In un Paese come l’Italia Nata per Te di Fabio Mollo, in uscita al cinema il 5 ottobre con Vision Distribution, andrebbe proiettato in tutte le scuole, in Vaticano al cospetto di Papa Francesco e a Montecitorio con il parlamento riunito, senatori a vita inclusi. Il 43enne regista esploso 10 anni or sono con Il sud è niente torna al cinema grazie all’adattamento dell’omonimo libro scritto da Luca Mercadante e Luca Trapanese, edito da Einaudi, con protagonista Trapanese e la piccola Alba, bambina con la sindrome di Down abbandonata in ospedale e da Luca adottata, al termine di una lunga, faticosa, apparentemente impossibile e storica battaglia. Questo perché mai nessun single aveva adottato un bambino in Italia, prima di Alba e del suo papà.
Luca, single, omosessuale, cattolico con un passato in seminario e un presente di impegno assoluto nel sociale, da sempre è mosso da un forte desiderio di paternità. Nel momento in cui scopre la storia di Alba, rifiutata da decine di famiglie considerate “tradizionali”, lotta con tutte le proprie forze per ottenerne l’affidamento. D’altronde Luca di battaglie ne ha combattute tante, conosce il dolore e ha imparato a trasformarlo, abbattendo muri e costruendo spazi di solidarietà. Il suo non è un gesto caritatevole, in Alba lui non vede nessuna disabilità, nessun ostacolo. Luca vuole semplicemente una famiglia.
È una storia straordinaria, quella vissuta da Luca e Alba, venuti al mondo per trovarsi, per viversi e crescere assieme, per diventare una cosa sola. Una storia d’amore, una storia di diritti negati e faticosamente conquistati, una storia sulla paternità e sulla disabilità, una storia che si fa battaglia politica e sociale, in un Paese che da un anno vede il governo in carica attaccare quotidianamente le famiglie arcobaleno. Fabio Mollo ha realizzato un’opera fortemente emozionante, in cui Luca e Alba sono il centro di un Universo ai più sconosciuto. Con Trapanese è stato inaugurato il registro degli affidi previsti dalla legge per i single. Il primo caso in Italia. Un caso eccezionale, reso possibile da una legge vecchia 40 anni, all’epoca all’avanguardia e oggi semplicemente obsoleta. Perché Alba è una bimba affetta dalla sindrome di Down, con il tribunale di Napoli che prova ad affidarla a decine e decine di famiglie considerate più idonee al solo Luca, perché composte da “un padre e una madre”. Ma la piccola Alba viene sempre rispedita al mittente, se non subito rifiutata, perché in un Paese come l’Italia non ci sono aiuti, non c’è sufficiente sostegno per quelle famiglie che hanno ragazzi e ragazze con disabilità al loro interno. Trapanese invece è ben disposto a crescerla, ad amarla, a farla sentire a casa. Al fianco di una battagliera avvocata riesce in un’impresa che pareva impossibile. Per riuscirci pone fine ad una storia d’amore in essere, perché l’ex compagno che voleva come lui diventare genitore avrebbe preferito percorrere altre opzioni, vedi la gestazione per altri, rispetto all’adozione. Luca va avanti per la sua strada, sostenuto da una rumorosa famiglia allargata che da subito si innamora di Alba, così solare e piena di vita, così bisognosa e meritevole d’affetto.
L’ottima sceneggiatura di Furio Andreotti, Giulio Calenda e Fabio Mollo riempie di sfumature tutti quei personaggi apparentemente secondari che anche con poche battute riescono a trovare una loro decisiva collocazione all’interno di una storia che ruota unicamente attorno ai suoi due protagonisti. Il regista osserva da vicino tutti loro, dando ad ognuno di loro profondità. Nei panni di Luca troviamo il 31enne Pierluigi Gigante, ai più sconosciuto e qui chiamato a dare tridimensionalità ad un personaggio fortemente complesso e a tratti contraddittorio. Perché Trapanese è gay e cattolico, è arrivato ad un passo dal diventare prete e non si sente parte di una comunità, non vuole tramutare Alba in una bandiera del Pride ma al tempo stesso è consapevole dell’importanza storica della battaglia legale che l’aspetta, vive pubblicamente al fianco dell’amato compagno ed è dichiarato in famiglia, è taciturno e ha già vissuto mille vite, prima di trovare la sua strada nel sociale, nella paternità al fianco di Alba.
Il resto del cast è uno spettacolo per gli occhi. Teresa Saponangelo è un’esilarante e combattiva avvocata mamma single di due pestiferi gemelli; Barbora Bobulova un’intransigente giudice che a lungo cercherà solo e soltanto famiglie ‘tradizionali’ per Alba; Alessandro Piavani è il fidanzato di Luca, innamorato ma incapace di accettare quella paternità tramite adozione che in un Paese come l’Italia lo vedrebbe comunque uno sconosciuto al fianco di Alba, perché “io per loro non sarei nessuno”; Antonia Truppo è una materna infermiera d’ospedale mentre Iaia Forte la splendida mamma di Luca, incantevole sin dal suo ingresso in scena grazie ad un canto napoletano profondamente toccante.
Nata per Te è un film dalle mille facce. Non solo una battaglia legale, ma anche il coming of age di un uomo fuori dal comune, il racconto di una comunità, di una bambina rifiutata dal mondo, ma soprattutto una grande storia d’amore tra un padre e una figlia e della famiglia che hanno creato insieme. Grazie a vari flashback scopriamo l’adolescenza di Luca, la vicinanza ad un amico d’infanzia che divenne suo primo amore, l’arrivo della vocazione, la sua scomparsa, il sogno dello Spazio, con uno sbarco su Marte metafora di un viaggio impossibile che diventa improvvisamente realtà. Con l’arrivo di Alba tutto cambia. Mollo si sofferma sull’incontro tra queste due anime. Inizialmente complicato, poi presto diventato non solo concreto ma indivisibile. Le primi difficili poppate, i primi rumorosi sonni, i pianti, i primi bagnetti. Luca è un uomo solo insieme a questa minuscola bambina che nessuno parrebbe volere, se non lui. Perché Alba è nata per Luca, e Luca è nato per Alba, nel film interpretata dalla dolcissima Viola Carbone.
In un’Italia che non è certamente la Svezia ma che anzi guarda sempre più pericolosamente all’Ungheria di Orban, in cui la ministra per la famiglia e le pari opportunità trascorre le proprie giornate ad attaccare le coppie omogenitoriali e le famiglie arcobaleno, Nata per Te ribadisce ed esplicita l’ovvio. Una famiglia è dove c’è amore. Nè più, nè meno. Un sentimento nato in mezzo al pianto, cantava Lucio Battisti, che si innalza altissimo e vola sulle accuse della gente, rimanendo indifferente a tutti i suoi retaggi, sorretto semplicemente da un anelito d’amore. Di vero amore.
E l’amore non conosce né generi, né contratti, né bandiere. L’amore è amore, amore e basta.