A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia, ILGA-Europe ha diffuso l’undicesimo report annuale sui diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali in Europa e in Asia centrale. La ricerca include eventi accaduti tra gennaio e dicembre 2021, fornendo così un’istantanea di ciò che è avvenuto durante l’anno, a livello nazionale e internazionale, documentando i progressi e le tendenze riguardanti la situazione dei diritti umani delle persone LGBTI.
L’Italia si è classificata al 33esimo posto su 49, con appena il 24.76% in una scala di valori compresa tra lo 0% (violazioni gravi dei diritti umani, discriminazione) e il 100% (rispetto dei diritti umani, piena uguaglianza). Lo scorso anno eravamo 35esimi.
Malta guida la classifica con il 92%, seguita da Danimarca (73.78%), Belgio (71.51%), Norvegia (68.30%), Lussemburgo (68.03%), Svezia (67.97%), Francia (64,18%), Montenegro (63,43%), Islanda (62,88%) e Portogallo (62,03%). La Spagna è undicesima, il Regno Unito 14esimo (quattro posti in meno in 12 mesi), la Germania quindicesima. L’Italia si trova tra la Repubblica Ceca e la Georgia, dietro persino al Kosovo, ad Andorra, all’Albania, all’Ungheria di Orban. A chiudere la classifica dei diritti sono Polonia, Bielorussia, Russia, Armenia, Turchia e AZerbaijan.
La classifica Ilga-Europe prende vita dall’impatto delle leggi e delle politiche di ciascun Paese sulla vita delle persone LGBTI. ILGA-Europa traccia ogni Paese utilizzando un’ampia gamma di indicatori; coprendo tutto, dall’uguaglianza, alle questioni familiari e all’incitamento all’odio al riconoscimento legale del genere, alla libertà di espressione e ai diritti di asilo. Queste misure di benchmarking sono state utilizzate per la prima volta da ILGA-Europe nel 2009 e da allora sono state ampliate.
Sul fronte dell’uguaglianza e della non discriminazione, l’Italia è 26esima su 27 Paesi. Penultima, con appena l’8,74% in una scala di valori che vede la capolista Finlandia all’85%. Sul fronte della ‘famiglia’, intesa come riconoscimento giuridico delle famiglie arcobaleno, l’Italia è 20esima su 24 Paesi, mentre sul piano dei discorsi d’odio siamo ultimi, non avendo nessuna legge contro l’omotransfobia, insieme a Bielorussia, Polonia e Repubblica Ceca. Attualmente, 20 Paesi su 49 non hanno ancora leggi a protezione contro i crimini ispirati dall’odio basati sull’orientamento sessuale, mentre 28 Paesi non hanno leggi a protezione contro la violenza basata sull’identità di genere.
Nel frattempo l’omotransfobia aumenta in tutta Europa, Italia compresa. La Germania ha registrato un aumento del 39% dei crimini d’odio anti-LGBTI, mentre una nuova app in Francia, dove gli utenti possono denunciare i crimini d’odio omotransfobici, ha raccolto 3.896 segnalazioni nel suo primo anno di vita. A non aiutare anche la pandemia da COVID-19, con la violenza domestica nei confronti dei membri LGBTI da parte delle proprie famiglie che è dilagata un po’ ovunque, con omicidi registrati in Azerbaigian, Belgio, Cipro, Francia, Georgia, Russia, Spagna e Turchia.
Queste le parole della direttrice esecutiva di ILGA-Europe, Evelyne Paradis: “È incoraggiante vedere che diversi governi hanno scelto attivamente di intraprendere azioni concrete negli ultimi 12 mesi per promuovere l’uguaglianza LGBTI e, di conseguenza, che la Rainbow Map sembri decisamente diversa rispetto a l’anno scorso. Di fronte alle forze anti-LGBTI che continuano a diffondersi in tutta Europa, accogliamo con favore la rinnovata mobilitazione da parte di un numero crescente di politici e funzionari di governo per fare ciò che è necessario per migliorare le realtà vissute delle persone LGBTI. È sicuramente necessario fare di più per rafforzare questa crescita al rialzo anche il prossimo anno“.
Katrin Hugendubel, Advocacy Director di ILGA-Europe, ha dichiarato: “Nonostante la nuova dinamica che stiamo vedendo chiaramente, la situazione rimane fragile. È preoccupante la crescita di discorsi omotransfobici da parte di politici ostili, la stagnazione legislativa e, in alcuni paesi, Persino il ritiro dei diritti e delle libertà LGBTI. Tutto questo mentre Paesi come Bulgaria e Romania, per fare un esempio, non hanno riempito le prime pagine dei giornali ma stanno scendendo in classifica, sempre più vicini alla Polonia, che è all’ultimo posto nell’Unione Europea“.
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