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Quest’outing barbaro, becero e vile

Un’operazione che rischia di essere più deleteria che altro. Una violazione della privacy senza il supporto di prove di alcun genere né del coraggio di chi ne ha la paternità politica. E adesso?

Quest'outing barbaro, becero e vile - outing vileBASE - Gay.it
3 min. di lettura

Nel 2008 Gay.it fece il primo "outing" della storia italiana. Oggetto dello "svelamento" della sua omosessualità fu Beppe Convertini, che a quei tempi era un attore sulla cresta dell’onda, un personaggio che si presentava in tutti i rotocalchi italiani come "fidanzato ideale" delle donne italiane in compagnia di belle ragazze. Ad aiutarci in quel lavoro giornalistico fu il suo ex compagno che ci fornì testimonianze e fotografie. Il Signor Convertini, in tutta risposta, ci citò di fronte al Garante della Privacy, che però alla fine, in una sentenza che molti giuristi definirono storica, ci dette ragione, sostenendo che non poteva invocare molta protezione della propria vita privata chi ha corstruito "la propria immagine pubblica mediante costanti richiami alla propria vita privata e di relazione con le quali lo stesso ha reso noti, nel corso degli anni, flirt e relazioni sentimentali, nonché aspetti e particolari relativi alla propria sfera personale e, in alcuni casi, anche a quella sessuale), apparendo come esempio di virilità e sensualità (tanto da dedicare uno spazio del proprio sito alla rappresentazione di sé quale "fidanzato ideale")".

Quell’operazione fu una vera e propria inchiesta giornalistica, firmata con tanto di nome e cognome da me e da Daniele Nardini, che ci assumemmo quindi la responsabilità personale di quanto avevamo scritto, come giornalisti regolarmente iscritti all’Albo.

Quella che è apparsa oggi è invece qualcosa di completamente diverso. E’ una operazione di outing che non posso non definire che becera, vile e barbara. Una operazione che nulla a che fare col giornalismo e col giornalismo di inchiesta in particolare, che viola la privacy delle persone senza alcun supporto di prove (fotografie, testimonianze o altro). Chi ha deciso quali nomi pubblicare e quali no? Come sono stati raccolti questi nomi? Sulla base di quali prove è stato deciso di inserirli in questa lista? Cosa c’è a supporto di queste affermazioni? Siamo proprio sicuri che tutti i personaggi inseriti in questa lista siano effettivamente omosessuali o piuttosto sono solo pettegolezzi, dicerie, discorsi da bar?

A queste domande chiaramente nessuno risponderà, perchè gli autori di questa lista sono gli amici stranieri di Aurelio Mancuso. Ma è inutile nasconderci dietro ad un dito: avendo annunciato questa operazione il giorno dopo l’ennesima bocciatura in aula della proposta di legge contro l’omofobia di Paola Concia, Aurelio si è assunto in qualche modo la paternità politica dell’operazione di oggi, salvo poi svincolarsi dalla paternità giuridica utilizzando i vari sistemi che possono rendere anonima la nostra presenza su internet. Del resto, ad aprire un sito su wordpress ed ad utilizzare uno dei tanti browser che ti permettono di nascondere il proprio IP non servono dei maghi dell’informatica.

Qui sta una delle critiche più grosse che mi sento di fare ad Aurelio: una barbarie che mette il movimento lgbt, di cui gran parte ha comunque ha giustamente preso le distanze da questa operazione, alla stregua di qualche giornalaccio della scuderia di Silvio Berlusconi, come ad esempio fece Il Giornale contro Dino Boffo, il Direttore dell’Avvenire di cui Vittorio Feltri rivelò le presunte abitudini sessuali. Ma in quel caso, almeno, c’era un nome e un cognome di un giornalista iscritto all’Albo:
proprio qui sta quindi la seconda critica grave che si deve muovere ad Aurelio, quella della viltà dell’operazione.

Che succederà ora? Davvero crediamo che così abbiamo risolto gran parte dei nostri problemi? Davvero il 75% dei lettori di Gay.it che hanno ritenuto di approvare in un sondaggio ritengono che alla barbarie che noi subiamo quotidianamente, vedendo negati i nostri diritti, bisogna rispondere con la stessa o con una barbarie ancora più grande? E’ questa la fine che vogliamo veder fare al nostro movimento lgbt, ridotto alla stregua di quel giornale dell’Uganda che l’anno scorso pubblicò i nomi degli omosessuali che abitavano nella capitale?

Alesseio De Giorgi
Direttore di Gay.it

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