In un tempo complesso come il nostro, un tempo fragile e delicato, di guerre e pandemie, di siccità ed esclusioni sociali, è necessario comprendere cosa si nasconde concretamente dietro alla parola “intersezionalità”: cos’è e soprattutto perché non possiamo prescindere dal comprenderla, se vogliamo sopravvivere? Vi consigliamo cinque libri a tema.
1) Manifesto queer vegan – Rasmus R. Simonsen – Ortica Editore
Essere vegani ed essere queer: in che modo la scelta etico-alimentare ha a che fare con la nostra identità? E, soprattutto, in che modo quella del veganesimo è una presa di posizione che parla non solo di come la pensiamo, ma anche di ciò che siamo? Rasmus R. Simonsen, accademico canadese, affronta questo tema in Manifesto queer vegan, un pamphlet agile e brevissimo edito in Italia da Ortica Editrice. Il discorso di Simonsen prende il via da un dato storico emblematico: mangiare carne è considerato un gesto virile, sanguinolento e gerarchizzante, dunque perfettamente inscritto in una logica eteronormativa e capitalista. Per questo motivo, non mangiare carne e derivati è una scelta etimologicamente queer, una scelta obliqua rispetto alla norma, rispetto a ciò che è naturalmente e socialmente accettato. Un testo come questo, pur nella sua brevità, riesce nell’intento di illuminare il punto d’incontro tra queerness e veganesimo, partendo da un importante presupposto: gli animali rappresentano il prototipo della otherness, dell’alterità, della marginalizzazione.
2) L’unica persona nera nella stanza – Nadeesha Uyangoda – 66th and 2nd
A metà strada tra il memoir e la saggistica, L’unica persona nera nella stanza della giornalista italosrilankease Nadeesha Uyangoda racconta cosa significa appartenere a una minoranza etnica in Italia ed essere sempre, in modo così evidente e specifico, membro (anzi membra) di una categoria indubbiamente marginalizzata. Senza mai bearsi dell’illusione di avere certezze e punti fissi, Uyangoda mescola la sua esperienza personale a riflessioni di carattere collettivo e si fa così sineddoche e metonimia di una comunità vastissima e di tutti coloro che, almeno una volta, si sono in netta minoranza. Tanti sono i temi affrontati: dall’intersezionalità, appunto, all’incontro con l’Altro, dalla rappresentazione mediale delle minoranze al tokenism (il gesto di avvalersi di persone appartenenti a una minoranza per offrire di sé e del proprio prodotto un’apparenza vacua e controproducente di inclusività), dall’attivismo digitale al colonialismo italiano. L’unica persona nera nella stanza riprende le fila di un discorso che per anni abbiamo sottovalutato e dimenticato e prova a rispondere a una domanda: cosa significa essere neri in Italia? E, più in generale, cosa significa far parte di una minoranza?
3) Femmine – Andrea Long Chu – Nero Editions
“Siamo tutte femmine. […] Essere femmine è diventare ciò che vuole qualcun altro. Siamo tutti femminucce”. È questo l’assunto di partenza di Femmine, il saggio controverso di Andrea Long Chu che, riscrivendo le opere e il pensiero di Valerie Solanas, smonta la nostra retorica intorno ai generi sessuali. Se è vero, come scrive Long Chu, che siamo tutti femmine e che tutti odiamo esserlo, perché essere femmine è cedere ai termini dell’autonegazione, allora le nostre certezze in merito ai corpi e alle identità crollano miseramente al suolo. La femmina qui è dunque l’emblema della marginalizzazione, lo stendardo di ogni asimmetria sociale. Innalzare la femminilità a questa posizione è rischioso, controverso e problematico, ma funzionale a ricalcare le dinamiche gerarchiche della nostra società. Un compendio, complesso e stratificato come questo, aiuta il nostro sguardo a non addormentarsi mai tra le valli di un’oratoria conciliante e normalizzante, ma anzi costringe, attraverso i mezzi della provocazione, a spostare gli occhi un po’ più in alto.
4) Ragazza, donna, altro – Bernardine Evaristo – SUR
È già diventato un cult Ragazza, donna, altro, il romanzo con il quale Bernardine Evaristo ha vinto il Booker Prize, imponendosi sul panorama editoriale di tutto il mondo come una delle scrittrici più importanti del nostro tempo. Libri come questo segnano il tempo e ne catturano lo spirito non rinunciando però al fascino della letterarietà, ma anzi facendosi riconoscere per le scelte linguistiche e di stile. Ambientato a Londra, Ragazza, donna, altro è un romanzo polifonico e corale, che intreccia e interseca le voci di dodici protagoniste diverse, dodici donne di origini miste e di provenienze, classi e orientamenti differenti. Dodici storie intrecciate, che, intrecciandosi, colgono il concetto di intersezionalità e spalancano gli sguardi e lo spazio narrativo in modo tale che nessuna – nessuna voce nessuna donna nessuna identità – possa essere spostata dal centro focale della storia. Ogni storia è connessa alle altre eppure indipendente, ogni punto di vista è valido quanto gli altri, non c’è subordinazione sotto la penna di Evaristo, non c’è gerarchia, ma anzi un micromondo dove esistono solo protagoniste e non c’è spazio per personagge sussidiarie. In una Londra falcidiata da Brexit e dal cambiamento climatico, le vite di queste donne si intrecciano a quelle degli uomini. Nel descrivere gli uomini, Evaristo usa lo stesso sistema valoriale utilizzato per le donne e ciò che ne deriva è un ecosistema in cui donne, uomini, ragazze e ragazzi convivono in nome dell’inclusione e della parità. Evaristo sovverte gli equilibri e con questo romanzo indimenticabile fa attivismo narrativo: dà voce, e lo fa con ostinazione, a chi in letteratura e nella società non ha mai avuto voce.
5) Decolonialità e privilegio. Pratiche femministe e critica al sistema mondo – Rachele Borghi – Meltemi
Di tutt’altro genere e tutt’altra natura è Decolonialità e privilegio. Pratiche femministe e critica al sistema mondo, testo scritto da Rachele Borghi e pubblicato da Meltemi, editore molto attento ai temi dell’intersezionalità e dell’inclusione. Decolonizzare o decolonializzare? I termini sono simili nell’etimologia e nella morfologia, ma piuttosto diversi sul piano della semantica. In questo testo, denso e fondamentale, Rachele Borghi ci insegna a decostruirci e decolonializzarci, che non significa necessariamente (o non significa soltanto) decolonizzarci e vivere in un mondo post-coloniale. Decolonizzare è un punto di partenza, oggi bisogna decolonializzare il nostro pensiero, dunque spalancarlo e così costruire spazi (concreti e immaginifici) di ribellione, spazi in cui i corpi possono essere concretamente liberi. Bisogna ricostruirsi e ricostruire il nostro sistema mondo partendo dalla consapevolezza dei nostri privilegi. Pensare decolonialmente significa, quindi, rinunciare all’idea che esistano sistemi di pensiero e spazi più validi di altri. Questo di Rachele Borghi è un testo unico, perché racconta il mondo ma anche il sé e racconta il mondo attraverso il sé. Perché è solo se partiamo da noi stessi, dalle nostre consapevolezze e dai nostri corpi, che possiamo riscrivere i sistemi, gli ordini, gli universi.
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