Ieri 23 ottobre a Gombe, regione prevalentemente musulmana nel nord della Nigeria, 76 persone sono state arrestate dalla Nigeria Security and Civil Defence Corps (NSCDC), entità paramilitare locale, durante una festa di compleanno che vedeva la partecipazione di membri della comunità LGBTQIA+.
La NSCDC ha dichiarato che l’evento era frequentato da “omosessuali e papponi”, sottolineando che l’organizzatore aveva anche l’intenzione di celebrare un matrimonio tra persone dello stesso sesso, atto che contravviene alla legge nigeriana.
Il portavoce della NSCDC per lo stato di Gombe, Buhari Saad, ha informato che l’organizzazione è intervenuta a seguito di una segnalazione anonima. Nel corso dell’operazione, sono stati detenuti 59 uomini e 17 donne; 21 degli uomini hanno poi confessato di essere omosessuali.
Il caso sarà portato di fronte all’Alta Corte dello stato di Gombe il prossimo martedì, e gli imputati rischiano fino a 14 anni di carcere – pena prevista per il reato di omosessualità in Nigeria.
La situazione in Nigeria
Un arresto di massa come questo non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di detenzioni mirate contro la comunità LGBTQ nigeriana. Ad agosto, la polizia aveva già effettuato un blitz in un matrimonio gay nella città meridionale di Warri, situata nello stato del Delta, arrestando diverse persone. Al momento, 69 sono fuori su cauzione.
Episodi in aumento in quello che è considerato uno dei paesi più omofobi al mondo. Organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno fortemente condannato sia le leggi anti-LGBTQ della Nigeria sia l’aumento della persecuzione nei confronti della comunità LGBTQIA+ nel paese.
È importante notare che la Nigeria, come molte altre nazioni africane, vede l’omosessualità come inaccettabile sia dal punto di vista sociale che legale. La legge anti-gay introdotta nel 2014, nonostante le critiche a livello internazionale, è stata rafforzata e stabilisce pene detentive fino a 14 anni per chi viene condannato e proibisce matrimoni tra persone dello stesso sesso, relazioni omosessuali e l’appartenenza a gruppi che promuovono i diritti LGBTQ. In alcuni casi, si rischia anche la morte.
La condizione attuale può essere vista come un microcosmo della situazione più complessa dei diritti umani in Africa. In molti contesti africani, le questioni riguardanti l’identità e i diritti LGBTQIA+ vengono spesso etichettate come una forma di “arroganza occidentale”. Questa percezione è ulteriormente esacerbata da regimi autocratici che sfruttano tale narrazione per giustificare e intensificare il loro controllo sulla popolazione.
La stessa situazione si riscontra infatti in Uganda, in Ghana, in Kenya, nel Burkina Faso fino al Senegal.
Immagine di copertina tratta da “Legend of the underground” documentario HBO sull’omosessualità vissuta in clandestinità in Nigeria.
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