Guida a Threads, mentre il cadavere di Twitter è ancora caldo: 10 milioni di utenti a sette ore dal lancio

Zuckerberg fiuta la preda e crea un clone di Twitter con un sistema di moderazione meglio gestito: è la nuova era di Threads.

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Se la vicenda sottomarino fatto di Lego lanciato a 4000 metri di profondità nell’Atlantico non bastasse a dimostrare come i miliardari abbiano ormai esaurito le idee per spendere i propri soldi, Elon Musk e Mark Zuckerberg sicuramente saranno la nostra cartina di tornasole.

Poche settimane fa, aveva divertito e fatto scalpore la notizia di un particolare Tweet che Musk aveva rivolto a Zuckerberg, sfidandolo a un incontro di MMA che oggi è davvero previsto nei prossimi mesi nientemeno che al Colosseo di Roma.

Oggi, pare però che i due non si prenderanno a pugni solo letteralmente, ma anche in ambito business. Pomo della discordia, il recente lancio di Threads, piattaforma targata Meta ed inequivocabile copia del martoriatissimo Twitter. Ma andiamo in ordine.

Il rapido declino di Twitter

Dopo l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk nell’ottobre 2022, la piattaforma ha sperimentato un rapido declino in diversi aspetti cruciali. Uno dei principali problemi emersi è stato uno sconcertante incremento dell’hate speech e delle fake news sulla piattaforma.

Come nuovo proprietario, Musk ha portato con sé una ventata d’aria non proprio fresca, dando il via a una serie di profonde azioni di “riqualificazione” della piattaforma dalle “idee di sinistra” che, secondo lui, polarizzavano la conversazione. Esempio, il ban del termine “cisgender”, considerato dal magnate uno slur.

Appena entrato in azienda, Musk ha subito effettuato tagli al team di moderazione dei contenuti, ed ha eliminato le spunte blu di verifica come le conosciamo, rendendole disponibili solo per gli abbonati al servizio Twitter Blue.

Neanche il Papa e il Dalai Lama si sono salvati dalla carneficina: dal giorno alla notte, qualsiasi signor nessuno disposto a pagare 9€ al mese ha avuto diritto alla verifica, mentre figure prominenti e agenzie di stampa blasonate che servivano come principali fonti di informazione per tantissimi utenti sono diventati account qualunque, proni quindi a furti di identità catastrofici.

Queste decisioni hanno intensificato le tensioni con gli inserzionisti, e di conseguenza ridotto gli investimenti sulla piattaforma: le entrate di Twitter sono diminuite del 40% nei primi mesi successivi all’acquisizione, creando una situazione economica decisamente non promettente.

Il deterioramento della qualità dei contenuti su Twitter ha portato – questa volta per davvero – a una vera e propria polarizzazione del discorso verso l’estrema destra, rendendo la piattaforma un ambiente insalubre e non sicuro per chi lo utilizzava in precedenza.

La riduzione dei team di moderazione e il clima di incertezza sulla piattaforma hanno creato un ambiente favorevole alla diffusione di contenuti dannosi e fuorvianti. Gli utenti hanno segnalato un aumento delle attività di trolling, delle campagne di disinformazione e della diffusione di contenuti offensivi.

L’impatto negativo di questo declino è evidente anche nel coinvolgimento degli utenti. Secondo un’analisi condotta da Huge, un’azienda di consulenza e crescita nel settore tech, l’engagement di Elon Musk su Twitter ha raggiunto il picco nelle settimane successive all’acquisizione, ma ha continuato a diminuire da allora.

Nessuno lo sopporta più, neanche chi lo sosteneva, perché, per usare termini diretti, è completamente ammattito: tweet antiscientifici, anti LGBTQIA+ e in opposizione movimenti sociali hanno fatto il giro del web, portando un’ondata di pubblicità negativa verso quello che era considerato il capo spirituale dei tech bros. Ma insomma, almeno l’antisemita Kanye West (aka. Yee), quando può e ha voglia, gli risponde.

Il lancio di Threads, il social che darà il colpo di grazia a Twitter

Nella Silicon Valley decentralizzata dei magnate statunitensi del tech, una preda ferita non rimane viva molto a lungo. Insomma, piuttosto che continuare a scopiazzare TikTok qua e là con risultati esilaranti, Mark Zuckerberg, proprietario di Meta, ha fiutato l’affare. Da qui il lancio di Threads.

Threads è di base Twitter se Twitter non avesse Elon Musk. Il sogno proibito di molti. E in più è direttamente connesso a Instagram, un’integrazione che consente di non creare un profilo da zero, ma semplicemente utilizzare quello già esistente sull’altra piattaforma.

Il drill è lo stesso: l’utente ha la possibilità di condividere brevi messaggi di testo, simili ai tweet, con un limite di caratteri stabilito. Gli utenti possono seguire altri profili, ricevere aggiornamenti in tempo reale e partecipare alle conversazioni tramite l’uso di hashtag. L’interfaccia utente intuitiva e la rapida diffusione della piattaforma hanno contribuito al suo successo immediato.

Threads ha rapidamente guadagnato popolarità, con più di dieci milioni di utenti registrati nelle prime sette ore dal suo lancio. Questi numeri impressionanti hanno superato di gran lunga i lanci di altre piattaforme popolari. L’applicazione ha sfruttato la vasta base di utenti di Instagram, acquisita da Meta, per raggiungere rapidamente un pubblico ampio.

Per ora, Threads è disponibile solo negli Stati Uniti, anche se questa limitazione è facilmente – e legalmente – aggirabile scaricando i pacchetti di installazione crudi da siti che li archiviano oppure cambiando la regione in cui lo smartphone opera. Naturalmente, la procedura risulta molto più semplice su Android che su iOS.

L’applicazione offre una piattaforma di microblogging, consentendo agli utenti di esprimersi in modo conciso e di partecipare alle discussioni in tempo reale. Con l’uso diffuso di hashtag e la possibilità di seguire gli account di interesse, Threads offre l’esperienza di Twitter scevra dalle costanti minacce di morte verso le minoranze e dalle teorie del complotto che tanto piacciono ai gruppi di estrema destra.

 

immagine di copertina: foto Zuckeberg realizzata con AI (fonte qui) e

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