L’uomo delle provocazioni gratuite è tornato.
Intervistato da Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano di Roma, Mario Adinolfi ha ricominciare a sputare veleno nei confronti della comunità LGBT, da sempre suo nemico pubblico numero uno.
Il leader del Popolo della Famiglia ha affrontato il ‘caso’ del questionario umbro sull’omofobia che il Ministro dell’Istruzione ha puntualmente bloccato, perché imboccato dai catto-estremisti del centrodestra, sottolineando come “i ragazzi, anche giovanissimi, interrogati intorno alla propria sessualità secondo me si trovano interrogati in un contesto che non è quello proprio. Non penso che sia la scuola il territorio in cui mi devo dichiarare a 14 anni di essere omosessuali. Queste sono tematiche molto importanti e attengono alla famiglia. Non sono un talebano e ritengo si faccia bene a ragionare sulle discriminazioni anche a scuola, ma l’Italia non è un Paese omofobo“.
Apriti cielo. Il bue che dà del cornuto all’asino. Seconodo l’omofobo Adinolfi, l’omofobia non sarebbe un problema del Bel Paese.
“Quello che mi preoccupa è che attraverso il binario della discriminazione si voglia fare teoria gender nelle scuole, ovvero approcci ad una sessualità liquida. Io dico: ‘Follow the money’, i corsi di questo genere vengono pagati lautamente alle associazioni che li fanno, sono fiumi di denaro”. “Io ho tre figlie quindi riesco ad avere bene o male un parametro di quello che accade nei licei. Vi assicuro che un sedicenne che ha atteggiamenti omosessuali non subisce alcuna forma di discriminazione, provate invece a pensare ad una sedicenne che pesa 100 kili, la discriminazione oggi riguarda i canoni estetici: è discriminato un disabile, una persona di colore, un obeso”.
Quindi io alle medie ho avuto delle allucinazioni dove i miei amici immaginari mi dicevano frocio.