Gli Oscar più afroamericani e LGBT di sempre, probabilmente. Quella andata in onda nella notte è stata una cerimonia tanto noiosa quanto inclusiva, nello splancare le porte Academy a quelle storie, a quei volti, a quei colori fino a pochi anni fa semplicemente snobbati.
Green Book, già vincitore al Toronto Film Festival e ai Golden Globe, ha trionfato, vincendo l’Oscar come miglior film, per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore non protagonista, ovvero quel Mahershala Ali che nella pellicola di Peter Farrelly indossa gli eleganti abiti di un musicista omosessuale nell’America più razzista e omofoba degli anni ’60. Olivia Colman, divina regina lesbica de La Favorita, ha conquistato un’inattesa statuetta come miglior attrice protagonista battendo in volata la super favorita Glenn Close, tristemente sconfitta per la settima volta in carriera.
Bohemian Rhapsody di Bryan Singer, ovviamente mai nominato nel corso della serata perché reietto di Hollywood dopo le accuse di molestie, ha vinto ben 4 Oscar, compreso quello pesantissimo andato a Rami Malek, che dal palco ha voluto ringraziare Freddie Mercury, non solo figlio di immigrati come lui ma anche omosessuale e sieropositivo. Roma di Alfonso Cuaron, titolo Netflix che puntava a sbancare la nottata, si è portato a casa tre Oscar pesantissimi, ovvero miglior film straniero (primo Oscar di sempre per il Messico), regia e fotografia.
Se Regina King ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista con Se la strada potesse parlare, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di James Baldwin, omosessuale dichiarato, Lady Gaga ha conquistato la sua prima statuetta grazie a Shallow di A Star is Born, eletta miglior canzone. Emozionante il duetto con Bradley Cooper, live dal palco, in una serata che ha tendenzialmente regalato poche emozioni, tantissime pubblicità e pochissimi sorrisi. Siparietti azzerati e Queen chiamati ad aprire lo show, accompagnati dalla grandiosa voce di Adam Lambert.
Dopo Moonlight, in trionfo a sorpresa nel 2017, e La forma dell’acqua – The Shape of Water, assoluto dominatore della scorsa edizione, per il 3° anno di fila un film con chiari riferimenti al mondo LGBT ha vinto la statuetta più ambita. Segno di un’Industria cinematografica che vuole abbracciare, cavalcare e ispirare un deciso cambio di passo, in un’America divisa dall’odio a buon mercato di Donald Trump, vero grande ‘nemico’ della serata.
Oscar 2019 – i vincitori
Miglior film
Green Book – Jim Burke, Charles B. Wessler, Brian Currie, Peter Farrelly e Nick Vallelonga
Migliore regia
Alfonso Cuarón – Roma
Migliore attore protagonista
Rami Malek – Bohemian Rhapsody
Migliore attrice protagonista
Olivia Colman – La favorita (The Favourite)
Migliore attore non protagonista
Mahershala Ali – Green Book
Migliore attrice non protagonista
Regina King – Se la strada potesse parlare (If Beale Street Could Talk)
Migliore sceneggiatura originale
Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly – Green Book
Migliore sceneggiatura non originale
Charlie Wachtel, David Rabinowitz, Kevin Willmott e Spike Lee – BlacKkKlansman
Miglior film straniero
Roma, regia di Alfonso Cuarón (Messico)
Miglior film d’animazione
Spider-Man – Un nuovo universo (Spider-Man – Into the Spider Verse), regia di Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman
Migliore fotografia
Alfonso Cuarón – Roma
Migliore scenografia
Hannah Beachler e Jay Hart – Black Panther
Miglior montaggio
John Ottman – Bohemian Rhapsody
Migliore colonna sonora
Ludwig Göransson – Black Panther
Migliore canzone
Shallow (musica e testi di Lady Gaga, Mark Ronson, Anthony Rossomando e Andrew Wyatt) – A Star Is Born
Migliori effetti speciali
Paul Lambert, Ian Hunter, Tristan Myles e J. D. Schwalm – First Man – Il primo uomo (First Man)
Miglior sonoro
Paul Massey, Tim Cavagin e John Casali – Bohemian Rhapsody
Miglior montaggio sonoro
John Warhurst e Nina Hartstone – Bohemian Rhapsody
Migliori costumi
Ruth Carter – Black Panther
Miglior trucco e acconciatura
Greg Cannom, Kate Biscoe e Patricia DeHaney – Vice – L’uomo nell’ombra (Vice)
Miglior documentario
Free Solo, regia di Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi
Miglior cortometraggio documentario
Period. End of Sentence., regia di Rayka Zehtabchi
Miglior cortometraggio
Skin, regia di Guy Nattiv
Miglior cortometraggio d’animazione
Bao, regia di Domee Shi