Se davvero un altro mondo è possibile, sarebbe bello somigliasse a Sherocco

Solo qui si possono vedere Paul B. Preciado e Porpora Marcasciano ballare insieme sulle note di "Mediterranea" cantata da Eleonora Magnifico.

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Sherocco festival
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Se davvero un altro mondo è possibile, come qui dicono tutti, non sarebbe male che somigliasse a Sherocco. Questo festival pieno quanto un Pride in marcia, situato in un quadro del Salento, presso La luna nel pozzo di Ostuni (contrada Foragno, qui alcuni consigli turistici ndr). Il sole, gli applausi, i sorrisi, la bellezza del mondo che c’è, anche se spesso gli giriamo le spalle.

 

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Solo qui si possono vedere Paul B. Preciado e Porpora Marcasciano ballare insieme sulle note di “Mediterranea” cantata da Eleonora Magnifico. Un altro mondo fuori dal mondo. Una festa intergalattica: professori che insegnano teoria queer e transfemminismo, artiste, attiviste, chef, folle che ballano e si abbracciano: gay, lesbiche, etero, non binary non importa, sono qui sono altrove.

Sono fuori dall’occhio di bue che illumina i nostri confini e accendono un tempo nuovo, fatto di resistenza come spiega bene Titti De Simone:

“A 52 anni e con una storia militante mi dicevano: ma chi te lo fa fare? Penso che noi abbiamo bisogno invece di impegnarci per trasmettere e ascoltare le nuove generazioni. Questa è davvero la cosa più importante di fronte a un vento in Europa che ci vuol far tornare indietro. E non è un vento solo delle destre- specifica- ma anche della sinistra che su certi temi si è adagiata, dimenticando il cambiamento, i diritti sociali, il lavoro, la pace. Serve un cambiamento che non è quello di Marina Terragni, ma è quello di un’alternativa dei nostri corpi e nostri desideri. Stiamo cambiando il mondo, anche quando gli altri ci dicono che ci spazzeranno via. Dobbiamo continuare a credere che noi siamo il vento del cambiamento e non ci fermeremo”.

sherocco silvia calderoni
Silvia Calderoni in “MDLSX“a Sherocco Festival

Per capire come si può affrontare il fondamentalismo, il fascismo e tutti gli -ismi di un mondo che dichiara guerra alla comunità Lgbt, basterebbe passare qualche giorno alla Luna Nel Pozzo. Ritrovarsi. Non c’è niente di cui abbiamo più bisogno che ridare un nome alle cose. Daccapo, rinominarle come quando dopo un’epidemia, una perdita di memoria collettiva arriva un superstite con le etichette e le attacca alle cose: tavolo, sedia, lampada, penna. Guardate: pen-na. Serve ricordare, soprattutto e magari dare a tutto un nuovo senso. Ecco. In un tempo in cui davvero non sappiamo più di cosa parliamo quando parliamo di diritti e identità negate, bisognava essere tra le lezioni, sold out, all’ombra di una pineta. Con insegnanti unici: Francesca R. Recchia Luciani, Lorenzo Bernini, Maya De Leo, Porpora Marcasciano, Sara Garbagnoli, Cirus Rinaldi, Giosuè J. Prezioso, Roberta Galizia , Vera Gheno, Vladimir Luxuria. La sera, invece, entrare nell’anfiteatro e lasciarsi incantare da Paul B. Preciado, Nicole De Leo, Silvia Calderoni, Eleonora Magnifico. Poi, a metà di qualsiasi spettacolo, voltarsi e guardare il pubblico estasiato, spesso infine in lacrime di gioia. E lì, nella reazione del pubblico che il teatro diventa azione.

La vostra bellezza la state inventando quando rivendicate altre vite e altri corpi, altri desideri e altre parole. È la bellezza del corpo grasso, della carrozzina, dei capelli afro, del corpo malato, dei muscoli femminili e delle curve maschili, della voce roca o dolce, ma soprattutto la bellezza dell’intelligenza e della memoria, della cura e della tenerezza che avete lз unз per lз altrз. Mi sorprende che siate capaci di tanta tenerezza durante questa guerra. Se questo affetto è possibile, allora forse sarà possibile fare questa rivoluzione.

 

Un passaggio di “Lettera allə nuovə attivistə”, la lectio del più grande teorico queer vivente, Paul B. Preciado al mondo che verrà. A queste parole sembra fare eco a Tommy Ditano: “La dobbiamo far girare questa bellezza, voglio che le nuove generazioni abbiano una possibilità”, aveva detto sul palco il co-fondatore di Sherocco insieme a Titti De Simone, Francesca Vitucci e Giulia Dalena. Possibilità. Quella che non hanno avuto Cloe Bianco, Sasha e Camilla. Forse è questo il dono di Sherocco che ritornerà il prossimo anno, spazio, possibilità, gentilezza che non è una questione di forma — non decoro, spesso ipocrita. È ascolto: mettere gli altri, non se stessi, davanti.

E farla la rivoluzione.

 

 

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