Quando una coppia di donne lesbiche si separa, cosa accade ai loro figli, ora che la persecuzione dello Stato italiano sta annullando gli atti di tutte le famiglie arcobaleno finora registrate dai sindaci? È possibile lasciare i bambini in balia della tempesta affettiva che travolge due genitori che si separano? In Italia sì. Un vuoto normativo nel quale i bimbi sono abbandonati al caos. E dunque al sopruso degli adulti.
Qualche giorno fa avevamo raccontato il caso (che abbiamo dovuto mantenere anonimo) di Luca, che non vede più sua mamma Alba, madre intenzionale, perché si è separata dall’altra sua mamma, biologica, di nome Sara: le due mamme si separano, e quindi Luca non vede più sua madre Alba, perché è una madre lesbica. Una storia scioccante che inchioda la politica italiana, tutta, da destra a sinistra, alle proprie interessate omissioni elettorali, quando non ideologiche: bambini lasciati in balia delle crisi affettive degli adulti, senza che lo Stato italiano li tuteli.
Un caso analogo a quello raccontato qualche giorno fa da Gay.it, emerge ora ad Abano Terme, in provincia di Padova, città delle 33 coppie omogenitoriali le cui registrazioni sono state impugnate dalla procura. A raccontare la vicenda è il Corriere del Veneto (qui, a pagamento) in un’intervista realizzata da Roberta Polese.
Valentina Bortolato, 55 anni, è un esempio di lotta delle mamme intenzionali per il riconoscimento legale dei loro figli. Valentina e la sua ex compagna hanno deciso di avere figli nel 2008, ma dopo i falliti tentativi di procreazione medicalmente assistita, la compagna di Valentina è rimasta incinta di due gemelline nel 2012. Dopo la separazione nel 2018, Valentina ha cercato per sei anni di ricostruire un rapporto con le sue figlie, ma ha incontrato ostilità da parte della mamma biologica. Nonostante una sentenza del Tribunale dei Minori, la madre biologica ha ostacolato il riavvicinamento. Valentina ha denunciato la situazione e si trova ora davanti al Tribunale Penale di Padova. Lo stesso che ha impugnato i 33 atti registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 ad oggi. Valentina Bortolato spiega così al Corriere del Veneto:
“Da mesi ormai non ho rapporti con le bambine. Nonostante una sentenza del tribunale dei Minori che intima alla mia ex compagna di agevolare la relazione con me, la mamma biologica ha sempre ostacolato questo processo. Allora l’abbiamo denunciata e siamo in questi mesi davanti al tribunale penale di Padova: a firmare l’atto di accusa è stata proprio la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari, la stessa che ha impugnato gli atti di trascrizione delle 33 mamme intenzionali padovane. Credo lo abbia fatto per sollevare un caso e costringere il legislatore a tutelare questi bambini e le loro mamme non biologiche”
Valentina ritiene che l’iscrizione all’anagrafe di entrambe le mamme o l’adozione speciale (stepchild adoption) avrebbero potuto aiutarla, ma al momento della nascita delle bambine non era possibile effettuare registrazioni di figli di coppie omosessuali. Valentina ha perso tempo e quando ha considerato l’adozione, è stata lasciata dalla sua compagna. Nonostante tutto, continua a lottare per il suo ruolo di madre e spera che il legislatore tuteli i bambini e le loro mamme non biologiche.
“Per molti mesi nessuno ha potuto obbligare la mia compagna a portarle agli incontri con me, nel frattempo le bimbe sono cresciute e si è spezzato quel legame solido che avevamo costruito nei primi sei anni. Ora è difficile recuperarlo, loro perdono così la mamma che le ha viste nascere e che si è occupata di loro quando erano piccole”
Durante questi anni difficili, Valentina ha avuto il sostegno della sua famiglia e dei suoi amici. Ma non quello di famiglie arcobaleno:
“Le famiglie arcobaleno invece ci sono divise, non le ho avute dalla mia parte”
Questa, come la storia raccontata pochi giorni fa (qui sotto il link) può facilmente scatenare il giudizio verso una o entrambe le mamme. Ma è necessario ricordare che è diritto anche delle persone omosessuali sbagliare e/o lasciarsi travolgere da vicende affettive, a discapito dei figli. Esattamente come accade per le coppie eterosessuali. È lo Stato che deve tutelare i minori da eventuali soprusi degli adulti. Ma per lo Stato italiano i figli delle coppie omosessuali sono figli di serie B.
copertina: immagine creata con intelligenza artificiale
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