La mia generazione ha due tendenze: incazzarsi o dare per scontato.
Se incazzarsi è più che lecito — vista la classe politica del nostro paese — dare per scontato è una delle nostre ingenuità più grandi.
Ci sentiamo Mario Mieli dopo aver letto le slide dellǝ attivistǝ su Instagram.
Ma tra tantǝ di noi c’è il forte bisogno di una consapevolezza, oltre che identitaria o sessuale, soprattutto storica.
È per questo che quando ho ascoltato per la prima volta Le Radici dell’Orgoglio mi sono sentita l’ultima delle cretine.
Non che fosse intenzionale, è un progetto troppo intelligente per scadere nel vuoto paternalismo.
Ma perché è tutto quello di cui avevo bisogno e l’ho scoperto solo una settimana fa.
Le Radici dell’Orgoglio è un podcast settimanale ideato da Giorgio Bozzo, e scritto insieme a Bianca Rondolino e Andrea Meroni.
Ci sono innumerevoli ragioni per ascoltarlo, ma io partirei da due dettagli (per me) fondamentali: scorre leggero e ha una colonna sonora così bella da far venire gli occhi lucidi.
Leggero non significa superficiale: è un lavoro di miracolosa ricostruzione storica della nostra comunità, spostandosi dal primo Novecento fino all’attuale seconda stagione —inaugurata lo scorso Dicembre 2021 — dedicata agli anni Ottanta.
L’idea di Bozzo si accende trent’anni fa, in seguito ad un viaggio in America e la folgorante lettura del saggio “Making History: The Struggle for Gay and Lesbian Equal Rights” di Eric Marcus, che attraversò il continente intervistando moltissimi dei diretti protagonisti del movimento LGBTQIA+ americano.
“Tornai in Italia con l’ossessione di sapere qualcosa di più sulla storia della mia nazione” dice Bozzo, che su provocazione di Gianni Delle Foglie, militante gay e gestore della storica libreria Babele di Milano, iniziò a girare l’Italia e raccogliere le dichiarazioni di innumerevoli personaggi.
“Ho cominciato a ricostruire un racconto che non esisteva” racconta Bozzo al gruppo di Lettura LGBT+ di Milano “I libri che si sono occupati della storia del movimento in Italia avevano solo una visione parziale e mai a tutto tondo”.
Il risultato è un progetto gloriosamente national popolare, che senza spocchia o indulgenza, riesce a coinvolgere qualunque tipo di pubblico — queer o meno.
Senza ripetere il fatterello a memoria come una vetusta monografia, ma trasmettendo la stessa iniezione di serotonina che provo durante una parata del Pride o ballando fino alle cinque di mattina con lǝ miǝ amichǝ.
Cosa lo rende così speciale? Attraverso una pluralità di fonti —dal cinema alla letteratura, dalla musica alla televisione, dalla religione alla politica —l’intero team ripercorre le tappe del movimento oltreoceano, ma soprattutto recupera la storia LGBTQIA+ del nostro paese, accrescendo un’identità culturale, altrimenti perduta.
Spiega Bozzo: “Aver negato per così tanto tempo questa storia, averla lasciata in un angolo e non averla presa in considerazione, è stata una grande mancanza della nostra comunità che andava in tutti i modi risolta”.
A raccontare gli eventi non c’è un narratore esterno, ma direttamente le voci di ogni scrittore, giornalista, militante, artista, o chiunque in epoche diverse si è ribellato alle imposizioni dello status quo.
Come la storia di Don Franco Barbero, sacerdote piemontese cacciato dal seminario, che il 4 Febbraio del 1978 celebrò il primo matrimonio tra due uomini.
I racconti di Pina Bonanno (fondatrice del Movimento Identità Trans) e Simona Viola (esponente di +Europa) di quell’estate del 1979 quando una dozzina di amiche transessuali, in segno di protesta, si spogliarono presso un lido milanese, circondate da famiglie e bambini.
Le parole di Romina Cecconi, la “Romanina” più famosa degli anni 70, che con irresistibile ironia ci racconta della sua battaglia per modificare il proprio nome all’anagrafe.
Ma anche il boicottaggio del film Cruising nel 1980, il delitto di Giarre, il bacio lesbico d’Agrigento.
Ogni esperienza è reminder che non siamo lǝ unichǝ al mondo ma — come dice Paolo Hutter nell’episodio 12 — siamo “caso rappresentativo di tantǝ altrǝ” prima di noi.
Le storie delle persone queer si intersecano con la storia del nostro paese, arricchendola e permettendoci di cogliere quelle sfumature nascoste che ci hanno portato ai traguardi di oggi.
In un’epoca in cui le nostra comunità fatica ancora ad ottenere lo spazio meritato, se non soddisfando il fetish di uno sguardo eteronormato e fuori tempo massimo, Le Radici dell’Orgoglio prende in mano il microfono e ci mette al centro della narrazione.
È l’occasione non solo di scoprire le origini della nostra comunità, ma anche di conservare e divulgare un passato che nessuno si è mai preso la briga di raccontarci.
Trovate tutti gli episodi delle Radici dell’Orgoglio qui.
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L’immagini di copertina è composta da immagini di archivio tratte dal canale IG di Le radici dell’orgoglio.
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