristora.
Una fuga degli sponsor che Daniele Viotti, europarlamentare del Partito democratico, aveva chiesto a gran voce, sui social, appellandosi proprio al marchio di bevande solubili. “Ho deciso di scrivere a Ristora per chiedergli di dissociarsi immediatamente dal vergognoso titolo di Libero di oggi e di valutare se continuare la sponsorizzazione di quel giornale che da anni semina odio e istiga alla discriminazione. L’ho fatto perché quando parlo di responsabilità sociale delle imprese intendo anche che le aziende hanno il dovere di schierarsi, di dire a quale clientela si rivolgono e che modello economico hanno in mente. Ho scritto per la mia dignità, per la dignità delle persone LGBTI, per la dignità di tutte le minoranze colpite a colpi di clava ripetutamente da Libero. Il mio è un piccolo gesto: non comprerò più – e chiederò a tutti di fare altrettanto – prodotti Ristora fino a quando l’azienda non prenderà distanza dalle posizioni del giornale“.
Distanze prese, pubblicità rimossa. Perché l’omofobia, persino in Italia, non paga, come ribadito da un’edicola di Mantova che, come segnalato da I Sentinelli di Milano e daArcigay La Salamandra, si è letteralmente rifiutata di vendere la copia dello scandalo. Applausi.
Indignato. NO WORDS! Perché la gente non impara a guardare nel proprio orticello? Comunque personalmente su Instagram ho segnalato la loro storia dove hanno pubblicato il giornale di oggi penso dove evidenziavano l'articolo in cui si difendevano dagli "attacchi mediatici", e Instagram l'ha rimossa immediatamente. Segnalate sempre per molestie e incitazione all'odio è l'unica via!