Sherocco Academy: una spina nel fianco dell’eteronormatività, intervista a Sara Garbagnoli

La nuova edizione del Festival arriva come antidoto alle oppressioni dello status quo.

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Sociologa e femminista, Sara Garbagnoli è ricercatrice indipendente associata al centro di ricerca LEGS dell’Università Parigi 8 e al centro di ricerca PoliTeSse dell’Università di Verona.
Sociologa e femminista, Sara Garbagnoli è ricercatrice indipendente associata al centro di ricerca LEGS dell’Università Parigi 8 e al centro di ricerca PoliTeSse dell’Università di Verona.
7 min. di lettura

Un anno fa parlavamo di Sherocco come un altro “mondo possibile“, dove poter vedere “Paul B. Preciado e Porpora Marcasciano ballare insieme sulle note di “Mediterranea” cantata da Eleonora Magnifico“.

Un festival transfemminsta armato di cultura,  come ci raccontava Titti De Simone, consigliera al Presidente della Regione Puglia, e tra le organizzatrici principali dell’intero progetto, pronto a tornare anche quest’anno dal 29 Giugno al 2 Luglio – sempre situato nella suggestiva Valle d’Itria, presso il centro di ricerca e culturale artistica La Luna nel Pozzo, tra Ostuni e Cisternino – con una nuova edizione che promette di ampliare le tematiche trattate nella precedente edizione, e molto di più.

 

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Ad accompagnare lo Sherocco Village, c’è sempre la prestigiosa Sherocco Academy, prima summer school internazionale e intersezionale sugli studi di genere e la teoria queer, che si pone l’obiettivo di individuare le gabbie della società eternormata, e al contempo, aprire una riflessione attiva su come uscirne.

Tutto in compagnia delle voci più qualificate del campo tra cui Gianmaria Colpani, Ethan Bonali, Francesca Fadda, Massimo Prearo, Elena Biagini, Carla Reale, Alessia Tuselli,Djarah Kan, Vera Gheno, Angelica Pesarini, Antonio Rotelli, Miguel Shema a Paola Rivetti.

Non mancheranno gli attesissimi interventi di Paul B. Preciado (dal titolo Disforici di tutto il mondo, unitevi), Alice Coffin – consigliera a Parigi, dove si batte quotidianamente contro la lesbofobia diffusa nel corpo politico –  e Monica Benicio, attivista che ha raccolto l’eredità della compagna Marielle Franco, politica e attivista lesbica assassinata nel 2018 a Rio de Janeiro per la sua battaglia in difesa dei diritti civili.

Reading, workshop, dibattiti, ma anche performance, dj set, e spettacoli (sempre su direzione artistica della performer, autrice, e attrice Silvia Calderoni) situati in un safe space dove riflettere collettivamente, mettersi in discussione, e celebrarsi.

Ce ne ha parlato meglio Sara Garbagnoli, ricercatrice indipendente associata al centro di ricerca LEGS dell’Università Parigi 8 e al centro di ricerca PoliTeSse dell’Università di Verona, e parte del comitato scientifico di Sherocco insieme alle altre organizzatrici Maya De Leo e Francesca Romana Recchia Luciani.

Perché un’Academy al Festival trans/femminista queer e antirazzista Sherocco?

Perché senza la teoria e l’analisi, senza il sapere non si va politicamente da nessuna parte.

L’Academy rappresenta un polifonico cantiere di pensiero critico nell’ambito del quale si discutono teorie, analisi ed esperienze di lotte femministe, queer e intersezionali di contrasto dei sistemi di potere che opprimono le donne, le persone non eterosessuali, le persone razzializzate. L’Academy è uno dei polmoni di Sherocco ed esiste proprio perché per il gruppo che, intorno a Titti de Simone, ha immaginato e creato il Festival, il sapere è considerato un imprescindibile momento di presa di coscienza collettiva in grado di nutrire le battaglie politiche di emancipazione.

In un paese come l’Italia in cui gli studi di genere e sessualità vivono il paradosso di essere tanto poco istituzionalizzati quanto violentemente demonizzati, in un paese come l’Italia dove molt* ricercator* che lavorano su queste questioni sono precar* o devono andare all’estero per trovare lavoro, la costruzione di un’Academy capace di far dialogare in modo accessibile a tutt* discipline, metodi e oggetti di ricerca che riguardano le questioni di genere e sessualità è stato un vero e proprio miracolo intellettuale realizzato da Sherocco, tanto più inestimabile quanto il periodo in cui viviamo è funestato da un rinvigorito essenzialismo biologizzante che non è solo al cuore del progetto politico delle estreme destre di mezzo mondo, ma, purtroppo, miete vittime anche tra i nostri ranghi.

Quali punti salienti avete cercato di toccare con il nuovo programma rispetto il precedente?

Insieme alla filosofa Francesca Romana Recchia Luciani e alla storica Maya De Leo, amiche politiche di cui ammiro il lavoro e l’impegno, con cui ho avuto l’onore e la gioia di costruire questa seconda edizione dell’Academy, abbiamo voluto iscriverci in una continuità di contenuto, approccio e intenti rispetto alla splendida edizione dello scorso anno cui, oltre a noi tre, avevano, tra l* altr*, partecipato Vera Gheno, Porpora Marcasciano e Lorenzo Bernini.

Da un lato, abbiamo composto una formazione di ricercator* che proseguisse l’analisi del funzionamento dell’eterosessualità iniziata lo scorso anno, eterosessualità wittighianamente intesa non come orientamento sessuale, ma come regime politico totalitario da distruggere per la liberazione delle donne e delle persone non straight. Dall’altro, abbiamo voluto scegliere voci di grande rigore teorico e spessore politico che, iscrivendosi in campi disciplinari differenti (dalla scienza politica alla storia, passando per il diritto e la sociologia) e riferendosi ad approcci diversi (queer, femminismo materialista, intersezionalità), convergessero in una visione radicalmente costruttivista dell’ordine sessuale secondo la quale uomini e donne non sono gruppi naturali, ma costruzioni naturalizzate costituite da dati rapporti di potere.

In tal senso, fortificate dall’esperienza dello scorso anno, con Maya e Romana abbiamo voluto potenziare la dimensione interdisciplinare, internazionale e intersezionale dell’Academy. È così che abbiamo voluto invitare Miguel Shema (ricercatore francese) e Angelica Pesarini (che insegna all’Università di Toronto) per analizzare le articolazioni tra meccanismi di razzializzazione, genere e sessualità, o Gianmaria Colpani (che lavora all’Università di Utrecht) per interrogare i nessi tra classe sociale e sessualità. Di autoritarismo e di politiche di disciplinamento dei corpi minoritari parleranno Massimo Prearo (ricercatore in scienze politiche che studia i movimenti “anti-gender”) e Paola Rivetti (politologa all’Università di Dublino che analizza i movimenti antipatriarcali in Iran).

Sui diritti e sulla sessualità delle persone trans* o non-binarie e sull’ondata di violenta transfobia che caratterizza diversi contesti nazionali, interverranno l* giurist* Antonio Rotelli e Carla Reale, Ethan Bonali attivista e ricercator*, la psicologa Francesca Fadda, la sociologa Alessia Tuselli. La militante e politica lesbica francese Alice Coffin e la storica e militante lesbica Elena Biagini affronteranno, ciascuna a partire dai propri studi e dalla propria esperienza politica, la questione delle molteplici articolazioni tra femminismo e lesbismo per dar voce a quelle analisi lesbiche antiessenzialiste ancora troppo poco discusse in Italia.

Insomma, nella polifonia dei registri, dei contenuti e dei punti di vista, l’Academy intende proporre strumenti teorici che da un lato mostrino il funzionamento, la ferocia e la non naturalità del regime politico eterosessuale, le sue articolazioni con il razzismo e il capitalismo e, dall’altro, permettano di immaginarne il superamento.

Quali sono le vostre aspettative e obiettivi per questa nuova edizione?

Dal 2010 ad oggi, milioni di persone legate a gruppi antiabortisti, antifemministi e anti-lgbtqi+ sono scese in piazza in numerosi Paesi per manifestare contro il concetto di genere: dalla Francia all’Italia, dalla Germania alla Spagna, dal Messico al Brasile.

Nel 2018, il governo ungherese di Viktor Orbán ha inaugurato una politica di eliminazione degli studi di genere dai curricula universitari. Contestualmente, negli Stati Uniti, le analisi che studiano la dimensione strutturale del razzismo sono diventate l’oggetto di decine di proposte di legge che intendono bandirne l’insegnamento.

Nel 2020, i vertici dello Stato francese hanno lanciato una crociata contro l’uso dei concetti sociologici di “razza”, “razzizzazione” e “intersezionalità”, accusandoli di essere portatori di una visione “razzialista” ovvero razzista della società. In questo contesto, l’Academy di Sherocco aspira ad essere un luogo di riflessione che permetta di cogliere il senso di tali e tante forme di resistenza.

Nella loro irriducibile specificità, i diversi interventi all’Academy forniranno elementi di riflessione su cosa significhi usare nuove categorie di pensiero (genere, intersezionalità, pensiero straight, razzializzazione) che denaturalizzano ciò che il senso comune pensa come espressione dell’ordine del naturale, dell’ovvio, dell’evidente, dell’immutabile. Nel 1978, Simone de Beauvoir commentava l’introduzione nei dizionari francesi dell’allora neologismo “sessismo” in questo modo: “Potremmo pensare che si tratti di una conquista minore. Ebbene, avremmo torto a farlo perché nominare è svelare. E svelare è già di per sé agire”. Ecco, le lezioni dell’Academy aspirano ad essere tessere di un mosaico che svela come la viscerale opposizione che i saperi minoritari non smettono di suscitare risieda proprio in questa loro capacità di “nominare, svelare e far agire” per cambiare le cose in un modo potentemente disturbante per i gruppi dominanti.

Non è un caso che noi donne e/o persone lgbtqia+ e/o razzializzate (e i movimenti di lotta che testardamente animiamo) siamo diventat* il primo e principale nemico dei governi autoritari, illiberali, neofascisti.

sherocco 2023
Team del Sherocco Festival

Cosa sperate di trasmettere o smuovere a chi parteciperà e/o quale sarebbe la vostra più grande soddisfazione in quanto comitato scientifico?

L’Academy come ce la immaginiamo è un ponte non solo tra discipline e metodi, ma anche tra ricercator* e militant* di diversi Paesi. Nata dalla passione intellettuale e dall’amicizia politica, ci auguriamo che alimenti altra passione intellettuale e altre amicizie politiche, coinvolgendo un pubblico eterogeneo di student*, ricercator*, artist* e militanti.

L’Academy come ce la immaginiamo è un pungolo che vorremmo ci spingesse a non smettere di praticare forme di vigilanza epistemologica autoriflessiva. Vigilanza rispetto ai privilegi (per esempio di classe o di razza) che possiamo detenere e che fa sì che la comunità lgbtqia+ che conosciamo è ancora così tanto bianca e borghese, e vigilanza rispetto alle categorie che impieghiamo nelle nostre ricerche. Non è facile per nessun* sbarazzarsi dell’essenzialismo, tanto esso è profondamente radicato nei nostri automatismi di pensiero.

Vorremmo, infine, che attraverso gli strumenti che fornirà, l’Academy operasse come una spina conficcata nel piede di quel, ahinoi, sempre vigoroso, benché vetusto, gigante che è l’eterosessualità. Una spina che non infastidisce soltanto, ma che ferisce e azzoppa la mastodontica credenza nella naturalità dei due sessi.

Le analisi femministe, queer e intersezionali di cui discuteremo dimostrano che l’eterosessualità non ha nulla di eterno. Ciò significa che, malgrado la sua forza e la sua forza di convincimento, tale regime politico non è irresistibile.

Può, cioè, essere scalfitto, modificato, torto (“torcere” sarebbe, per alcun*, proprio la radice di “queer”), e può essere distrutto e oltrepassato.

 

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Possiamo avere qualche info in anteprima sul libro che presenterete insieme a Titti De Simone, Francesca Romana Recchia Luciani e Porpora Marcasciano?

Le rivoluzioni del desiderio nasce grazie alla benevolente complicità di Tiziana Triana (Fandango) e raccoglie le voci dell* protagonist* che hanno animato la prima edizione di Sherocco, non solo l* partecipant* all’Academy, ma l* numeros* artist* che, da Giorgina P a Silvia Calderoni o Nicole De Leo, solo per citarne alcun*, hanno fatto di Sherocco una casa comune dove fare l’esperienza del fatto che i rapporti sociali, le categorie e il linguaggio non sono solo vettori di dominazione e verdetti inappellabili, ma anche luoghi d’azione che si possono abitare per operare forme teoriche, politiche e artistiche di sovversione e di rivoluzione.

Nel libro, curato da Romana, Titti, Porpora e me, troverete elementi di (auto)analisi per pensare il sesso come categoria politica da distruggere, per contestualizzare l’emergere dei saperi minoritari, per immaginare corpi che non siano solo il mero supporto naturalizzato in cui l’oppressione si iscrive, ma come costruzioni sociali in costante e inventiva diseterosessualizzazione. Questo libro immagina la nostra comunità lgbtqia+, i nostri saperi e le nostre lotte come un audrelordiano insieme di strumenti con cui poter insieme smantellare la casa del padrone.

Nel 1976, Monique Wittig e Sande Zeig nel loro Appunti per un dizionario delle amanti davano una definizione di “comunità” che Sherocco ha fatto esistere e che ci piacerebbe che questo libro continuasse a fare perdurare: “Comunità: posto, luogo, spazio condiviso da più amanti che hanno deciso di mettere in comune i propri sogni, letti, iniziative, forme di vita, attività, alimentazione, scoperte, amori. Le comunità hanno moltiplicato e sviluppato la forza e l’energia di ogni amante”.

Potete leggere il programma completo di Sherocco 2023 qui 

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