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Il “Pride Rurale” di Chenevelles, non carri ma trattori, e l’orgoglio LGBTQIA+ contagia la campagna francese

Se l'orgoglio si fa strada nei piccoli centri: il reportage di Tetu sul Pride Rurale di Chenevelles

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Pride Rurale di Chenevelles - Foto di Tetu.com
Pride Rurale di Chenevelles - Foto di Tetu.com
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Il Pride è tradizionalmente associato alle grandi città, dove la comunità riunisce in imponenti masse multicolori per ottenere maggiore visibilità, celebrare le vittorie raggiunte e promuovere la lotta per i diritti su grande scala.

Ma cosa succede quando la lente di ingrandimento si sposta dalle grandi metropoli alle aree rurali? Quando un piccolo corteo attraversa i viottoli sterrati di minuscole città in cui il tempo spesso sembra essersi fermato?

A Chenevelles, un piccolo villaggio nella regione della Vienne, in Francia, la seconda edizione del Pride Rurale ha visto la partecipazione di più di 1.500 persone, un numero straordinario per un luogo che conta solo 482 residenti.

 

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Visibilità dove ce n’è più bisogno: il Pride travolge la periferia

Lo abbiamo visto con i Pride di provincia e nei piccoli comuni sul territorio italiano: più ci si allontana dalle grandi città, più la visibilità per le piccole comunità risulta fondamentale. Tuttavia, il Pride Rurale – organizzato dall’associazione Fiertés Rurales – porta questo concetto a uno step successivo.

Nei piccoli centri da cui i giovani spesso scappano, dove la densità della comunità è inferiore e l’isolamento può diventare più marcato, un evento di questo tipo può fare differenza. Il Pride Rurale fornisce una piattaforma per la rappresentazione e la visibilità in un contesto dove, spesso, le identità non conformi vengono nascoste o addirittura ostracizzate.

L’immagine tradizionale della campagna come intrinsecamente conservatrice o meno accogliente per la comunità LGBTQI+ viene sfidata, per scoprire che, facendosi sentire, è possibile ritagliarsi uno spazio anche in luoghi da sempre poco inclini ad accogliere la diversità. 

Il Pride Rurale di Chenevelles

Il piccolo villaggio di Chenevelles, situato nella regione della Vienne, ha quindi ospitato la sua seconda edizione del Pride Rurale lo scorso 29 luglio, attirando un’inaspettata folla di oltre 1.500 persone. Per un luogo con soli 482 residenti, questo è stato un successo straordinario.

Nonostante le condizioni meteo non troppo favorevoli, il corteo, guidato – naturalmente – da trattori splendidamente decorati, si è messo in movimento con poco ritardo rispetto all’orario prestabilito. Una marcia unica, che ha visto una grande varietà di partecipanti, dai giovani agli anziani, fianco a fianco in segno di solidarietà e supporto alla comunità LGBTQIA+.

Un Pride che ha tenuto fede al tradizionale tono festoso e colorato dei cortei che siamo abituati a vedere nelle grandi città, ma che in questo contesto ha dimostrato un fortissimo impatto sociale. In testa al corteo, la sindaca trans di Thilloy-lez-Marchiennes, Marie Cau, e diverse altre personalità politiche e personaggi pubblici appartenenti alla comunità.

È un modello da emulare, avrei desiderato adottarlo nella mia città, ma purtroppo mancano le risorse” ammette il Cau. “Va elogiato l’impegno di regione, dipartimento e di tutti i partner a Chenevelles. È un paradosso. Le grandi città hanno più fondi, ma spesso le idee innovative provengono dai territori rurali e più remoti.

Significativa anche la presenza Dominique Faure, Ministro per lo Sviluppo delle Comunità Rurali e Bérangère Couillard, Ministro per le Pari Opportunità, che sul piccolo palco del Pride hanno ribadito l’impegno del governo francese nel promuovere i diritti civili ed espresso solidarietà per le comunità ancora marginalizzate.

Mentre i Pride nelle metropoli continuano a giocare un ruolo cruciale nella celebrazione e nella lotta per i diritti LGBTQI+, eventi come il Pride Rurale sottolineano l’importanza della rappresentazione per quei piccoli centri in cui il progresso sociale fatica ancora ad arrivare.

La diversità e l’inclusione non sono concetti limitati geograficamente, ma valori universali che meritano di essere celebrati ovunque. Eventi come questo dimostrano che, indipendentemente da dove viviamo, la comunità LGBTQIA+ esiste e si fa sentire.

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