In questo articolo
- 1 Matriarché, Francesca Colombini e Monica Di Bernardo, Exorma
- 2 Fat Shame, Amy Erdmann Farrell, TLON
- 3
- 4
- 5 Perché il femminismo serve anche agli uomini, Lorenzo Gasparrini, Eris Edizioni
- 6
- 7
- 8 Donne, razza e classe, Angela Davis, Edizioni Alegre
- 9
- 10
- 11 Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Judith Butler, Laterza
Matriarché, Francesca Colombini e Monica Di Bernardo, Exorma
Qualsiasi discorso sulle discriminazioni oggi non può prescindere da quello ambientalista. La crisi ambientale peggiora e acuisce le marginalizzazioni, rende i fragili ancora più suscettibili, i poveri ancora più poveri. Spesso non viene percepito come un dato evidente, ma l’affaticamento del nostro pianeta aggrava qualsiasi altra crisi. Persino il discorso femminista non può più dimenticare di intersecarsi con quello ambientale. Non a caso, infatti, definiamo il nostro pianeta una madre, la Madre Terra. Lo identifichiamo con il genere femminile e perciò ci sentiamo legittimati a calpestarlo, sfruttarlo e ad abusarne. La Madre Terra è la prima di tutte le donne, la madre di tutte le madri, il simbolo primordiale delle asimmetrie tra potenti e subalterni. In che modo, allora, possiamo superare queste dinamiche? Cosa intendiamo con “matriarcato” e con “principio materno”? Francesca Colombini e Monica Di Bernardo portano avanti da anni una ricerca che le ha condotte verso le società matriarcali che hanno abitato e abitano il nostro pianeta. Società più egualitarie, dove le differenze di classe e genere vengono superate in nome di un principio che ci accomuna e ci lega indissolubilmente al terreno nel quale siamo radicati. Questi pensieri hanno preso corpo in un libro che è una chicca imperdibile, utile a comprendere il nostro tempo, il nostro mondo. Si intitola Matriarché e lo ha pubblicato la coraggiosa casa editrice Exorma.
Fat Shame, Amy Erdmann Farrell, TLON
Perché il femminismo serve anche agli uomini, Lorenzo Gasparrini, Eris Edizioni
Donne, razza e classe, Angela Davis, Edizioni Alegre

Ancora prima di Kimberlé Crenshaw, l’attivista afroamericana Angela Davis pubblica un testo che teorizza, forse inconsapevolmente, il concetto di intersezionalità, iniziando a codificarlo e gettando le basi del pensiero femminista contemporaneo. Donna, razza e classe esce per la prima volta nel 1981 e ancora oggi non ha ancora esaurito il suo potenziale sedizioso, la sua brillantezza, il suo irraggiungibile acume. «Razzismo e sessismo frequentemente convergono e la condizione delle donne lavoratrici bianche è spesso legata allo status oppressivo delle donne di colore» scrive Davis, sollevando così una questione annosa e ancora oggi sottovalutata: l’importanza della classe sociale nella definizione della nostra identità. Un testo tanto fondamentale, che se non esistesse, non esisterebbe oggi nemmeno gran parte di quello che siamo.
Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Judith Butler, Laterza
Altrettanto importante, altrettanto illuminante e anche altrettanto complesso (va detto!) è il poco più recente Questione di genere con il quale Judith Butler, filosofa statunitense, ha letteralmente decostruito e destrutturato il discorso intorno ai generi sessuali e alle sessualità biologiche, rivelandone la fallacità e introducendo il concetto di performatività. Il corpo sessuato, secondo il pensiero di Butler, non è un dato biologico inconfutabile, ma un costrutto sociale. Tessendo insieme le filosofie di Foucault e Wittig, di Irigay, Kristeva e de Beauvoir, Judith Butler riscrive la storia dei nostri corpi e ci regala uno sguardo nuovo sulla nostra carne, sui nostri genitali, sulla nostra società. Questione di genere non è soltanto un testo imprescindibile per il femminismo contemporaneo, ma anche un volume indispensabile a ripensare l’identità, a ripensare l’essere umano.
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