Daniele ha sempre avuto una vita avventurosa. Ha attraversato l’Atlantico in barca e fondato un club nautico. Un giorno ha preso una decisione ancor più coraggiosa e ha scelto di essere esternamente come lui sentiva di essere nel suo animo, iniziando una transizione FtM.
- Com’è stato attraversare l’oceano Atlantico?
Daniele – La traversata atlantica è un’esperienza che non si potrà mai dimenticare, ti entra dentro e rimane fotografata nei tuoi ricordi come un tatuaggio. Ancora ricordo il profumo del mare e il plancton fluorescente sulle creste delle onde nelle nottate di traversata. Siamo salpati il 5 dicembre del 2012, proprio quando ci sarebbe dovuta essere la fine del mondo, e se proprio così doveva andare avevo scelto di morire nel mio mare; dicevo… siamo salpati il 5 dicembre 2012 da Las Palmas e siamo atterrati a Barbados il 29 dicembre, splendida isola dei Caraibi. Eravamo in 6 in barca. Facevamo turni per tutto: per preparare il pranzo e la cena, per le pulizie della barca, per dormire, per fare acqua dissalata, per la navigazione.
- Ad un certo punto della tua vita, ti sei “imbarcato” in un’impresa ancora più coraggiosa e hai deciso di fare una transizione di genere. Com’è andata?
Non è stato semplice, lo ammetto! Dalla tenera età di 4 anni avevo già capito che il mio corpo di aspetto femminile non mi calzava, ma solo all’età di 50 anni mi sono fatto coraggio per affrontare la mia famiglia. Lavoro e amicizie non erano per me uno scoglio, lo scoglio più grande erano solo mia mamma e mio papà. Solo loro contavano. Non volevo ferirli, ma non volevo invecchiare più in un corpo da donna, volevo essere finalmente me stesso. Ho vissuto una vita molto movimentata, passaggi lavorativi importanti, storie d’ amore intense, ma non riuscivo ad essere in equilibrio con l’universo. Era arrivato il tempo del percorso di transizione. Il mio passaggio da donna a uomo avrebbe dato il via a quella energia che avevo sempre desiderato. Oggi sono Daniele e fiero di aver avuto la forza di affrontare me stesso.
- Il percorso però non è stato molto semplice, soprattutto all’inizio…
Mi è capitata una cosa che al tempo è stata spiacevole e oggi mi appare buffa. Quando mi sono presentato in tribunale per la sentenza del cambio nome e per l’avvio alle operazioni chirurgiche, ho trovato una giudice transfobica o se preferite, un po’ troppo prudente. Ho dovuto aspettare ben tre udienze perché il giudice chiudeva rimandava sentenziando che non era ancora per lei (me) arrivato il momento di cambiare identità! Situazione quasi irreale, ma questo è accaduto purtroppo.
- Hai un messaggio per i nostri lettori?
Ho sbagliato tante volte nella vita, ma non mi sono mai fermato al primo scoglio. Non abbiate paura di fare errori, sono opportunità per vivere. Vivete la vostra vita, non quella degli altri. Il coraggio e la vostra autostima vi porterà solo la magia per essere felici come vi meritate.
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