Istituita in Gran Bretagna, la settimana della consapevolezza dei crimini d’odio quest’anno è celebrata dal 12 al 19 ottobre. Questa settimana riguarda tutti i crimini d’odio e non solo quelli verso le minoranze. Ma in quanto comunità LGBT, è inutile fermarsi a ricordare quanto le persone omosessuali, bisessuali, transessuali e non binarie vengano quotidianamente discriminate e aggredite, sia fisicamente che verbalmente. Istituita nel 2009, ha l’obiettivo di spingere le vittime a denunciare il crimine d’odio subito. Un crimine che il più delle volte viene tenuto nascosto, senza mai ottenere giustizia.
In particolare, questa settimana è anche dedicata a Ian Baynham. Un uomo gay di 62 anni, ucciso il 25 settembre 2009 a seguito di un violento pestaggio omofobo. La notizia, al tempo, sconvolse la comunità LGBT inglese, e non solo. Divenne un caso mediatico, portato avanti soprattutto dai media LGBT britannici. In sua memoria, nel 2011 venne organizzata la prima veglia contro i crimini d’odio a Londra, che richiamò 10.000 persone.
Il ricordo di Ian Baynham in occasione della settimana dei crimini d’odio
In Gran Bretagna è presente da circa 10 anni un movimento che si batte contro i crimini d’odio, mettendo in contatto migliaia di persone da tutto il Paese. L’obiettivo è quello di rendere più sicure le città, visti anche i recenti attacchi di stampo omofobo che si sono verificati nel Regno Unito.
La storia di Ian Baynham è straziate. Originario di Beckenham, a sud-est di Londra, l’uomo 62enne si trovava al South Africa House, la notta dell’aggressione. Stava festeggiando il suo nuovo lavoro, dopo un lungo periodo di disoccupazione. Il tutto iniziò quando una ragazza, Ruby Thomas di 19 anni, iniziò a insultarlo. Visibilmente ubriaca, come raccontano i testimoni, senza un motivo inveì contro l’uomo. Agli insulti si aggiunsero poi le botte con la borsa, ai quali Ian reagì, afferrando il braccio della ragazza. Il gesto però non le piacque, e nemmeno al ragazzo che era con lei, Joel Alexander. Il 20enne, anche lui ubriaco, colpì l’uomo con un violento pugno al volto, che cadde a terra, battendo la testa sull’asfalto.
Privo di sensi, venne colpito ancora dalla ragazza, che si era accanita con violenza sulla testa dell’uomo, colpendolo a calci. Forse senza rendersi conto di quello che avevano appena fatto, se ne andarono. Ian Baynham venne trasportato d’urgenza in ospedale, ma il trauma cranico era troppo grave. Riportò alcune lesioni anche il compagno di Ian, che cercò di fermare l’aggressione senza successo. La sua agonia durò 18 giorni, quando i familiari decisero di staccare la spina ai macchinari che lo tenevano in vita.
L’arresto dei responsabili
Con le riprese delle videocamere di Trafalgar Square, la Polizia riuscì a identificare i responsabili. Oltre a Ruby Thomas e Joel Alexander, era presente anche Rachael Burke, di 18 anni. I primi due vennero accusati di omicidio colposo, poiché le prove erano evidenti. Oltre alle riprese, gli agenti ritrovarono la borsa e le scarpe della ragazza ancora sporche di sangue. Il giudice, confermando il movente omofobo, condannò la ragazza a 7 anni di reclusione, il ragazzo a 6 anni.