L’Italia dei diritti negati torna ancora una volta a far parlare di sé. Nel 2022, una coppia omosessuale riminese si trova a dover fare i conti con il bigottismo burocratico, che impedisce ai loro figli di ottenere qualcosa che tutti noi diamo per scontato: un’identità.
Christian De Florio e Carlo Tumino, influencer, hanno deciso insieme di diventare papà, e insieme si sono recati negli Stati Uniti per accedere al metodo della “gestazione per altri” – in Italia conosciuto come “utero in affitto”.
Così sono nati due gemelli, a tutti gli effetti figli di entrambi. Due bambini che – nonostante la giovane età – devono già scontrarsi con un paese che si rifiuta di riconoscerli e di rilasciare loro i documenti di identità.
«Sono anni che ci battiamo per ottenere la carta d’identità elettronica per i nostri due gemelli. Ma un decreto risalente al governo Conte I, voluto dall’allora ministro dell’Interno, Salvini, ne rende impossibile il rilascio».
Ma cosa implica questo decreto? Secondo la legge, la consegna dei documenti d’identità è vincolata alla dicitura madre e padre, non più al termine più generico di “genitore”. Una complicanza burocratica che non mette in difficoltà solo le famiglie arcobaleno, ma anche tutte quelle che rientrano nella dicitura “non tradizionale”.
«Una questione diventata burocratica, ma che, invece, è di natura squisitamente politica – spiegano De Florio e Tumino -. L’obiettivo di quell’atto governativo ancora in vigore, infatti, è quello di non riconoscere i nostri diritti, in quanto coppia omosessuale. Come evidenziato, proprio ieri (mercoledì, ndr), anche da una sentenza del tribunale di Roma, che lo ha riconosciuto illegittimo. Ci spieghiamo meglio. Fino alla norma introdotta da Salvini, i documenti d’identità per i figli minori presentavano il termine generico genitore. Dopodiché, sulla scorta di un’ideologia identitaria, mirata ad esaltare la famiglia tradizionale, attraverso quel decreto sono state inserite le diciture madre e padre. Da qui l’inevitabile stop alla consegna delle tessere, se non a terminologia differenziata».
Una gabula burocratica che è stata aggirata temporaneamente grazie all’utilizzo dei vecchi documenti cartaceo – in pochi oggi ne hanno ancora uno, ma almeno per i figli di Christian e Carlo pare essere l’unica soluzione.
È da sottolineare però la dicitura “temporanea” – la carta di identità dei gemelli scadrà infatti entro un anno, e si tornerà punto e a capo.
La risposta delle istituzioni
All’appello pubblico lanciato dai due papà, ha risposto prontamente l’assessore con delega all’Anagrafe, Francesco Bragagni.
“Sulla scorta della sentenza dei giudici romani, con gli uffici comunali abbiamo cercato di individuare una strada burocratica da poter seguire. Anche perché sono diverse le famiglie omogenitoriali che hanno fatto richiesta di documenti d’identità elettronici. È evidente che il decreto Salvini abbia modificato le procedure da seguire. Perché se prima sul documento figurava la semplice dicitura genitore, adesso l’Anagrafe è tenuta ad emettere carte con diversa terminologia: madre, per la donna, e padre, per l’uomo. Vedremo come operare da un punto di vista amministrativo. Una cosa, comunque, è certa: faremo del tutto per soddisfare le giuste istanze di queste coppie».
Tuttavia, il problema del riconoscimento genitoriale – che qui può solo venire aggirato e mai risolto – porta con sé tutta una serie di implicazioni gravissime, come evidenziano De Florio e Tumino.
«Parliamo dell’impossibilità per il padre o per la madre non biologici di far valere il loro stato di genitori a tutti gli effetti – denuncia la coppia -. In Italia, infatti, vige ancora la norma per cui solo il componente della coppia omogenitoriale riconosciuto come genitore biologico può assistere i figli in ospedale o a scuola. L’altro no. Non viene ritenuto genitore, anzi nemmeno parente, insomma un semplice sconosciuto. Per fortuna che noi, durante l’operazione di “gestazione per altri” effettuata negli Stati Uniti, decidemmo di unire i nostri semi, ottenendo così lo status legale di genitori, altrimenti ci saremmo trovati nella disgraziata situazione in cuoi versano migliaia di coppie omogenitoriali italiane, in cui solo uno dei due è padre. E questo, nel 2022, è davvero inquietante. Surreale».
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