Un’ondata di indignazione apparentemente bipartisan. Libero, con l’indecente prima pagina di oggi, è riuscito nell’impresa di ‘unificare’ l’Italia, con i social scatenati, le associazioni LGBT sul piede di guerra e persino la classe politica, tanto al Governo quanto all’opposizione, indignata.
Vito Crimi, sottosegretario all’Editoria in quota 5 Stelle, si è detto ‘disgustato’ per il titolo di Libero, approfittandone per cavalcare ancora una volta la guerra del Movimento al finanziamento pubblico all’editoria: ‘Un giornale che riceve soldi pubblici che prima pubblica titoli razzisti contro, poi oggi anche omofobi. Avvierò immediatamente una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti a un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia’. ‘Mi aspetto che il giornalismo che tanto vede in noi il nemico faccia sentire la sua voce. Probabilmente, chi distrugge la credibilità della stampa sono proprio alcuni giornalisti’.
Tesi sostenuta anche da Luigi Di Maio, vicepremier nonché Ministro dello Sviluppo Economico: ‘Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici’. In parte pura e semplice propaganda, perché da anni i ‘grandi giornali’ non percepiscono un euro di finanziamento pubblico. Diverso il discorso per i più piccoli, Libero in testa.
‘Libero non è un quotidiano ma un foglio di propaganda che vuole alimentare i peggiori istinti e i più beceri pregiudizi’, ha cinguettato Laura Boldrini, seguita a ruota da Dario Nardella, sindaco di Firenze (‘Che vergogna di titolo oggi #Libero. Oltre al fatturato e al Pil qui mi sembra sia calato (e di parecchio) anche l’uso del cervello!‘)’ mentre dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti è arrivata una forte presa di posizione. Il Presidente Carlo Verna ha infatti disposto la segnalazione al Consiglio di Disciplina competente nei confronti di Pietro Senaldi, direttore responsabile del quotidiano, e nel farlo ha invitato tutta la redazione di Libero a riflettere sulle sagge parole del dirigente scolastico del liceo scientifico Oriani di Ravenna, che non aveva cancellato la scritta “il preside è gay” ritenendola “pietra d’inciampo” per l’intelligenza umana. Proprio Senaldi, intervenuto su La7 a L’aria che Tira, ha difeso l’operato del proprio giornale: ‘E’ un titolo che riporta due dati reali ed esistenti. Ritengo un po’ liberticida attaccare così pesantemente un articolo di giornale. Ognuno dice quel che gli pare, noi abbiamo il diritto di dire questo. Chi gli piace ci compra, chi non gli piace non ci compra‘.
Parole ribadite dal direttore Vittorio Feltri, che ovviamente non ha fatto passi indietro. Anzi. ‘L’omofobia ce l’ha in testa chi ci critica. Chi ci spara addosso ha letto solo il titolo ma non il testo, in caso contrario avrebbe scoperto che quei dati ci sono stati forniti dalle stesse associazioni gay. Di cosa ci si offende? Se calano fatturato e Pil c’è qualcuno che se ne rallegra? È un titolo fattuale, come direbbe Crozza”. “E’ un dato di fatto abbiamo citato delle cifre, cosa c’è da indignarsi? Dov’è il problema, non si può dire che aumentano i gay? Siamo forse in Iran?‘.
No, siamo in Italia, fortunatamente. Ecco perché certi quotidiani, che trincerandosi dietro la maschera dell’opinione e della libertà di stampa continuano ad alimentare odio, dovrebbero cominciare a rileggersi il testo unico dei doveri del giornalista.
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