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L’ondata di peni (finti) sullo schermo

Sul piccolo e grande schermo anche gli uomini cominciano a spogliarsi sempre di più. È davvero così rivoluzionario?

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In questi giorni su HBO Max è in onda Minx, serie scritta e diretta da Ellen Rapoport, che segue la genesi di una fantomatica rivista porno per donne negli anni 70 – neanche troppo velatamente ispirata da Viva, reale magazine erotico ta il 1974 e il 1979. Minx è adorabile: tempi comici scoppiettanti, un cast ad hoc, e sa trattare in maniera leggera e mai superficiale il tema della rivoluzione sessuale in America durante gli anni Settanta. Tra le altre cose, è pieno zeppo di piselli. A destra e manca, sbattuti letteralmente in faccia allo spettatore: piccoli, grandi, corti, lunghi, fini, larghi, come ne volete. Minx è solo il nuovo arrivato sul carrozzone dei piselli sul piccolo schermo: c’è Euphoria – abbondantemente criticato per la costante ipersessualizzazione dei corpi – dove per una volta il numero di tette è perfettamente proporzionato a quello dei peni penzolanti in primo piano. In Pam & Tommy – serie Disney+ che ripercorre la storia tra Pamela Anderson e Tommy Lee – Sebastian Stan è nudo davanti lo schermo mentre parla col suo membro senza censure. Si aggiunge anche Evan Handler in And Just Like That, reboot di Sex and The City, Steve Zahn in The White Lotus, Oscar Isaac in Scene di un Matrimonio, e chissà quanti altri che al momento ho perso per strada.

ondata di peni finti sullo schermo
Minx (HBO Max)

In un primo momento, l’esplosione di peni sembra una svecchiata alla regola dei prodotti mainstream: per decadi, il corpo femminile è stato messo alla mercé dell’occhio di chiunque, spogliandosi sul grande e piccolo schermo talmente tante volte da non sorprenderci più. Oggettificato, contemplato, e venerato senza remore, ma il corpo degli uomini rigorosamente fuori campo. Anche in Cinquanta sfumature di Grigio, o altri prodotti stereotipicamente ideati per un pubblico femminile, del pene di Jamie Dornan non c’è traccia (se non inquadrato di sfuggita così velocemente che se starnutite ve lo perdete). Ma le nuove rappresentazioni sembrano conformarsi non tanto ad un nuovo pubblico, quanto ad un nuovo sguardo, che si sottrae al male gaze – termine coniato dalla critica cinematografica Laura Mulvey per identificare la tendenza nelle arti visive a raffigurare le donne attraverso una prospettiva esclusivamente maschile – e cambia le carte in tavola.

Se non fosse che, tre volte su quattro, i peni che vedete sono finti. Buona parte degli attori – da Sebastian Zahn a Jacob Elordi a buona parte degli uomini nudi che avrete modo di vedere in Minx – utilizzano delle protesi. Cosa c’è di così sbagliato a mostrarlo davvero? Un dettaglio in apparenza infimo che al contempo, genera qualche punto interrogativo su quale tabù stiamo rompendo. Mostrarsi nudi davanti la telecamera non sarà così facile per tutti. Eppure le donne lo fanno da una vita, volenti o nolenti, come ordinaria amministrazione. Anche ora che smettiamo di censurarlo, il corpo maschile  (e cis) continua a coprirsi, camuffarsi, mostrandosi all’occhio del mondo solo in forma artificiale. La “rivoluzione” di peni sullo schermo è un’occasione anche per imparare a osservare di nuovo il corpo maschile, liberarlo da cliché o luoghi comuni che asfissiano (anche) il genere maschile. È un invito a scoprire e (ri) scoprire, attraverso narrazioni e contesti differenti. Ma come fa notare Jo Adetunji su The Conversation, queste protesi finte non fanno altro che riflettere gli stessi stereotipi cultuali: “I registi prenderanno sempre i peni più grandi per i personaggi più virili, e quelli più piccoli di solito per generare risate” spiega un realizzatore di protesi alla rivista Fast Company, specificando dei peni veri sarebbero più che graditi, perché potrebbero contribuire a “renderci più a nostro agio con la sessualità“.

ondata di peni finti sullo schermo
Sebastian Stan in una scena di Pam & Tommy (Hulu, Disney+)

Per molti l’utilizzo di protesi ha lo scopo positivo di far sentire le attrici più tranquille e sicure durante le scene di sesso, ma come fa notare Adetunji, nella maggior parte dei casi i nudi frontali non richiedono nessun coinvolgimento intimo tra attori e attrici. Soprattutto, in serie come Euphoria o The White Lotus la grandezza del membro non è affatto funzionale alla storia o allo sviluppo del personaggio, ma è una precisa scelta estetica che – consciamente o meno – rafforza un luogo comune sotto forma di progresso. In un modo o nell’altro, anche sullo schermo, il pene si mostra per riaffermare la validità di un maschio, virile o debole a seconda della forma, con l’urgenza di rivendicarsi anche quando non c’è n’è affatto bisogno: perché non possiamo mostrare un pene così com’è? Senza attribuirgli alcun significato, ma rappresentandolo genuinamente in tutta la sua gloriosa banalità? Come fa notare Adentuji: “Il primo numero di Playgirl, mostrava un nudo frontale, ed era il 1973. Qualcosa che fa apparire l’utilizzo di protesi nel 2022 estremamente pudico.”

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