Il 30 maggio si sarebbe dovuto tenere il Piacenza Pride 2020. Sarebbe stata la prima parata in Italia di quest’anno. Il Covid 19 ha scombinato tutti i piani per questo singolare Pride Month. Ma non per questo la comunità LGBT si è arresa. Le battaglie per richiedere pari diritti, una legge contro l’omotransfobia, il matrimonio egualitario, le adozioni e l’essere riconosciuti come famiglia non si fermeranno mai, nemmeno con una pandemia.
Il Pride Month è un insieme di appuntamenti a giugno, per ricordare quanto accaduto il 28 giugno 1969, quando la polizia fece irruzione allo Stonewall Inn, un celebre bar LGBT di New York, fermando tutti i presenti. Ma quella notte, a differenza delle altre volte, alcune persone si ribellarono, attaccando gli agenti, che dovettero chiamare rinforzi per bloccare la protesta.
Per la prima volta, quella notte la comunità LGBT si fece sentire.
La madre dell’orgoglio: Brenda Howard
Brenda Howard si potrebbe definire la madre del Pride Month. Un anno dopo la rivolta di Stonewall, organizzò la Gay Pride Week e la Christopher Street Liberation Day Parade. Così è nato il primo pride della storia. E da quell’anno, le parate di sono svolte sempre di più, in quasi tutto il mondo. Anche dove essere gay può costare la vita.
Protagoniste della rivolta, anche Sylvia Rivera, arrestata, picchiata e violentata dagli agenti di polizia e Marsha P. Johnson, donna trans nera, che dopo la rivolta del 28 giugno, ha portato avanti la protesta per 6 giorni consecutivi.
Il Pride Month: un modo per ricordare le battaglie della nostra comunità
La carnevalata del pride, la marcia di persone nude, un pericolo per i bambini che vi assistono. Le parate del pride sono state classificate negativamente in ogni modo.
E anche se l’organizzazione della marcia in sé è cambiata nel corso degli anni, il senso del Pride Month e di ogni parata è quella di ricordare coloro che sono morti per i loro diritti, che sono stati picchiati solo perché gay, o transessuali, o bisessuali, o lesbiche.
E’ un modo per dire agli omofobi che nonostante dicano che siamo contro natura, che non dobbiamo avere figli, che non possiamo essere riconosciuti come famiglia, noi non ci arrediamo. Non faremo passi indietro.
Continueremo a combattere, in ricordo di coloro che quel 28 giugno 1969 hanno dato filo da torcere alla Polizia per una notte intera.
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