Due argomenti di cui ancora non si discute apertamente perché sono tabù o mettono a disagio? Sesso e malattie, soprattutto quelle gravi. E allora perché non mettere insieme le due cose e spingere tuttə a parlarne? Questo è stato il pensiero di Brian Lovel e Joon Lynn Goh, che hanno creato il primo sexy shop per le persone con il cancro. Super queer e gender-neutral per includere qualunque persona, Sex with Cancer – questo il nome – è partito con l’obiettivo di normalizzare il fatto che anche chi è affetto da una malattia grave come il cancro possa avere comunque una vita sessuale attiva.
I due co-fondatori lo descrivono come «un’opera d’arte, un’impresa e una campagna di attivismo… È tutte e tre le cose insieme, e si informano a vicenda». Questo perché anche le associazioni e le organizzazioni che si occupano di sensibilizzare e dare supporto a chi ha il cancro, spesso lasciano in disparte la questione sessuale, decisamente più controversa. Una frase motivante su un volantino che parla della propria vita sessuale nonostante la malattia è decisamente meno d’effetto rispetto allo scalare una montagna o un ragazzino che ottiene qualcosa di bello, dopotutto. «Mi sono molto interessato alle esperienze emarginate di cancro e malattia, non importa se è quella delle persone queer, delle persone trans*, delle persone nere, qualunque sia la storia. C’è un buco nella conversazione e nella ricerca sul sesso e sul cancro».
Ma quali sono le domande più frequenti a cui, sia per mancanza di tempo o di conoscenze, il personale medico non riesce a dare risposta? Il più delle volte si tratta di autostima e dei cambiamenti fisici del proprio corpo, della libido e della fatica, disfunzione erettile, capacità di raggiungere l’orgasmo o perdita di interesse nell’atto sessuale. Per questo motivo i clienti possono selezionare le domande e ricevere non solo risposte da esperti psicologi e infermieri, ma anche ricevere consigli sui sex toys più adatti a loro e che potrebbero aiutarli.
«Il negozio è davvero una novità, in quanto non si tratta solo di cercare di vendere prodotti per attirare clienti. Riguarda il loro rapporto con sé stessi, e il rapporto con l’intimità e la sessualità»
Nonostante sia una malattia più che conosciuta, la cui ricerca nelle cure sta facendo passi da gigante, ci sono ancora tanti pregiudizi e, soprattutto, tante supposizioni che non permettono di vedere le persone che ne sono affette come semplicemente persone. Si pensa spesso che tanti ambiti della vita quotidiana siano reclusi ma, nonostante in alcuni casi questo è anche vero, non sempre significa rinunciare drasticamente alla vita. E questo è quello che Sex with Cancer cerca di trasmettere.
It’s finally here! We’re so proud to unveil our online sex shop and digital resource created by and for people with cancer. Take a look at https://t.co/bnYVIq5baY #sex #cancer #intimacy #illness #sexpositive #pleasureactivism #reclaimingourbodies pic.twitter.com/sPVNhX8Vmh
— Sex with Cancer (@sexwithcancer) October 7, 2021
«Siamo super queer, ci assicuriamo che tutti i nostri prodotti sono queer-friendly, di genere neutro e non necessariamente richiedono solo un uomo e una donna, un pene e una vagina», hanno continuato a spiegare. Le tematiche che Sex with Cancer porta alla luce vanno però anche ben oltre il rapporto tra sessualità e malattia. Come lo stesso Brian Lobel ha spiegato, anche il cancro è politico: «La gente – eterosessuale, cisgender e bianca – pensa che il cancro non sia politico. Chiunque sia in qualche modo una persona emarginata ha un’esperienza politica di cancro». E secondo Lobel è stata proprio la sensibilità queer a permettere di creare questo progetto. D’altronde, chi mai altro potrebbe avere il coraggio di affermare:
«Il nostro piacere è parte di noi. La nostra vergogna è parte di noi. I nostri corpi, e ciò che amiamo, e ciò che odiamo, sono parte di noi».
Ricordiamolo, senza darlo troppo per scontato.
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