Robert Andy Coombs è un fotografo di Miami, originario del Michigan. Fin dall’infanzia inizia ad avere i primi approcci con la macchina fotografica e inizialmente si dedica alla ritrattistica; durante gli studi universitari, un avvenimento drammatico segna la vita di Andy, decretandone l’inizio di un’esplosione creativa che darà linfa alla sua carriera. Siamo al terzo anno di università, quando, durante l’allenamento di ginnastica, Coombs subisce una lesione al midollo spinale; passato un anno di recupero, Andy torna al Kendall College of Art and Design di Grand Rapids per ricevere il BFA in fotografia.
I suoi progetti fotografici esplorano il legame tra disabilità e sessualità. Andy sviscera i temi delle relazioni, del caregiving, e le componenti fetish e quella più in generale sessuale costituiscono il costante filone espressivo dei suoi lavori fotografici. Andy Coombs si è laureato alla Yale School of Art durante la pandemia di COVID-19 e attualmente vive e lavora in Florida.
Gay.it, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, l’ha incontrato.
Com’è nato il progetto fotografico?
Fotografo me stesso ormai da molti anni, anche prima di diventare disabile. Quindi, mi è sembrato naturale continuare a fotografare me stesso e il mio corpo, anche dopo essermi rotto il collo nel 2009. All’epoca c’era poca attenzione al legame tra disabilità e sessualità, nessuno lo sviluppava in maniera esaustiva. Quindi ho iniziato a creare immagini che mi sarebbe piaciuto vedere e far circolare nel mondo. “Disabilità e sessualità” è la prima serie a cui ho lavorato prima di CripFag, un punto di partenza di cui avevo bisogno, prima di poter realizzare il mio lavoro attuale.
A quale foto sei più affezionato?
Sono affezionato a molte di loro! È davvero difficile scegliere solo uno scatto, ognuno ha una storia dietro e un aspetto diverso della mia vita. E la mia vita è parte integrante del lavoro.
Quanto è importante l’aspetto sessuale nelle tue foto?
È estremamente importante, e se non ci fosse, forse non lo farei. Sesso e disabilità vengono raramente rappresentati, soprattutto da una persona di quella comunità. Penso che sia importante avere delle storie raccontate da persone che fanno parte di quella comunità, che vivono quella situazione, per una rappresentazione cruda e maggiormente informata.
Lavoro e disabilità.
Penso che molte arti siano inaccessibili a molte comunità emarginate. Io fortunatamente ho vari privilegi, come potermi permettere l’attrezzatura fotografica, o andare in buone scuole, o potermi trasferire in posti differenti due volte in due anni, trovare altri che mi aiutino, sono tutte queste le cose che mi permettono di fare il mio lavoro. Pertanto, direi che le intersezioni fra i due mondi riguardano l’accesso al lavoro, l’accessibilità, la comunità, il privilegio, i mezzi e il lavoro che è davvero fottutamente duro.
Come nascono le idee per le tue foto?
Raccolgo idee sia dal mondo reale che dalla fantasia, alcune sono semplicemente cose che devo fare o che mi suscitano un senso di divertimento e sessualità. Voglio rendere la cura sexy e la incorporo nei miei preliminari, sesso e post gioco. Non capisco perché c’è un cambiamento dinamico quando una persona in una relazione è disabile e l’altra non lo è. Pensa alle persone disabili che si prendono cura l’una dell’altra, pensa a che differenza c’è in una relazione tra persone diversamente abili. L’attenzione tende a rivolgersi al “caregiver fisico” piuttosto che alla persona assistita. Il caregiver è pensato come “Una persona così straordinaria” o “Non so come fai a fare tutto”, come se prendersi cura di qualcuno fosse un lavoro ingrato. Essere assistiti è estremamente difficile ed estenuante! Immagina di dettare ogni parte della tua vita dal momento in cui ti alzi fino al momento in cui vai a letto, io devo affidarmi alle persone che fanno le cose per me. Penso e valuto costantemente ciò che devo fare e se l’altra persona ha la giusta capacità e forza per farlo. Spesso metto i bisogni degli altri prima dei miei, proprio come gli altri fanno con me. Voglio cambiare la narrativa intorno alla cura e all’assistenza, sì, può essere banale e stancante, ma può anche essere divertente, sexy e appagante.
Quale messaggio ti piacerebbe mandare ai lettori di Gay.it che hanno un’esperienza simile alla tua?
Voglio fotografare voi, i vostri bei corpi e le vostre vite meravigliose! Quindi, se mai dovessi passare per l’ Italia, scrivetemi!
Hai una fantasia sessuale segreta?
La potrete vedere nel mio prossimo lavoro, stay tuned!
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