Le due mamme si separano, così Luca non vede più sua madre Alba, perché lesbica

Un figlio che per l'Italia versa in una condizione "deteriore". Nel vuoto legislativo la storia vera di una persecuzione di Stato ai danni di un minore che soltanto la magistratura sta tutelando.

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pma procreazione medicalmente assistita coppia lesbiche separate
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Il figlio di una coppia di donne lesbiche nato da procreazione medicalmente assistita (PMA) versa in una condizione “deteriore”, secondo quanto scritto sul sito dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia (organo di monitoraggio giuridico sul diritto di famiglia).

Desta stupore il termine “deteriore”, utilizzato nell’intervento firmato da Cesare Fossati, relativo a una ingarbugliata vicenda, segnalata all’Osservatorio dall’avv. Colomba Eccellente, e che vede due mamme che, nell’atto della separazione dopo la conclusione della loro storia di coppia nella quale hanno avuto un figlio da PMA, non trovano nello Stato Italiano il supporto giuridico per tutelare gli interessi di loro figlio minore. Che dunque, stando a quanto scritto, è un bimbo italiano di serie B, che versa in una condizione “deteriore”.

 

La storia di Alba, Sara e Luca
(nomi di fantasia)

Alba e Sara si sono amate per molti anni. La loro storia di coppia nasce nel 2012, quando iniziano a convivere nella stessa casa. Da subito il desiderio di avere un figlio è forte. Nel 2016 Sara, più giovane di Alba, intraprende una gravidanza assistita e il 3 Gennaio 2017  nasce Luca, figlio di Alba e Sara. Luca viene dapprima riconosciuto all’anagrafe soltanto dalla madre che ha condotto la gravidanza, Alba.

Dopo il primo anno di vita, nel quale il bambino cresce in un clima familiare sereno, coccolato e cresciuto da entrambe le sue due mamme, e circondato dagli affetti di entrambe le famiglie delle due donne, il 19 Luglio 2018 Sara procede al riconoscimento di Luca, con il consenso esplicito di Alba, dinanzi all’Ufficiale di Stato Civile della città di N. Tale atto viene annotato a margine dell’atto di nascita di Luca (minore), rendendo così effettiva la sua doppia genitorialità.

Alla fine del 2018 però la storia tra Alba e Sara entra in crisi, tanto da indurre le due mamme, nel Gennaio del 2019, ad intraprendere un percorso di parent training: le due donne decidono insieme di rendere la crisi di coppia meno traumatica per il piccolo Luca. Sara, la madre biologica* decide di prendere una casa in autonomia, nella quale va a vivere con Luca. Alba, madre sociale*, aiuta Sara ad arredare casa nuova.

Nel Luglio 2019 la situazione si ingarbuglia. La Procura di N. impugna il riconoscimento della genitorialità di Alba, madre sociale di Luca. Nonostante il ricorso di Alba, rigettato dal Tribunale, la Corte d’Appello conferma: Luca non ha più due mamme, ma una sola. Alba non è più la mamma di Luca, che per lo Stato Italiano ora ha una sola mamma, Sara, quella biologica.

Da fine 2019 il rapporto tra Alba e Sara è ormai deteriorato, ben oltre la semplice separazione. In questa situazione, il piccolo Luca è abbandonato alla contesa tra Sara e Alba. Lo Stato Italiano è completamente assente e lascia il minore in balia delle reciproche ripicche delle due ex compagne. In particolare, Sara, avvantaggiata dalla cultura giuridica italiana in quanto mamma biologica*, impedisce sistematicamente a Luca di avere una relazione con Alba, svantaggiata dai giudici in quanto mamma sociale*. Per due anni la situazione tra le due donne peggiora sempre più, e Luca di fatto non vede più una delle sue mamme, perché l’altra ha deciso così e perché Luca è un bambino di serie B per il nostro paese.

Quando Alba prova a far valere i propri diritti di mamma (e i diritti di Luca in quanto figlio), l’altra mamma, Sara, fa leva sull’aspetto tecnico-giuridico, e dunque ribadisce che Alba non ha diritto alcuno su Luca, essendo Sara l’unica mamma, in quanto biologica. Al netto del comportamento di Sara (non ci permettiamo di giudicare la singola persona e la vicenda tra le due donne), è inquietante come Luca, un minore, sia lasciato in balia degli screzi tra due persone adulte. Non è una storia edificante, per uno stato di diritto.

Ora il Tribunale di N. ha trasmesso gli atti al Tribunale dei Minori per interpellarlo sulla vicenda del piccolo Luca.

Dagli atti:

Il Tribunale ritiene doverosa la trasmissione degli atti (…) alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, affinché, (…) accerti l’esistenza o meno di gravi ripercussioni sul benessere psicofisico del minore, connesse alle condotte genitoriali di Sara, in relazione alla necessitò di garantire al minore Luca la continuità delle relazioni affettive di riferimento, ed in particolare con Alba, e provveda, ove ritenga necessario, a stabilire d’imperio un regime di incontri tra Alba ed il minore, a prescindere dalle vicende legali della coppia genitoriale, che è e resta tale dal punto di vista sociale ed affettivo, indipendentemente da ogni aspetto legale connesso al riconoscimento sul minore.

Alla luce di quanto raccontato, è necessario ammettere, non senza amarezza, che affermare che il figlio di due donne nato da procreazione medicalmente assistita versa in una condizione “deteriore” in Italia, come ha fatto l’Osservatorio Nazionale sui Diritti della Famiglia, è certamente inopportuno, ma altresì vero. Ed è vero perché è lo Stato Italiano a rendere “deteriore” la condizione dei bambini come Luca.

Nel silenzio del Governo e del Parlamento a difesa dei minori, l’ultimo baluardo a tutela dei diritti dei minori è costituito dalla magistratura, che in mancanza di una legge di tutela, costruisce giorno per giorno percorsi attraverso i quali garantire tali diritti.

L’omofobia di Stato è questa e l’Italia la sta scagliando contro bambini come Luca. L’odio per le persone omosessuali emerge come il sentimento ispiratore per le decisioni del legislatore e del governo. Soltanto alcuni magistrati, nel silenzio della legge, si assumono le responsabilità di trovare, per ogni singola vicenda, la miglior soluzione per le parti coinvolte, in particolare quando si tratta di minori. Nel caso di Luca, il Tribunale interpella il Tribunale dei Minori, sulla base dell’idea che la mamma sociale sia una mamma a tutti gli effetti. Un principio attualmente calpestato dal legislatore, che ragiona in termini di “regno animale” (madre biologica*).

Per la politica le persone omosessuali non possono essere genitori. E quando riescano ad essere genitori, lo Stato si scaglia contro i loro bambini.

 

* utilizziamo le definizioni “madre biologica” e “madre sociale” assumendole dal linguaggio utilizzato negli atti giuridici che abbiamo esaminato, pur non condividendo il distinguo, che è tuttavia necessario ai fini del Tribunale di N.

 

Immagine di copertina generata con AI.

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