Polemiche a raffica per la serie su Jeffrey Dahmer: Netflix rimuove il tag LGBTQ

La serie sul famosissimo serial killer è stata accusata di "sfruttare" la tragedie delle sue vere vittime: "Non ci hanno mai contattati, è avido e brutale"

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State guardando Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer? Tra le top 10 serie più viste su Netflix al momento, lo show diretto da Ryan Murphy e con protagonista Evan Peters, ripercorre in 10 episodi le gesta del “mostro di Milwaukee”, responsabile di diciassette omicidi tra il 1978 e il 1991. Nonostante il successo di stream (ma una scarsa accoglienza dalla critica, con solo il 46% di recensioni positive su Rotten Tomatoes) sta attirando più attenzione del dovuto, e non nel migliore dei modi.

Netflix ha tolto il tag LGBTQ alla serie (ndr. lo stesso Dahmer era omosessuale e le sue vittime erano altri uomini gay abbordati nei locali gay), dopo che innumerevoli user sui social hanno accusato la piattaforma di associare un mostruoso serial killer cannibale con il mondo queer, definendolo di cattivo gusto e fuorviante: “Non è questa la rappresentazione che stiamo cercando” ha commentato un user su TikTok, pur aggiungendo che “tecnicamente è vero“.

Ma le controversie intorno all’ultima miniserie di Murphy non si fermano qui: tantissimi famigliari delle (vere) vittime hanno criticato e protestato apertamente la serie per aver sfruttato delle tragedie reali senza tener conto dell’effetto che può avere sui loro cari. Nonostante nessuna clausola impedisce a Netflix di riadattare gli eventi, in molti reclamano almeno un anticipo sui contenuti, un trigger warning in segno di rispetto su chi quelle esperienze le ha vissute sul serio: “Non sto dicendo a nessuno cosa guardare, so che i true crime vanno tantissimo in questo momento. Ma se siete davvero interessati alle vittime, la mia famiglia è inca*zata per questo show.” scrive su Twitter Eric Perry, cugino di una delle vittime, Errol Lindsey “È come un nuovo trauma che si risveglia ancora e ancora, e per cosa? Di quanti film,serie,documentari abbiamo bisogno?”.

Perry fa anche riferimento al personaggio di Rita Lindsey, sorella di Lindsey (interpretata sullo schermo da Niecy Nash), criticando in particolare la scena in cui Rita è in tribunale a testimoniare davanti Dahmer, considerandola qualcosa di “selvaggio”. I produttori della serie l’hanno definita un tentativo di onorare le vittime della tragedia, ma Perry sottolinea che nessuno ha mai contattato i famigliari: “No, non avvisano mai le famiglie quando fanno questp genere di cose. Sono tutti registri pubblici, quindi non devono notificare (o pagare) nessuno. La mia famiglia l’ha scoperto in contemporanea a tutti gli altri”. Perry racconta che i cugini si risvegliano ogni notte a distanza di mesi, con tonnellate di chiamate e messaggi sullo show: “È crudele” conclude Perry.

Nelle ultime ore anche la stessa Rita Lindsey si è esposta sulla miniserie, condividendo in un articolo per Insider cosa significa rivedere sé stessa e la tragedia che ah vissuto sullo schermo: “Quando ho visto un po’ della serie, mi ha infastidito, soprattutto quando ho visto me stessa – quando ho visto il mio nome sullo schermo e questa donna ripetere esattamente quello che ho detto” scrive Lindsey, raccontando come rivedersi ha riportato a galla tutte le emozioni di quel momento: “Non sono mai stata contattata dallo show. Credo che Netflix avrebbe dovuto almeno chiedere se ci dispiacesse o come ci sentissimo a riguardo. Non mi hanno chiesto nulla, l’hanno fatto e basta“.

La sorella della vittima spiega di non voler alcun soldo dalla multinazionale, riconoscendo che lo scopo dell’opera è di lucro, ma continua a spiegare che avrebbe preferito un trattamento diverso: “Avrei potuto capire se avessero donato parte dei soldi ai figli delle vittime. Se lo show li avesse supportati, non sarebbe risultato così brutale e privo di cura. È triste che vogliono solo fare soldi con questa tragedia. È avido”.

Lindsey specifica di aver visto solo l’episodio con lei protagonista, e di non aver intenzione di visionare altro: “Non ho bisogno di guardarlo. L’ho vissuto. So esattamente cos’è successo” . Ma nonostante lo show abbia riportato a galla vecchi dolori, per Rita Lindsey non tutto il male vien per nuocere: “Ne ho beneficiato. Ne ho beneficiato perché oggi posso affrontarlo diversamente rispetto al passato. Posso parlarne senza la stessa rabbia. Sto ancora imparando a perdonare, anche se non capisco, e andare avanti con la mia vita”.

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