Due settimane fa un tribunale islamico che si rifà alla sharia nello stato settentrionale di Bauchi, in Nigeria, ha condannato a morte per lapidazione tre uomini con l’accusa di omosessualità. Una decisione, quella presa dal tribunale, che ha scosso la comunità gay nigeriana, terrorizzata dall’ipotesi che simile sentenza possa essere applicata sull’intero territorio nazionale, scatenando un’autentica ondata di violenza omofoba.
In Nigeria le relazioni tra uomini dello stesso sesso sono punibili fino a 14 anni di carcere, secondo la legge nazionale, ma 12 Stati nel nord, a maggioranza musulmana, utilizzano tribunali paralleli della sharia per punire i cittadini accusati di crimini che vanno dall’adulterio alla blasfemia. E in questi casi scatta la pena di morte.
“Questa sentenza apre la porta a giudizi più draconiani contro le persone LGBTQ. È un appello alla violenza“, ha detto alla Thomson Reuters Foundation William Rashidi, direttore del gruppo per i diritti LGBTQ+ Equality Triangle. “Con questa sentenza, siamo tornati indietro nel tempo. Colpisce l’essenza stessa della libertà di espressione e di associazionismo. Alle persone è stato concesso un qualche tipo di diritto per attaccare, mutilare e aggredire le persone LGBTQ+”.
I tre uomini condannati a morte a Bauchi, uno dei quali aveva 70 anni, non sono stati rappresentati da alcun avvocato. Gli uomini hanno ora 30 giorni di tempo per impugnare la sentenza. Qualsiasi pena di morte approvata dai tribunali della sharia, infatti, necessita dell’approvazione del governatore dello stato. Ma qualunque sia la risposta definitiva, è probabile che il caso susciti ostilità e violenza ulteriore contro le persone LGBTQ+ in un Paese in cui l’omosessualità è gampiamente considerata inaccettabile. “È un pendio molto scivoloso“, ha affermato Marline Oluchi, membro del consiglio di ILGA. “Questi sono terreni pericolosi“.
Si tratta del primo caso di un tribunale della sharia nigeriano che ha emesso una condanna a morte per omosessualità, ha precisato Ayomide Adebayo-Oyetoro, avvocato di Lilywood Legal. Nel 2014, un uomo gay era stato costretto a 20 frustate dopo essere stato condannato per sodomia a Bauchi. Le associazioni LGBTQ+ africane stanno lavorando al fianco dei 3 condannati, che hanno 20, 30 e 70 anni, per cancellare la loro sentenza a morte. L’assenza di avvocati ha chiaramente violato i loro diritti costituzionali, ha precisato Adebayo-Oyetoro.
“Credo che se ci sarà un giusto processo, cioè l’appello, la sentenza sarà annullata”. Il caso potrebbe anche alimentare un confronto a dir poco doveroso sull’autorità della sharia in Nigeria, che possiede una costituzione laica. Il mese scorso, un cantante ha chiesto alla Corte d’Appello di dichiarare incostituzionale il codice penale della sharia in un altro Stato del nord. La sentenza è attesa entro ottobre.
“La sicurezza è qualcosa che non sentiamo nostra come persone apertamente queer che vivono in Nigeria“, ha sottolineato Oluchi. “C’è sempre una forma di violenza dopo l’altra… a ricordarci che i nostri diritti vengono violati quotidianamente“.
Più della metà dei nigeriani ha affermato che non accetterebbe un membro LGBTQ+ in famiglia, in un sondaggio del 2019.
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